Sogna di produrre vino, intanto lo racconta: Stefano è wine influencer foto

È stato inserito tra i top 7 wine influencer d’Italia, cioè tra le personalità nel mondo del vino che sono più influenti sui social network. Si chiama Stefano Quaglierini, ha 24 anni, è di Staffoli di Santa Croce sull’Arno e nel giro di pochi anni è diventato un esperto comunicatore online. Due anni fa, all’età di 22 anni, si è guadagnato un posto nel libro di Vinitaly international come il più giovane tra gli esperti della materia e oggi, a meno di un anno dalla sua laurea in enologia, Stefano torna all’Università di Pisa, ma questa volta sale in cattedra per raccontare la sua esperienza. Forte di un seguito da più di 60mila persone su Instagram e più di 100mila su Tik tok, Stefano ha fatto della sua passione un lavoro.

 

Allora Stefano, iniziamo dall’inizio: da dove nasce la passione per il vino?
In realtà nasce quasi da un’esigenza. Il vino, certo, l’ho sempre bevuto a tavola. Come tutti i toscani magari ho iniziato a berlo dal nonno, però non posso dire di aver avuto una vera e propria passione fino a qualche anno fa. In quinta superiore ho scoperto il corso di studi di enologia e mi sembrava facesse per me. Così mi sono iscritto non tanto per passione, ma perché cercavo un lavoro che non fosse solo ufficio. Poi, all’università, andando avanti con gli studi e prendendo i primi contatti con le aziende, ho capito che era proprio quello che volevo fare io.

Ti sei formato all’Università di Pisa, dove ora tieni una lezione al dipartimento di Viticoltura ed enologia. Di cosa si tratta?
Mi hanno contattato per spiegare il mio caso studio. Il messaggio che voglio trasmettere è che non per forza da enologia nasce un enologo: ci sono tante sfumature, tante strade da percorrere. Troppo spesso, il corso di studi in viticoltura ed enologia è visto come un percorso molto stretto, che dà poche opportunità.
Io mi sono laureato a dicembre scorso, quando già lavoravo con le aziende e ho scelto di continuare con la comunicazione per non disperdere gli sforzi che avevo già fatto. Mi occupo di comunicazione e non faccio l’enologo come classicamente si intende, ma comunque le aziende per cui lavoro chiedono il mio parere perché faccio da tramite tra consumatori e tecnici.

Possiamo definirti un influencer del vino. Ti sei inventato un lavoro, ma a differenza di tanti altri questo lavoro oltre alle capacità comunicative, richiede una conoscenza approfondita di un tema, in questo caso il vino. L’elemento di complessità è che non stiamo parlando di un capo di abbigliamento: il vino va assaggiato per conoscerlo.
Si è un lavoro vero. Io volendo potrei lavorare anche solo con Italian wine, la mia pagina.
Rispetto a una maglia, che basta guardarla per dire se piace o no, parlare di vino è più difficile: non sai mai cosa c’è dentro la bottiglia. Il mio trucco è che sono stato tra i primi a iniziare sui social. Le persone hanno iniziato a fidarsi col tempo. Ho anche uno zoccolo duro di followers molto specializzati, studenti di enologia o comunque appassionati. Nei miei video, entro nel tecnico ma lo semplifico e questo è quello che piace a chi mi segue. Guardate, non è scontato che un consumatore si fidi: con gli anni e utilizzando tutti i canali sono riuscito a conquistare la fiducia di tanti. Le stories di Instagram fanno un grande lavoro, io le uso molto per raccontare la mia giornata e i miei followers hanno imparato a conoscermi tramite le storie che pubblico ogni giorno.

Queste cose però non le insegnano a enologia.
No, le competenze comunicative le ho apprese da autodidatta. Mi specializzo con libri e corsi, ma soprattutto ho aggiustato il tiro con esperienze sul campo. Sui social ci sono regole precise e le aziende in me cercano un linguaggio social. Il linguaggio social, secondo me, si assimila solo con l’esperienza, non con i corsi online. Una delle aziende a cui faccio consulenza, per esempio, è di arredamento di lusso, un settore molto diverso dal vino, ma riesco comunque ad avere risultati. La percezione è che molte aziende sul lato della comunicazione online sono ancora molto indietro.

Tu adesso hai moltissimi seguaci, ma come hai fatto a passare dallo studio al lavoro? Quanti anni hanno le tue pagine social?
La mia pagina principale è Italian wines che ha tre anni, lì è dove racconto gli eventi a cui partecipo e pubblico i post che fanno da vetrina alla mia attività. Sono anche su Tik tok, il social che sta prendendo piede adesso, dove ho più di 100mila followers. In tanti dicono che su Tik tok ci sia un pubblico troppo giovane, superficiale, dove è difficile produrre contenuti. Devo riconoscere che su quella piattaforma ancora non c’è il consumatore a cui mi rivolgo io, però in tre mesi ho raggiunto un bel seguito e il consumatore arriverà con il tempo. Ho anche un sito e una pagina Instagram, Italian landscapes che ha 280mila followers, ma quella è una cosa separata dal vino.
Tornando al mio lavoro, io non ho uno store online perché non è in linea con le mie attività di comunicatore. Io faccio il social media manager per le aziende, sono pagato per pubblicizzare il vino ma nei miei video non dico mai di comprare la bottiglia: la mia missione è raccontare il vino, poi, se ti piace lo compri.

I tuoi post sono di altissima qualità e vedo che li traduci in inglese, questo perché ti aiuta a raggiungere un pubblico più ampio?
Esatto, il motivo principale è per raggiungere più persone. Il mio primo pubblico chiaramente sono gli italiani però ho un buon secondo blocco di statunitensi e poi Brasile, Giappone. È importante parlare a un pubblico straniero per crescere, ma allo stesso tempo cercare di conservare il pubblico italiano. Così la descrizione sarà in italiano e inglese e insieme a delle buone immagini cerco di fare del mio meglio.

Stai girando le fiere e gli eventi di tutta Italia. Progetti futuri?
Al momento sto organizzando alcuni lavori per le aziende a cui faccio consulenza e dal 16 novembre partirò e starò in America per una vacanza lavoro. Quando torno ci sono in ballo progetti importanti con i colleghi su cui ancora non posso andare nel dettaglio. Sicuramente concentro sulla parte di agenzia, svilupperò nuovi format e contenuti. Al tempo stesso cerco di offrire più servizi possibile.
Una cosa su cui sto lavorando da tempo, invece, è la produzione del mio vino.

Come finanzi il tuo lavoro?
Le mie entrate le fanno i post su Italian wines. Poi ci sono le partecipazioni agli eventi, le consulenze che riguardano sempre più clienti e la gestione delle pagine social di cantine, ristoranti e altre aziende.

Giuseppe Zagaria

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