Folla a Santa Croce per la rotonda ‘L’immensità’ foto

Bagno di folla per Don Backy questa sera (venerdì 20 ottobre) per l’inaugurazione della rotatoria dedicata alla sua canzone più famosa. Quell’Immensità che ha travalicato il tempo, le cui parole d’ora in poi faranno da cornice ad uno degli snodi principali della viabilità del comune, porta d’accesso al corso e al ponte sull’Arno.

 “Una canzone che è un marchio di fabbrica – ha esordito il cantautore – Quando un brano continua dopo anni e anni ad essere inciso da nuovi artisti significa che dice qualcosa di grande e duraturo. Un messaggio di spiritualità universale, questo forse è il segreto del successo di questo testo”. Serata attraversata, se vogliamo, anche da quella spiritualità e malinconia che ha reso celebre e immortale quel pezzo, presentato prima e poi cantato dal suo stesso autore, nel ricordo di quella voglia di esprimersi e di fare musica, anzi, di fare rock, non certo facile e accettato nella Santa Croce di quegli anni. “Quando sono partito in questa avventura non pensavo di arrivare fin qui – ha detto sempre Don Backy subito dopo il taglio del nastro e la presentazione dell’installazione, realizzata dall’architetto Tiziano Pucci sulla base delle tre idee vincitrici degli studenti delle accademie delle belle arti di Bologna e Firenze Ilaria Rucci (prima classificata), Daniele Acciai e Giacomo Baldovino. – Ci sono arrivato grazie alla tenacia e alla propensione a non arrendermi e a quella caparbietà che, se ci pensiamo, è una caratteristica molto santacrocese”. Parole spese senza commozione, tradita però dal ricordo degli inizi, quando dopo una delle prime esperienze sul palco ed un clamoroso flop proprio a Santa Croce, giovanissimo: “insieme al mio amico Franco Bini andai su quel ponte, col 1100, sull’Arno a riflettere e dire che proprio i santacrocesi con quella serata andata male avevano contribuito più di chiunque altro a far si che un giorno sarei riuscito a sfondare”. Riuscire “come artista, quindi come uno a cui non importa del successo” perché “l’importante è riuscire ad esprimere quel messaggio che si vuol mandare. Nemo propheta in patria, si dice, ma non per me. Quella sera nacque l’ispirazione per La storia di Frankie Ballan, altro grande successo. Fu una prima dimostrazione del fatto che facevo bene a tenere duro. Questa sera lo dimostra ancora di più”.

Un grande fiore bianco ed una farfalla le immagini simbolo della canzone, delineate al centro di un grande disco in cui sono incise, lungo il perimetro, le parole della celebre canzone: “io son sicuro che, per ogni goccia che cadrà, un nuovo fiore nascerà e su quel fiore una farfalla volerà”. Si staglia poi su tutto un nome, in rilievo: “Don Backy”. “Tenevo in modo particolare a questo momento che resterà nella storia di Santa Croce e nella storia della musica italiana – ha dichiarato la sindaca Giulia Deidda -. Una delle più belle canzoni della discografia italiana alla quale non potevamo non tributare una giornata come quella di oggi ed un’opera come questa, alla quale ancora una volta Aldo Caponi, Don Backy, ha contribuito con l’incontro tenutosi a marzo a Firenze con gli studenti delle due Accademie: un momento in cui due culture e due generazioni sono entrate a confronto, innescando il processo creativo. Non ci sara mai un futuro senza attaccamento al passato e alla memoria. Noi stasera abbiamo posto un nuovo tassello proprio in quel passato che vogliamo ricordare”.

 

Nilo Di Modica

 

 

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