Comune condannato a pagare 180mila euro

Una vera e propria tegola sul bilancio del comune di Santa Croce sull’Arno che ora dovrà tagliuzzare qua e la i vari capitoli del bilancio per cercare di trovare i soldi per pagare una causa da 180 mila euro persa davanti al Consiglio di Stato.

La vicenda nasce nel 2009 quando a seguito di una serie di espropri per la realizzazione della nuova zona industriale nasce un contenzioso con la Socopel, azienda che aveva prima acquistato uno dei terreni espropriati che poi aveva rivenduto a un prezzo maggiorato a terzi dopo aver costruito su quel lotto un capannone industriale. Tutto parte da qui; secondo la convezione stipulata con il Comune infatti la Socopel avrebbe dovuto rivendere allo stesso prezzo a cui aveva acquistato dal municipio oppure avrebbe dovuto versare alle casse comunali la differenza, ovvero il guadagno. Una clausola che era stata disposta per evitare azioni speculative da parte degli acquirenti dei terreni, che però si tirava dietro un’altra clausola, ovvero che la prima sarebbe stata inficiata se su quel terreno venivano realizzate opere industriali. L’azienda che per motivi interni aveva bisogno di alienare quell’immobile e quindi anche il terreno, infatti non fa obiezioni, vende tutto e versa l’eccedente rispetto al prezzo di acquisto al Comune, salvo poco dopo presentare istanza al Tar per farsi restituire i soldi dati al Comune, circa 150mila euro visto che l’eccedenza era derivata dal pagamento da parte dell’acquirente delle strutture che erano state realizzate sul terreno.
Il comune in primo grado non presenta neppure una difesa e il Tar nel 2009 lo condanna dando ragione alla Socopel, in pratica i 150 mila euro che il municipio si è incamerato non li doveva prendere e li deve restituire alla Socople o a chi ne cura gli interessi. La sentenza però viene appellata al secondo grado di giudizio e il il 18 agosto 2017 a termine del riesame della sentenza del tribunale amministrativo fiorentino, il consiglio di Stato conferma il parere dei giudici toscani. Il comune deve restituire i 150 mila euro rivalutati degli interessi legali alla Socopel o chi per essa. Questa volta il comune incarica i propri legali di difenderlo, ma l’impostazione della difesa che tra le altre cose sostiene che il comune non avrebbe dovuto pagare perchè l’azienda nel frattempo aveva cessato l’attività e tenta di invalidare la clausola imposta dal Comune stesso, viene respinta e in secondo grado viene ribadito che il Comune deve pagare 150 mila euro che nel frattempo sono diventati 180mila euro.
Finita la vicenda legale però adesso arriva quella amministrativa per il municipio che si trova a dover pagare tre rate da circa 60 mila euro che devono uscire fuori da un bilancio che negli anni più rosei si aggirava intorno a 13milioni di euro di cui più della metà mangiati dalla spesa corrente. Come risolvere il problema? Tagliando nei capitoli del bilancio come confermato dalle opposizioni. “Il primo investimento che salterà per fare fronte alla prima rata – dicono dal Movimento 5 Stelle – è quello dell’area sgambatura. 45mila euro l’amministrazione li ha trovati in un fondo accantonato per le spese legali e gli altri intanto cancellando dal bilancio questa opera pubblica”.
Questo perché si erano forse dimenticati di essere in attesa dell’esito del ricorso presentato dal comune nel 2010 al Consiglio di Stato su una condanna esecutiva 2009 con cui il Tar li aveva obbligati a pagare circa 150mila euro, che nel frattempo sono diventati 180mila. Questa leggerezza ha fatto si che non fosse stato previsto nel corso degli anni nessun accantonamento preventivo per questo contenzioso. Ci auguriamo che il futuro non ci riservi altre ‘sorprese’ di questo tipo”.
Articolata e pungente anche la presa di posizione di Marco Rusconi di Ricostruiamo Santa Croce e Staffoli che dice: “Lo scorso 29 novembre, come già accaduto un po’ di tempo fa, ci siamo ritrovati ad approvare un bilancio di assestamento con la presenza degli ormai noti debiti fuori bilancio. Dai documenti che abbiamo avuto modo di visionare si legge infatti che si è andati a richiedere il riconoscimento di debiti fuori bilancio per il pagamento di una somma non trascurabile derivante dall’ennesima battaglia legale persa da questa amministrazione. Dovremmo infatti pagare ad una società immobiliare 184mila euro, di cui 34mila per interessi legali, suddivisi in 3 rate di 60mila euro circa da qui al 2019. Se questo evento fosse piovuto dal niente avremmo anche potuto essere più comprensivi, ma francamente, leggendo le carte, abbiamo potuto osservare come questa spesa fosse ampiamente preventivabile visto che il primo ricorso della ditta in questione è stato accolto dal Tar della Toscana il 20 gennaio 2009. Non sarebbe stato forse più opportuno, in previsione di ciò, anziché ritrovarsi adesso ad adottare misure non convenzionali, accantonare col tempo questa somma? In quasi 10 anni di tempo sarebbe stato sicuramente più comodo e meno impattante per le finanze del nostro comune”.
“E’ chiaro, – continua Rusconi – ad onor del vero, che le responsabilità di questa situazione non sono solo dell’attuale giunta, visto che in questa vicenda sono implicate ben 3 amministrazioni comunali, quella che era in carica nel 2009, quella entrante nel 2009, e quella odierna, nessuno ha ritenuto opportuno accantonare risorse in vista di una sentenza negativa che con molta probabilità sarebbe arrivata. Ora ci siamo trovati di fronte a questa spesa, definita come imprevista ma che in realtà non lo è, e siamo stati obbligati non solo al debito fuori bilancio, ma anche a tagliare investimenti e opere di manutenzione del patrimonio pubblico, tra cui 25mila euro per la manutenzione straordinaria della casa di riposo, quindi a scapito dei suoi anziani ospiti paganti, 25mila euro di arredo urbano, come se ne avessimo da vendere, 20mila euro della tanto decantata area per cani.
Tra i tanti, l’unico taglio comprensibile, sono i 5mila euro per la manutenzione straordinaria del museo del cuoio, per il quale, da quanto abbiamo potuto apprendere dalla stampa, sono stati stanziati 10mila euro (da Il Cuoio in Diretta ndr) per un’indagine dalla dubbia utilità così come di dubbia utilità fu, permetteteci di dirlo, la sua stessa realizzazione, nonché l’esistenza della struttura stessa visto che al suo interno di storia della conceria c’è ben poco se non niente”.

 

Gabriele Mori

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