Succo di frutta biologico “falso” in un’azienda di San Miniato foto

Il prodotto doveva essere succo concentrato di mela biologico. Nella migliore delle ipotesi, però, era fraudolento, nella peggiore contaminato da patulina, una micotossina che si sviluppa sulle mele marce. I clienti erano i produttori di marmellate e in genere quella parte di industria alimentare che si occupa di confetture. La base operativa dell’articolato sodalizio criminale scoperto dalla Guardia di Finanza e dall’ispettorato controllo qualità repressione frodi del ministero dell’agricoltura distaccamento di Pisa, era a San Miniato nella frazione di San Donato, in un’azienda gestita da due fratelli di Ponsacco, la Italian Food srl.

Sono Walter e Giorgio Bonfiglio, il primo anche dirigente del Ponsacco Calcio. Insieme alle loro, il tribunale di Pisa su richiesta della Procura, ha firmato altre 7 misure cautelare in carcere. Oltre ai due fratelli, nell’indagine durata anni, sono infatti finiti a vario titolo i dipendenti (5 persone) ma la loro posizione potrebbe essere meno grave, due campani e un serbo. Recentemente, per altre vicende, i due fratelli Bonfiglio erano anche finiti sotto la lente di ingrandimento della procura di Nocera per altre vicende e altre indagini.
Il meccanismo messo in piedi dai due fratelli con l’ausilio del basista serbo e di uno degli altri oggi in carcere, secondo la Procura passa per vari reati: dalla frode alimentare all’autoriciclaggio, tutto con l’aggravante dell’associazione a delinquere. L’azienda di San Miniato è leader nella produzione del succo concentrato di mela, base per varie produzioni alimentari e fatturava circa 3 milioni di euro l’anno. La guardia di finanza infatti questa mattina 25 giugno ha eseguito sequestri preventivi di beni per oltre 6,5 milioni di euro tra 6 società, beni mobili e immobili. A tutte le aziende che nelle loro produzioni utilizzavano il succo della Italian Food è stato chiesto dal ministero delle politiche agricole e dalla guardia di finanza di ritirare le confetture e gli altri prodotti immessi sul mercato dal primo gennaio 2019 e contenenti il succo ‘taroccato’. Tutti i marchi coinvolti sono estranei ai reati in quanto la contraffazione era difficile da individuare: ai Finanzieri e agli uomini del ministero che hanno operato in qualità di polizia giudiziaria sono servite analisi di laboratorio che hanno accertato la mancanza di polifenoli della mela nel succo di mela concentrato, una dimostrazione indiretta che quel succo, la mela come hanno detto gli ispettori del ministero, ‘manco l’aveva vista’.
L’indagine era partita quando, nella banca dati internazionale, è scattata una segnalazione su un prodotto dell’azienda di San Miniato dal nord Europa.
L’attività, diretta dalla Procura della Repubblica di Pisa, con la collaborazione di Eurojust, è stata eseguita da ispettori del Dipartimento Antifrode del Ministero delle politiche agricole e militari della Guardia di Finanza di Pisa.
L’organizzazione criminale si articolava su diversi livelli gerarchici con il diretto intervento di soggetti prestanome in territorio nazionale ed estero, grazie ai quali i due fratelli imprenditori – dal 2012 e fino a novembre 2018 – hanno potuto ristrutturare la propria condizione imprenditoriale avvalendosi delle aderenze criminali tessute con uno dei campani finiti in carcere e con il cittadino serbo verso il quale però l’autorità giudiziaria del Paese balanico per il momento ha deciso di non dare corso alle richieste della procura di Pisa. Con un sistema collaudato, la compagine delinquenziale ha prodotto e commercializzato ingenti quantitativi di succo di mela non biologico, ma dichiarato come tale e sofisticato, veicolandolo nel territorio dell’Unione europea.
Qui infatti si costitusce la prima frode: le mele venivano coltivate e raccolte in Serbia, quindi fuori dall’unione europea, poi grazie alla collaborazione di aziende fittizie croate, le mele venivano ‘naturalizzate’ come coltivate in Europa e quindi potevano essere lavorate come prodotto biologico, il tutto attraverso la produzone di documenti falsi da parte di aziende croate che sono finite nel mirino dall’autorità giudiziaria del Paese dell’ex Jugoslavia, che ha collaborato con la procura di Pisa e nello specifico con il sostituto procuratore Giovanni Porpora che ha coordinato le indagini.
