L’altra Chiesa “non autorizzata” a Montecalvoli: la messa tridentina dei seguaci di don Minutella foto

Non c’è pace in Paradiso, neanche a Pasqua. Questo devono aver pensato i fedeli che la scorsa domenica alla messa a Montecalvoli si sono visti consegnare dal parroco Don Raimondo Gueli il comunicato della Diocesi che li informava di un momento di preghiera “non autorizzato” nello stesso giorno, sempre a Montecalvoli.

Sono le parole antiche e solenni del diritto Canonico a scandire i vari passaggi di una condanna e di una frattura che, se anche viene da lontano e attraversa tutto il Belpaese, sta maturando sommessa anche nella comunità cattolica locale. Uno scontro fiorito fra le panche della chiesa di Montecalvoli, dove domenica scorsa è stata distribuita dal parroco ai fedeli la copia di una nota ufficiale della Diocesi di San Miniato in cui ci si scaglia contro “un incontro di preghiera con confessioni, adorazione eucaristica e celebrazione dell’Eucaristia secondo il Vetus ordo, da parte del reverendo don Enrico Maria Roncaglia”: una messa di “antico ordine” in latino e non autorizzata.
Il luogo è via Rimozzo, piccola stradina di campagna che ramifica da via del Crinale; è qui che da qualche tempo una piccola comunità di cattolici tiene i propri incontri di preghiera in connessione con un movimento che in Italia, e soprattutto sul web, cresce in aperta critica all’attuale pontefice Francesco ed è in comunione invece con il papa dimesso ed emerito Benedetto XVI. Gli incontri a Monotecalvoli si tengono in una tensotruttura montata in un giardino privato. “Non c’è niente di scandaloso, ci sono semplicemente cattolici che fanno scelte diverse” tagliano corto dalla famiglia proprietaria del terreno “incriminato”, aggiungendo: “L’articolo 19 della Costituzione sulla libertà di culto ci dà piena libertà”.
Un movimento senza un vero nome che qualcuno definirebbe genericamente ‘antimodernista’, ma che sui social richiama a più riprese parole come ‘resistenza cattolica’ ed ha i suoi precisi punti di riferimento. Un rito celebrato di tanto in tanto fra le colline santamariammontesi come in tanti altri luoghi d’Italia, che ai meno avvezzi non risulterebbe diverso dalla vecchia messa in latino antecedente alla rivoluzione del Concilio Vaticano Secondo, ma che soprattutto a causa dei suoi protagonisti, in primis il sacerdote don Enrico Roncaglia che ha officiato la messa ‘proibita’, è inviso per più di una ragione dalle autorità ecclesiastiche locali e non.
Raggiunto al telefono, il parroco di Montecalvoli Don Raimondo, non vuol commentare: “Sono anni questi in cui si vuol contestare tutto”, chiosa, rimandando alla nota della Diocesi, che sulla messa di via Rimozzo dice che Roncaglia “Si presume privo della facoltà di confessare – secondo diritto Canonico e  – non può quindi ascoltare validamente le confessioni dei fedeli”. L’accusa per Roncaglia, benedettino sempre in giro per il paese a diffondere il movimento, è però anche quella di seguire le azioni e le parole del sacerdote della diocesi di Palermo ed ex-parroco don Alessandro Maria Minutella, recentemente scomunicato con l’accusa di “scisma” ed “eresia”.
“Poiché – continua – don Roncaglia pubblicamente dichiara di essere in unione di pensiero e di intenti con don Minutella (don Alessandro Maria Minutella, sacerdote della diocesi di Palermo ed ex-parroco, ndr) è stato scomunicato con pena latae sententiae lo scorso 13 novembre 2018. La Chiesa (e solo la chiesa, non lo Stato italiano e i suoi ordinamenti ndr) in questo modo attribuisce a don Minutella la responsabilità dei delitti di eresia e di scisma. Nessun credito pertanto va dato a chi fa a lui riferimento. Si comprende, da quanto sopra esposto, come i fedeli non debbano prendere parte a questo incontro di preghiera e a questa celebrazione eucaristica”. Il gesto di pace, questa volta, dovrà aspettare.

Nilo Di Modica

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