I pugni prima di ucciderla, l’esito dell’autopsia su Elisa

Elisa Amato fu picchiata violentemente prima di essere uccisa da Federico Zini. Tanto da avere chiari segni di colluttazione addosso, due denti incisivi rotti e un ematoma sulla guancia. In sostanza, per i periti, Elisa prima di essere freddata con tre colpi di pistola è stata presa a pugni e ha cercato di difendersi dalle botte di Zini.

È quanto emerge dal referto dell’autopsia depositato negli scorsi giorni dal medico legale alla procura della repubblica di Prato, dove sono stati riuniti fascicoli degli inquirenti e che ora procederà per gli ulteriori atti se vi saranno. La procura di Prato infatti è risultata competente, perché secondo il referto autoptico, arrivata a 8 mesi dai fatti. Federico avrebbe ucciso Elisa a Prato con tre colpi di pistola, ricostruzione confermata anche dai testimoni che hanno riferito di aver sentito quella notte tra il 25 e il 26 maggio nel quartiere dove viveva Elisa con la famiglia degli spari (Omicidio suicidio: l’ultimo incontro sotto casa di lei finisce in tragedia. Calciatore del Tuttocuoio spara alla ex e si toglie la vita).
L’autopsia quindi, oltre a far emergere una macabra ricostruzione con la morte di Elisa Amato preceduta dalle botte, chiarisce anche il luogo del decesso della giovane, ovvero Prato nella prime ore del 26 maggio 2018 con tre colpi di pistola. La trentenne è stata attinta all’avambraccio destro, all’addome e al polmone, questo il colpo fatale che ha perforato anche il cuore. Poi Zini avrebbe spostato, come ipotizzato fin dall’inizio dagli inquirenti, il corpo senza vita di Elisa, sul sedile del passeggero e avrebbe raggiunto San Minato dove anche lui si è tolto la vita e dove i due corpi sono stati ritrovati cadaveri verso le 7 del mattino.

 

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