Una sigaretta dopo il tartufo più grande del secolo foto

“Ho spostato il cane, ho iniziato a scavare e mi sono fermato. Ho acceso una sigaretta e poi ho ricominciato a scavare”. Un gesto semplice e normale per tanti fumatori, ma che spiega meglio di complicate parole la profonda e piacevolissima sensazione che si prova a scavare un tartufo. Diversamente che altrove, qui le dimensione contano eccome e la sigaretta-“ricompensa” è la ciliegina sulla piacevole torta. Non si può spiegare con la scienza, però, l’emozione che Mauro Del Greco ha provato scavando quel tartufo. Di 2 chili e 10 grammi, anche se manca la foto sulla bilancia che sarebbe l’ufficializzazione del primato: quel fungo cresciuto sotto terra è il tartufo bianco più grosso scavato in questo secolo (Tartufo da 2 chili sulle colline di San Miniato). Il secondo a San Miniato, anche se neppure di quello scavato dal Bego restano le foto. 

Alla fine dei conti, però, il peso è una misura che non ha niente di romantico, che varia se il fungo è più o meno zuppo d’acqua. Quello che impressione, invece e che ti fa fermare il cuore per un attimo tanto da doverti sedere, è che la linea che tracci con il dito per cercare il contorno, il perimetro, la fine, si allarga a ogni giro. C’è il prezzo da capogiro, ci sono la vendita all’estero (con i dettagli a giorni), le fatture e tutto il resto. Ma c’è, di più, quella mano che si raffredda appoggiata a terra mentre l’altra segna la fine di un centro perfetto. Un’emozione, quella provata da uno dei pochissimi tartufai professionisti d’Italia, che farà a gara (ci perdoni chi non è appassionato di tartufi) con la prima volta che terrà in braccio il nipotino, tra pochi giorni. Quel bimbo ancora in pancia della figlia sarà un po’ più grosso, probabilmente, di quel tartufo. Ma neppure così tanto.
“Mi spiace di non aver portato Enea” racconta accolto a San Miniato “in abito da lavoro”, per ricevere il Tartufo di diamante e un’agenda, il “libro nero” sul quale annotare posti, giorni e pesi dei tartufi. Anche se i veri segreti restano impressi negli occhi e nella testa. Ci sono cose che non si chiedono a un tartufaio, che si limita a spiegare che quella bomba profumata era sotto la terra delle colline samminiatesi. Anche se in testa a ben chiaro lo stradino, l’albero e quasi la foglia che c’era lì sotto. “Enea è instancabile, non si riposa mai. Per lui è tutto un gioco”. Niente ricompensa, quindi, neppure dopo un tartufo così, perché resti un gioco e continui a essere divertente.
Il tartufo, Mauro lo ha trovato non troppo profodo, a circa 20 centimetri dal suolo. Niente a che vedere con il suo primo tartufo. “Ero bambino – racconta -. Il maltempo della notte aveva mosso una scarpata e quel tartufo era rotolato giù. L’ho visto, l’ho raccolto… e l’ho tenuto sulla finestra una settimana perché puzzava. Allora non era così apprezzato”.
“Si tratta del tartufo bianco più grande del secolo – spiega il presidente di San Miniato Promozione Delio Fiordispina -, il secondo più grande mai ritrovato. Questa nuova scoperta torna a far parlare di San Miniato, terra di tartufo”.
“Il premio consegnato oggi – per il sindaco Gabbanini – è un riconoscimento ‘extra’. Vista l’eccezionalità e la tempistica di questo ritrovamento, è stato necessario allestire una nuova premiazione coi caratteri della straordinarietà che abbiamo voluto chiamare il ‘Tartufo di diamante’ e che oggi abbiamo voluto consegnare, perché si tratta di una scoperta che valorizza un territorio straordinario com’è San Miniato, la terra del tartufo bianco per eccellenza”.

Elisa Venturi 

 

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