Il patto di filiera piace alla Regione: firmato protocollo foto

“Vamas ha più di 100 dipendenti. E poi ha pensato di fare una cosa innovativa. Un’esperienza di successo che nasce dal lavoro e dall’impegno. La Toscana è grande per queste capacità e questi imprenditori. La crisi in Toscana picchia ma è meno forte. Colpisce questa capacità di strutturare questa capacità produttiva e questa rete. I distretti, qualcuno pensava che non reggessero la competizione e invece hanno dimostrato dinamismo”. Sono queste le prime parole con cui Enrico Rossi ha aperto la sua visita alla Vamas, storica azienda del distretto conciario per sottoscrivere un protocollo di intesa con la regione Toscana che impegna la Vamas a una serie di investimenti anche in termini di ricerca. “Frutto di un gran lavoro che dimostra come sui distretti stia poggiando la pripresa della Regione – ha aggiunto il presidente della Toscana – Capitalismo dal volto umano che crea ricchezza giocandosela sulla qualità, non sul costo del lavoro”.

L’intesa fa seguito e completa l’accordo di filiera che Vamas, che vanta 110 dipendenti, ha sottoscritto nel maggio scorso con 24 piccole e medie imprese al cui interno lavorano nel complesso circa 250 dipendenti. Quell’accordo si pone l’obiettivo di innalzare la capacità produttiva complessiva delle imprese aderenti, tutelare i livelli occupazionali e valorizzare il comprensorio di San Miniato – Santa Croce sull’Arno. Presenti i consiglieri regionali Andrea Pieroni, Antonio Mazzeo e Alessandra Nardini, che con il resto della delegazione toscana dopo la firma del protocollo hanno visitato il sito produttivo.

Il Protocollo
Un patto della durata di tre anni, che rafforzerà la collaborazione tra Regione e Vamas in ordine soprattutto alle attività di ricerca e sviluppo, di formazione del personale, all’innovazione tecnologica, alla sperimentazione di nuove metodologie produttive, alla realizzazione di nuovi insediamenti produttivi e alla localizzazione in Toscana di potenziali nuovi partner, anche attraverso la messa disposizione dei servizi regionali di assistenza e facilitazione agli investimenti. “Ricreiamo il lavoro dove non c’era più – ha detto, commosso, l’amministratore delegato della Vamas Ivano Bagnoli – Vedere rifiorire il lavoro dove prima non c’era più è una soddisfazione enorme. Questo il segnale che Vamas vuole dare insieme ad un messaggio di sempre maggiore investimento in questo territorio. In questa direzione vanno questo patto con la Regione e le recenti acquisizioni di immobili per i nuovi insediamenti produttivi dell’azienda”. Un patto che va anche nella direzione delle linee strategiche della regione sull’”Industria 4.0”, vincolando Regione e azienda in un rapporto virtuoso volto alla formazione e alla sperimentazione di nuove tecnologie, allo scopo di innalzare la capacità produttiva complessiva sia in termini quantitativi che qualitativi, tutelare i livelli occupazionali e valorizzare il Comprensorio.

L’azienda

Storica fornitrice di marchi come Gucci, Ferragamo, Luis Vuitton, Hugo Boss, Bally ed altri, la Vamas nasce nel 1973 come suolificio, per poi espandersi sempre più diventando nel 1987 società per azioni; la vera svolta è però nel 2000, quando differenzia la produzione aprendosi anche alle suole in materiale termoplastico. Oggi dà lavoro, da sola, a 110 addetti. “Una realtà in piena espansione, che ha fato dell’innovazione il suo punto di forza – spiega il consulente Roberto Simoncini. – Con un fatturato che solo negli ultimi tre anni è passato da 18milioni di euro ad oltre 30, in parte reinvestiti in azienda”. Investimenti utilizzati recentemente anche per acquisire alcune aree industriali dismesse come l’ex Marros, il suolificio Tuttocuoio e, a Ponte a Egola, lo storico Cuoificio Toscano.

La politica

“Nel 2010 si discuteva sul futuro incerto dei distretti – ha detto, poco prima della firma, Enrico Rossi. – Poi è venuta la crisi ed è stato evidente che senza i distretti non saremmo riusciti ad andare avanti. Vincere sull’innovazione e sulla qualità del prodotto molto prima che nel costo del lavoro è la spina dorsale di realtà come questa, tipiche dell’area centrale della Toscana e rappresentanti di un capitalismo dal volto umano che ha dato molto. Nella scelta dei criteri su come concedere i fondi europei alle aziende abbiamo fatto una scelta coraggiosa: non dare i soldi alle aziende decotte, ma a quelle che investono e assumono. Credo che fra questi criteri debba debba sempre più trovare posto anche quello di premiare chi si mette in filiera”. Parole alle quali hanno fatto eco quelle del sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini. “Una ricchezza fatta anche dai dipendenti – sottolinea il sindaco – e da una tradizione radicata di questo particolare territorio. L’innovazione in tutto questo è fondamentale, come le politiche ambientali. Se questa è un’area dove ci sono aziende conciarie e dove, sulle nostre colline, si trova il tartufo, vuol dire che l’indotto è nato e cresciuto ponendosi il problema della sostenibilità e impatto ambientale”. 

 

 

 

 

 

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