Ucciso perché italiano, San Miniato ricorda Amaddio Caponi foto

Ci sono storie che a volte ritornano dall’oblio della storia. Recuperate grazie alla tenacia di chi ha voglia di raccontarle, insieme ad una buona dose di fortuna e di coincidenze. È quanto accaduto alla storia (finora dimenticata) di Amaddio Caponi, sanminiatese emigrato in Francia per lavoro, morto nel 1893 per le ferite riportate durante una spedizione punitiva antitaliana, costata la vita a 10 nostri connazionali. Una vicenda terribilmente attuale, riscoperta nel libro “Morte agli italiani” del giornalista Enzo Barnabà. Una vicenda che il Comune francese di Aigues Mortes, teatro di quel massacro, ha deciso per la prima volta di commemorare, a distanza di 25 anni, posizionando una targa sul municipio e organizzando una cerimonia per il prossimo 18 agosto.

“Siamo stati contattati attraverso degli amici comuni nell’Anpi dal giornalista Enzo Barnabà – racconta Mandorlini – che in più di dieci anni di studio ha ricostruito le vicende dei fatti, ricostruito la vita delle vittime e promosso le iniziative di ricordo. Ci ha detto che avrebbe avuto piacere di raccontarci una storia che ci riguardava da vicino perché c’era una persona di San Miniato, e così è stato, avendo ricostruito anche la vita di Amaddio Caponi. Abbiamo quindi fatto apposite ricerche negli archivi e attraverso l’anagrafe comunale, per cercare di capire se vi erano dei parenti, fino a che non abbiamo trovato i discendenti di Caponi”.
Per il Sindaco Vittorio Gabbanini si tratta di rendere pubblica una doverosa verità: “Dopo 125 anni da quegli eventi, la commemorazione organizzata dalla Municipalità di Aigues Mortes finalmente rende giustizia a coloro che rimasero coinvolti in quel tragico evento, lavoratori innocenti che oltre ad aver perso la vita per colpa di mani assassine, rischiavano di morire anche nella memoria delle Istituzioni e dei cittadini. Siamo riconoscenti al Sindaco Pierre Mauméjan, al consiglio comunale dei bambini e dei giovani e all’assessore Jean-Claude Campos di Aigues Mortes, che hanno organizzato questa iniziativa coinvolgendo i Comuni di origine delle vittime. Per noi è un onore poter rendere omaggio ai nostri emigrati, morti per difendersi da coloro che li accusavano di aver rubato il lavoro”.
Era il 17 agosto del 1893, infatti, quando, quando la falsa notizia dell’uccisione di un francese da parte di un italiano scatenò la rabbia della popolazione della Camargue, la zona ricca di saline che da anni attirava tanti italiani in cerca di lavoro. Armati di bastoni, gli assalitori francesi scatenarono una vera e propria caccia all’italiano, provocando secondo le cronache del tempo circa 400 feriti e una decina di morti. Pestato a sangue e inseguito, Amaddio Caponi riuscì a salire su un treno alla stazione di Aigues Mortes e a raggiungere Ventimiglia, dove fu ricoverato in ospedale morendo pochi giorni dopo per le ferite riportate: il luogo della sua sepoltura resta ancora un elemento da svelare. Mandorlini e Fiaschi hanno recuperato gli articoli che i giornali internazionali del tempo dedicarono allo’accaduto, compreso il New York Times, mentre nelle città italiane scoppiano disordini e attacchi contro consolati e ambasciate francesi.
Una storia finita fino ad oggi nel dimenticatorio, che avrà finalmente un momento di ricordo dopo ben 125 anni. Una storia che ha sorpreso anche il nipote di Amaddio, Marino Caponi (nella foto), tutt’ora residente a San Miniato, il quale ricordava del nonno emigrato in Francia senza mai aver saputo che fine avesse fatto. “Nei giorni scorsi sono andato a comunicare questa notizia ai familiari. Marino ha oggi 96 anni e abita a San Miniato Basso. Non sapeva di come era stato ucciso suo nonno”, racconta il sindaco Vittorio Gabbanini che il 17 agosto sarà in Francia, insieme all’assessore Gianluca Bertini, per partecipare alla cerimonia di commemorazione durante la quale sarà scoperta una targa sul municipio della cittadina.

Giacomo Pelfer

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