Grandi firme in pausa estiva, ferie forzate per le concerie

Per le concerie del distretto è un fatto insolito. Ed è un segnale che non indica niente di buono. “Ci sono firme che a marzo hanno inviato una lettera alle proprie concerie di riferimento, dicendogli di prepararsi perché quest’anno faranno quattro settimane di ferie. Gli anni scorsi, invece, erano proprio le griffe a chiedere alle aziende di organizzarsi per restare sempre aperte”. A raccontarlo è Loris Mainardi della Filctem Cgil, rendendo noti segnali che indicano un vistoso rallentamento da parte delle grandi griffe della moda, da sempre vero il motore trainante per le concerie toscane.

“Non solo – aggiunge Mainardi -: alcuni imprenditori mi hanno anche raccontato di essersi visti ridurre non solo gli ordinatori, ma addirittura i campionari. Ed è un fatto mai successo”. Tutti segnali, secondo Mainardi, di una brusca frenata del mercato del lusso che ha spinto le firme a ridurre gli ordinativi. “Si vive un clima di attesa – spiega il sindacalista -. Il lavoro non è quello che ci si sarebbe aspettati, soprattutto considerando che siamo nel pieno della produzione dell’invernale che a regola dovrebbe essere il momento di massimo voga per le nostre aziende. Invece le imprese che lavoro davvero sono pochissime, mentre le altre vivono di alti e bassi”.
La ragione, secondo Mainardi, è da ricercare tutta nella situazione globale, con l’arretramento della Cina e in generale di tutti i paesi del cosiddetto “briks”, unito al clima prodotto dal terrorismo internazionale: «I ricchi del mondo si muovono meno e spendono di meno – riprende Mainardi – e questo incide tantissimo sulle nostre aziende».
E la situazione produce i suoi effetti concreti in ambito lavorativo. È notizia di questi giorni, ad esempio, la messa in mobilità dei 23 dipendenti della Termoplak di Castelfranco, l’azienda contoterzi del macrolotto industriale che ha formalizzato la procedura pochi giorni fa per poi procedere alla richiesta di concordato. Un’altra azienda che ne se va, quindi, e che secondo Mainardi non rappresenta affatto un caso isolato: “Nel settore conciario – spiega – ci sono alcune aziende sulle quali teniamo i fari puntati perché non sappiamo cosa faranno. Anche due ditte del calzaturiero sono a rischio di chiusura. A tutto questo, poi, si aggiunge l’abitudine sempre più frequente di pagare i lavoratori a mesi alterni». (g.p.)

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