Una piazza per don Mannari a Santa Maria a Monte

Una piazza ititolata al canonico Lelio Mannari che fu proposto di Santa Maria a Monte dal 1959 al 1981. La piazza che verrà intitolata domenica al prete è quella antistante la collegiata del paese.

  A motivare la scelta di intitolare la piazza a questo religioso è il sindaco Ilari Parrella che speiga: “Celebrare la memoria storica e religiosa di una figura di alto profilo come è stato il Canonico Mannari negli anni santamariammontesi dal 1959 al 1981 è senz’altro un atto dovuto. E quale luogo migliore per eternare il suo ricordo se non la piazza di quella che fu la sua Insigne Pieve Collegiata per ben 22 anni. Anche se sono passati 34 anni dalla sua morte, questa intitolazione non corre il rischio di essere un anacronismo o un avvenimento astratto, etereo, che richiama ricordi lontani e ormai annebbiati. E’ anzi una necessità essenziale e concreta, e due sono gli elementi che, oltre a confermare questa concretezza, forniscono un’esatta fotografia della personalità di Don Mannari”. Poi Parrella aggiunge: “Anzitutto il suo alto valore umano, che si manifestava nella sua straordinaria capacità di capire e anteporre a tutto il resto le necessità degli altri, amati con amore schietto e paterno. Secondo, ma per questo non meno importante, l’alto spessore culturale di Don Mannari, fervido appassionato e ricercatore della storia del territorio. Gli studi compiuti presso gli archivi statali e vescovili, alla ricerca di nuovi documenti da tradurre, oltre che arricchire la storia di tanti paesi della Toscana, hanno dato vita nel corso del tempo ad un’enorme mole di materiale.  Sono lieta inoltre – conclude il sindaco di Santa Maria a Monte –  di annunciare che una parte di questi documenti, grazie alla lungimiranza della nipote Anna e di don Angelo Falchi, che ringraziamo sentitamente a nome di tutta la collettività, è stata donata, proprio in questa occasione, al Comune di Santa Maria a Monte e trasferita nei locali dell’Archivio Storico, inserito all’interno del Museo Casa Carducci. L’obiettivo è quello di consentire alla comunità la fruibilità dei tali beni, nella speranza – per riprendere le esatte parole che don Mannari scrisse in un suo articolo – che anche i giovani abbiano a sapere e ad amare la nostra storia”.

 

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