Accoglienza migranti, Bugli: ‟I sindaci si facciano avanti”

È inutile far finta di niente, salvo poi stracciarsi le vesti ogni qualvolta è il privato ad intervenire. Se i sindaci davvero vogliono essere consultati e ascoltati, allora devono farsi avanti e giocare d’anticipo: “Imparare a gestire piuttosto che subire”. Parola di Vittorio Bugli, assessore regionale all’immigrazione (a fianco in una foto d’archivio), che analizza così il difficile rapporto che si sta creando fra Prefetture e Comuni nella gestione dell’accoglienza. Problemi che nascono dalle difficoltà di “una situazione strutturale – la definisce Bugli – gestita ancora troppo in un’ottica di emergenza”. Da qui il richiamo ai sindaci, “perché tutti facciano la loro parte”, evitando al tempo stesso che le Prefetture chiedano “troppi sacrifici a quei Comuni che invece hanno già fatto quello che dovevano”.

È questo il pensiero illustrato a San Miniato lunedì mattina (31 luglio), a margine della presentazione di un progetto di lavoro volontario che da circa un mese coinvolge sei giovani migranti ospitati in un’abitazione di Roffia (leggi qui). Un progetto di integrazione attraverso il lavoro, che offre l’occasione per un’analisi su ciò che sta accadendo in tanti Comuni toscani, con la Prefetture obbligate da un lato a reperire spazi e immobili nel più breve tempo possibile e i sindaci, dall’altro, che invece chiedono di essere interpellati, talvolta per gestire altre volte per negare, ma sempre in un’ottica che è tutta esclusivamente politica. In mezzo ci sono privati e cooperative, decise a riempire un vuoto che in molti casi può rappresentare anche un ottimo affare.
Proprio per questo, al di là di ogni posizione politica, l’assessore Bugli ricorda a tutti che la questione rimane (“Piaccia o no l’accoglienza va fatta”), e che la migliore strada da seguire è quella delle cosiddette quote Anci, vale a dire il numero di migranti che ciascuno Comune dovrebbe ospitare in base al proprio peso demografico. “Esiste una formula, molto semplice, che ripartisce le quote – sottolinea l’assessore -: è un calcolo che ha fatto l’Anci basandosi proprio sul modello toscano di accoglienza, centrato sull’idea di un’accoglienza diffusa per piccoli gruppi. Con questo sistema non abbiamo mai avuto problemi, al netto ovviamente di casi di delinquenza come quello di Monteriggioni. Per il resto, però, dobbiamo sapere che la Toscana è chiamata ad accogliere il 7 per cento dei migranti che arrivano in Italia. E lo stesso vale in una Regione come il Veneto governata dalla Lega o in una coma la Lombardia dove la percentuale è addirittura del 12. Perché è chiaro che siamo di fronte ad una situazione strutturale e non più emergenziale”.
Da qui l’appello a gestire la situazione, tutti insieme, mettendo da parte le rispettive bandierine politiche: “Le Prefetture devono collaborare con i sindaci – prosegue l’assessore – ma anche i sindaci devono assumersi la responsabilità di gestire l’accoglienza in prima persona”. Ognuno, insomma, deve fare la sua parte, evitando che il rifiuto di alcuni ricade poi sulle spalle di altri, come accaduto ad esempio nel comune di Montopoli, dove a dispetto della quota Anci già ampiamente superata, sono stati recentemente accolti altri 24 migranti, ospitati in un immobile acquisito da un consorzio privato. “L’accoglienza va comunque fatta – riprende Bugli – ma bisogna farla bene. Se i sindaci vanno dal Prefetto dicendo che cercheranno loro le strutture, proprio nell’interesse dei cittadini e dei proprio territori, allora certi problemi possono essere evitati. Dobbiamo tendere a questo: aiutare le prefetture a collaborare con i territori, ma per farlo devono essere i sindaci a muoversi e a dettare la linea. In questo modo l’accoglienza viene gestita come si deve, altrimenti rischiamo di creare situazioni insostenibili”.

Giacomo Pelfer

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