Alluvione ’66, il ricordo di Storie Locali foto

“Sono trascorsi 50 anni da quella data passata alla storia, era il 4 novembre del 1966 quando l’Arno ruppe in località Colombaie a Santa Maria a Monte. L’alluvione oltre ad alcuni morti creò molto disagio”. Parte da questi frammenti il ricordo di Alberto Fausto Vanni, dell’associazione Storie Locali, nel presentare la prossima iniziativa dedicata all’alluvione mostruosa del 1966, prevista alle cantine Tancredi a Santa Maria a Monte il prossimo 4 novembre, alle 21,30.

“L’Arno inondò tutta la pianura di Pontedera, Castelfranco, Santa Croce, Fucecchio, insomma la valle dell’Arno divenne un grande lago” racconta. “Danni alle aziende danni alle case, alle opere d’arte, ma il danno maggiore fu dentro ad ogni abitante uno svuotamento una amarezza di aver perso tutto. Ma da buoni Toscani la gente si rimboccò le maniche e si mise al lavoro per riportare scuole, case e aziende di nuovo abitabili. Ricordi de quella tragica occasione non mancano ed ognuno il raccontare la sua storia, ed io ho la mia. Al tempo ero in collegio al Santa Caterina a Pisa, i sacrifici di mia madre per pagare la retta mensile non erano pochi, ma io ci stavo con molta difficoltà, ho scoperto da grande che quegli anni trascorsi al Santa Caterina sono stati per me importanti per la mia formazione. Come dicevo era il 4 novembre e mi trovavo a casa in occasione per le feste di tutti i Santi e i Morti, ma il 4 sera dovevo rientrare a Pisa. Quando verso le 15 incominciarono a girare voci che l’Arno era in pericolo e che Firenze era già sott’acqua, ebbi dentro di me segnali di gioia, perché sarei rimasto a casa per molti giorni. Abitavo in via Carducci e la mia casa era diventata un albergo, infatti ospitammo i nostri parenti che avevano casa a Ponticelli. il paese si trasformò in un centro vivace e molto abitato. Ogni giorno che passava vedevamo che la gente si ingegnava a ripartire.

Una figura di grande rilievo fu Don Lelio Mannari e il suo cappellano Don Giampiero Taddei, attualmente parroco di Cigoli, li rivedo all’imbrunire di la del ponte sull’Usciana, dove iniziava la grande quantità d’acqua, su un barcone che andavano a convincere alcune famiglie che no volevano abbandonare la propria casa a abbandonare l’abitazione e trasferirsi in case per l’emergenza. Altra considerazione è che l’alluvione ha stabilito un “confine” infatti ancora oggi quando si parla di cose del passato diciamo prima o dopo l’alluvione?”.

Alla tavola rotonta del 4 novembre, dedicata a “L’alluvione 50 anni dopo”, saranno presenti Don Giampiero Taddei, cappellano con Don Mannari nel 1966, ed altri ospiti. Letture da parte di Valdo Mori tratte dal libro di Riccardo Cardellicchio “La ballata dell’Arno”. Nella stessa occasione sarà presentata una mostra fotografica ed un filmato dedicato ai tragici fatti di 50 anni fa.

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