Roffia, indagini sulla morte di Leo. Carabiniere eroe

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La morte del piccolo Li Qi Jung, conosciuto da tutti in Italia con il nome di Leo, ha riaperto una questione mai sopita ovvero la sicurezza del bacino di Roffia, un lago pericoloso come ha subito sottolineato il sindaco Vittorio Gabbanini il giorno stesso in cui il 12enne ha perso la vita, a causa della natura melmosa del fondo (“L’ho visto affogare”, bimbo ingoiato dalle acque di Roffia).

Vi è un divieto di balneazione che però spesso viene disatteso. La proprietà del lago sulla carta, anche nella parte dove è morto Leo, sarebbe della Regione secondo quanto riferito dagli amministratori locali. Un aspetto che ora la procura di Pisa vuole approfondire dopo l’episodio straziante della morte di Leo avvenuta giovedì scorso, un episodio che ha lasciato sconvolti i genitori: il padre dopo il ritrovamento del piccolo corpo del figlio da parte dei sommozzatori dei vigili del fuoco infatti ha anche tentato il suicidio ed è stato salvato da un carabiniere, l’appuntato Pietro Longobardi del nucleo radiomobile di San Miniato (vedi foto) che era lì per prestare i soccorsi e che, vista la scena, non ha esitato a tuffarsi per evitare che l’uomo seguisse la sorte del figlio.
Ora la magistratura inoltre vuole capire se l’adulto presente con i bambini al lago di Roffia il giorno della tragedia, formalmente uno zio di Leo, in qualche modo abbia commesso degli errori o si sia distratto: questo infatti potrebbe comportare la responsabilità dell’omesso controllo.
Di certo c’è però che il lago è pericoloso per la natura del suo fondale melmoso, che attrae chi vi resta impantanato verso il fondo e che non ha una profondità omogenea. Già in passato infatti il bacino di Roffia ha causato la morte di bagnanti, un caso nel 2009 e poi nel 2016 un artigiano di San Miniato che stava eseguendo delle riparazioni e che perse la vita accidentalmente vicino allo stabilimento dei canottieri. Uno specchio d’acqua pericoloso, che però è accessibile da tutti senza che per altro nella zona dove è morto Leo vi sia al momento un cartello che indichi la pericolosità del bacino e il divieto di balneazione, cartelli che in passato – ha spiegato il sindaco Gabbanini sempre il giorno della tragedia – vi erano e che sono stati danneggiati o rotti. Un bacino su cui al momento l’unico ente titolato a intervenire per una messa in sicurezza sembrerebbe essere la Regione. (g.m.)

 

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