Ampliamento TecnoAmbiente, deciderà il Tar

di Nilo di Modica
Finirà di fronte ai giudici amministrativisti del Tar la questione dell’ampliamento della Tecnoambiente di Ponte a Egola. A dare conferma del fatto che il ricorso è stato depositato alla cancelleria del tribunale amministrativo è un gruppo di imprenditori della zona industriale di Pruneta, preoccupati per l’aumento dell’attività di smaltimento e inertizzazione di rifiuti pericolosi e non, da parte dell’azienda e di possibili ricadute ambientali.

L’azienda in questione, da ormai quasi tre mesi, ha ottenuto la Via, Valutazione d’Impatto Ambientale, oltre ai via libera da parte della conferenza dei servizi in Regione e del comune di San Miniato circa la parte prettamente urbanistica. Alcuni imprenditori però contestano tali valutazioni, perché corrette ma, a loro modo di pensare, “non pertinenti con l’attività effettiva dell’azienda”, andata aumentando negli anni in termini di volumi di rifiuti trattati ma soprattutto sul fronte delle tipologie di rifiuti. “I nostri dubbi sono legittimi – dicono Massimiliano Benvenuti della Savino Del Bene, Paolo Bendinelli della Start srl, Simona Marianelli della Artigiano del Cuoio, Crescenzo Votino della Votino srl e Alberto Campinoti della Gbl –. Serve chiarezza e la chiederemo a nome dei tanti che hanno investito in questa zona, oltre che dei cittadini”. I tempi del ricorso (compreso l’eventuale decreto di sospensione che potrebbe essere emesso dal Tar) sono ancora tutti da capire, come alcuni nodi dell’iter autorizzativo, specie sul fronte ambientale. “L’azienza al momento ha ottenuto le autorizzazioni sul piano urbanistico, da parte del comune e quelle della conferenza dei servizi in Regione grazie ai pareri favorevoli degli enti interrogati, fra cui anche Arpat – spiega Benvenuti –. Nelle valutazioni di carattere ambientale si continua a parlare di monitoraggio di elementi e componenti chimici tipici delle produzioni conciarie. Peccato che l’azienda di cui si sta parlando negli ultimi anni abbia enormemente incrementato la sua attività sia in quantità che in varietà di rifiuti trattati. Se si leggono le relazioni tecniche che la Tecnoambiente ha consegnato alla Regione, ci sono oltre venti pagine di elenco delle sostanze, pericolose e non, che vengono smaltite o inertizzate nell’impianto. Se le valutazioni si fanno sulla base di studi e stime datate, è legittimo portare avanti un ricorso per non ritrovarsi un giorno a sentirci dire ‘se avevate qualcosa da dire dovevate dirla a suo tempo’. Vogliamo solo chiarezza”. A maggio TecnoAmbiente ha ottenuto il via libera dalla Regione per il procedimento di valutazione di impatto ambientale, per quello che sarà il nuovo intervento che, secondo l’azienda, è finalizzato a ridurre la pericolosità e il potenziale inquinante dei rifiuti speciali trattati.
Il nuovo fabbricato industriale avrà una superficie lorda pari a circa 2975 metri quadrati e un’altezza media di circa 13,8 metri. Il tutto a fronte, come previsto dalla legge, del pagamento di 61.166,24 euro per gli oneri di urbanizzazione primaria e di 37.824,97 per gli oneri di urbanizzazione secondaria. Fra le preoccupazioni degli imprenditori confinanti o comunque della zona, poi, c’è anche il flusso di rifiuti da trattare: “Si prevedono fino a 65 tir al giorno che si riverseranno sulle strade dell’area”. Sono oltre 500 i codici del Cer, Catalogo Europeo dei Rifiuti, da autorizzare in ingresso all’impianto per le attività di stoccaggio, inertizzazione e trattamento che la Tecnoambiente dichiara negli atti allegati alla richiesta di ampliamento. Tipologie varie, che solo in parte derivano dalle lavorazioni tipica del Comprensorio del Cuoio. Quasi la metà di essi si riferiscono a rifiuti classificati dalle normaviche come pericolosi.
Ottenuta la Via, è invece sull’Aia, Autorizzazione Integrata Ambientale, ancora in via di ottenimento, che i ricorrenti cercheranno di smontare il progetto, con la tutela legale dell’avvocato pisano Giancarlo Altavilla e la collaborazione di Panayotis Psaroudakis, docente di termofluidodinamica e macchine all’Università di Pisa. Fra le preoccupazioni degli imprenditori, oltre alle possibili ricadute per l’ambiente, anche il passato dell’impresa, al centro di alcuni fenomeni di maleodoranze ma anche diffidata dalla Provincia di Pisa nel luglio del 2014 per irregolarità nello stoccaggio di rifiuti speciali.
“Che senso ha avuto aderire al protocollo d’intesa Apea, Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata, se poi si autorizzano questi volumi e queste tipologie di smaltimento?” si chiede Marianelli. Mentre Bendinelli rilancia: “Qui da noi vengono clienti e marchi del lusso, che cartolina di benvenuto diamo con le nostre aziende nel mezzo a camion pieni di rifiuti in coda per entrare nell’impianto e materiali stoccati”. Vicende ricordate alcuni giorni fa anche dall’Ugl, sigla sindacale che tramite il suo portavoce locale Giorgio Simoncini ricordava come di Tecnoambiente si parlasse anche nella relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti di febbraio come di un’impresa che, operando per conto di alcune cartiere di Lucca per lo più impegnate nella produzione di carta riciclata ‘effettua un trattamento di miscelazione con altri rifiuti, diversamente da quanto previsto dala normativa che vieta la diluizione o miscelazione di rifiuti al solo fine di renderli conformi con criteri di ammissibilità in discarica‘.

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