Il lavoro degli investigatori ha permesso di dimostrare che i succhi di mela ottenuti in Serbia erano prodotti in modo illecito partendo da frutti non idonei all’alimentazione umana in quanto deteriorati o in avanzato stato di decomposizione, anche per l’elevata presenza di micotossine o, addirittura, contaminati con prodotti chimici non ammessi nel disciplinare dell’agricoltura biologica europea (fungicidi, insetticidi ed erbicidi).
Inoltre, il prodotto veniva sofisticato aggiungendo – al succo base – acqua e zuccheri di diversa qualità, conferendo così al succo concentrato finito un profilo chimico il più possibile simile a quello della mela per depistare eventuali controlli ufficiali. Un atteggiamento quindi ritenuto dalla procura di Pisa delittuoso per poter poi smerciare il succo frutta della Italian Food a grandi gruppi alimentari, come genuino e biologico.
Inoltre secondo quanto emerso dalle indagini, il sodalizio criminale non si è limitato alla sola contraffazione del succo, ma ha prodotto innumerevoli falsi documenti per conferire al prodotto la certificazione di biologico e di provenienza europea nonché per evadere le imposte attraveso l’utilizzo di ragioni sociali fittizie costituite in Croazia e Serbia, ma di fatto gestite direttamente dall’Italia.
Gli investigatori hanno seguito il flusso dei succhi alimentari, che è stato monitorato, mappato e analizzato anche mediante complesse attività di osservazione e pedinamento in territorio estero e, attraverso sofisticati sistemi di analisi che prevedono molteplici controlli intermedi, è stata accertata la non genuinità del prodotto oltre al potenziale rischio per la salute umana.
A seguito degli accertamenti e dei riscontri operativi è stato possibile mettere in campo una task force, composta da militari della guardia di finanza e da ispettori dell’Icqrf, che ha pazientemente ricostruito il giro del succo e della documentazione ha permesso di scoprire l’imponente fenomeno fraudolento. In tal modo, si è accertata anche la sussistenza del reato di autoriciclaggio commesso dagli indagati i quali hanno di fatto reinvestito i proventi delle vendite del succo non genuino in attività aziendali.
Nel corso dell’operazione sono state sequestrate 1.400 tonnellate di prodotto adulterato e falsamente designato biologico tra succhi, confetture e conserve alimentari per un valore di 4.848.000 euro. Non solo: nel corso della indagini, gli uomini del ministero e fiamme gialle di Pisa avevano già fermato tra carichi di mele deteriorate e succo di furtta, oltre 3000 tonnellate di merce. Come specificato dal procuratore di Pisa Alessandro Crini, che insieme al sostituto Porpora ha condotto un’operazione a tutela della salute pubblica e dei consumatori su vastissima scala se si considera che tutto è stato fatto con i mezzi della sola procura pisana, da quanto è partita l’indagine i prodotti che avrebbero potuto essere nocivi per la salute umana non dovrebbero essere arrivati sui mercati grazie ai sequestri fatti dalle fiamme gialle e dagli uomini del ministero delle politiche agricole. Un’operazione importante le cui indagini del resto non sono ancora concluse e che ha richiesto anni di lavoro per arrivare ad accertare le violazioni contestate dalla Procura e che soprattutto ha permesso di fermare un sistema potenzialmente pericoloso per la salute umana. 
Brogi e Donati
La sindaco di Ponsacco Francesca Brogi e il presidente del Ponsacco 1920 Massimo Donati sono “spiazzati perché quanto emerso per noi è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno, ma già dal pomeriggio ci siamo ritrovati attorno allo stesso tavolo per capire se e come dare continuità al calcio nella nostra città. Abbiamo fiducia nella magistratura, ma in questo momento per noi la priorità è fare il possibile per salvaguardare il Fc Ponsacco1920 e la categoria in cui milita: il momento è oggettivamente difficile e le vie d’uscita sono tutte da cercare e percorrere. Di sicuro ci rivedremo ancora, nei prossimi giorni, per capire, concretamente, come muoverci per mantenere in vita il club rossoblù e consentirgli di militare ancora in quelle categorie in cui, non senza sacrificio, è tornato a militare da qualche stagione. Sarà nostra cura tenere costantemente informata la tifoseria, comprensibilmente disorientata, come noi, dai fatti delle ultime ore”. (g.m.)

 

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