L’estate calda del Pd a San Miniato verso le elezioni 2019. Pesa il sindaco uscente, c’è chi ’sogna’ l’accordo con Guazzini

A San Miniato sarà un’estate d’attesa carica di tensioni più che altrove, in vista del voto per le elezioni amministrative della primavera 2019. Un’attesa che secondo le intenzioni del segretario comunale del Pd Simone Giglioli dovrebbe risolversi a settembre, alla ripresa dell’attività politica, quando comincerà il percorso ufficiale che nel giro di breve tempo dovrebbe portare il Pd a scegliere il candidato sindaco per il dopo Gabbanini, sempre che nel frattempo qualcuno non tenti di attuare un blitz agostano, magari nella speranza di cogliere tutti impreparati e imporre il proprio candidato per la successione.

Per ora l’unica voce più o meno ufficiale è proprio quella del sindaco a fine mandato, che nel timore di vedere uno scenario già sperimentato a Pisa, sta chiedendo al partito di fare presto nell’individuare il candidato.
Al momento nel Pd i giochi sembrano essere tutti aperti e nessuno sembra avere la forza di imporre un candidato, visto che, forse complice l’avvicinarsi della fine dell’era Gabbanini, la situazione nazionale del partito ridotto numericamente ai minimi storici e la recente sconfitta pisana, le persone si sentono un po’ più libere di esprimere il propri pensiero. Tempo quindi di confronto interno a volto scoperto e mente sgombera da condizionamenti più o meno leciti? Presto per dirlo ma sicuramente per chi è attivo nel Pd di San Miniato questo momento storico potrebbe essere un’occasione di crescita politica in termini personali e di rilancio della compagine del partito se i suoi esponenti avranno la forza di essere lucidi e non farsi intimorire da climi di veleni. Nel Pd sembrano esserci da un lato nomi e dell’altro idee su come affrontare le elezioni amministrative del 2019, che si terranno in uno scenario piuttosto complesso. I nomi per i possibili candidati che circolano in queste settimane e intorno ai quali si stanno creando dei posizionamenti proprio in vista del confronto interno del prossimo autunno sono tre, ciascuno con le proprie peculiarità e ciascun nome potrebbe essere espressione un’area del partito con buone potenzialità almeno sulla carta. David Spalletti, Chiara Rossi e Simone Giglioli sembrano essere infatti i componenti della rosa di nomi su cui il partito dovrà trovare una sintesi nei prossimi mesi. David Spalletti, attuale assessore allo sport e al sociale, sembra essere per causa di forza maggiore il possibile candidato della continuità con l’era Gabbanini. Avrebbe già incassato più o meno palesemente l’appoggio del sindaco uscente, che anche se non sembra essere entusiasta della scelta e non si sbilancia, dopo il dietro front di Gianluca Bertini – più per scelta personale che per le note vicende giudiziarie ormai risolte -, avrebbe ripiegato sul giovane esponente della sua giunta. Spalletti in effetti potrebbe essere il candidato della continuità, con Gabbanini ha in comune un retroterra politico e metodologico nel fare politica, entrambi cresciuti all’Arci e nel mondo dell’associazionismo di sinistra. 
Chiara Rossi invece sarebbe la novità, fosse solo per l’essere donna: per la prima volta il Pd di San Miniato candiderebbe una donna, avvocato, anche lei attuale assessore alla scuola della giunta Gabbanini, ma che ha giocato la propria partita da assessore un passo indietro rispetto al sindaco, lontano da riflettori politici e mediatici. Fino a qualche tempo fa ben incastonata in un’area politica del Pd renziana, i ‘gelliani’ – quindi un ambito cattolico vicina all’ex segretario nazionale – compagine da cui però sembra essersi parzialmente discostata, visto che proprio Gelli sarebbe stato insieme forse a Mazzeo una della concause della sconfitta di Gabbanini alle elezioni di secondo livello per la presidenza della Provincia di Pisa, poco più di un anno fa, quando al sindaco di San Miniato mancarono proprio i voti di quell’area, in parte recuperati da Giulia Deidda – al momento facende funzioni di presidente della Provincia -. Una posizione quindi quella di Chiara Rossi particolare: se, da un lato, è legata alla cultura dei fondatori del Pd centristi, dall’altro per San Miniato sarebbe una novità. Che aprirebbe un possibile scontro tra donne – con Manola Guazzini – per la poltrona di sindaco.
Il terzo nome è quello di Simone Giglioli, persona ormai esperta più della politica che non dell’amministrazione: fino a due anni fa era il presidente del consiglio comunale, attualmente è il segretario del Pd, ruolo che Giglioli ha dimostrato di saper gestire con serietà e soprattutto equilibrio anche nei momenti più difficili senza mai forzare. Sotto la sua guida il Pd di San Miniato ha dovuto gestire due passaggi critici innescati dalle scelte amministrative di altri: l’uscita di Manola Guazzini e di Francesco Lupi dallo scenario Democratico e dalla maggioranza consiliare. Attuale dipendente del Monte dei Paschi, vanta una laurea in legge, tema del quale continua ad appassionarsi in termini costituzionali ancora oggi. La posizione di Giglioli è sicuramente la più difficile, perché da un lato dovrà essere garante del percorso che porterà il Pd a scegliere il candidato sindaco e dall’altro potenziale candidato. Ma fino a ora ha sempre dimostrato di riuscire a gestire con eleganza questi due ruoli. Politicamente vicino all’area renziana fin dalla prima ora, potrebbe risultare un sindaco di equilibrio qualora in questo percorso a ostacoli arrivasse a vincere il comune. Sicuramente Giglioli e Rossi sono nomi che non sarebbero tra i prediletti dal sindaco uscente, che in termini di cultura politica ha poco in comune con loro, a cominciare dalla provenienza geografica: Rossi e Giglioli sono espressione della Valdegola, che fino ad ora ha sempre esercitato un ruolo secondario nelle scelte politiche di San Miniato.Rossi e Giglioli potrebbero però offrire il vantaggio di contrastare Manola Guazzini che sta ricoprendo apparentemente il ruolo di campione della Valdegola, con la sua lista Cambiamenti. Accanto ai nomi poi nell’attuale Pd comunale ci sono, strano a dirsi, le idee incontrollate e fuori dall’ortodossia di partito. Da un lato infatti c’è l’area che vuole scegliere il candidato all’intero del partito come da mesi va dicendo lo stesso Giglioli, dall’altro c’è un’area che propende invece per andare alla ricerca di un candidato nuovo alla politica, che sia in grado di marcare una forte discontinuità con l’era Gabbanini e con i sui predecessori, un’area che potremmo definire della realpolitik, al momento minoritaria nel Pd, ma che punterebbe su un reale rinnovamento della classe politica samminiatese. Un’idea sostenuta da un gruppetto progressista che non riconosce a nessuno dei tre candidati le potenzialità per vincere in un momento così difficile per il centrosinistra il Comune e che vede superati dalla storia, logiche e metodi che hanno tenuto in sella la giunta Gabbanini fino ad oggi. Già il fatto che a San Miniato vi sia una corrente del genere è un segnale importante. All’interno di quest’area poi c’è addirittura chi con grande senso di realismo politico non escluderebbe neppure un riavvicinamento a Manola Guazzini, magari per andare a creare una vera area di centrosinistra dove se Guazzini sarà il candidato sindaco di coalizione, al Pd rimarrebbe la possibilità di scegliere gli assessori. Un’idea fantasiosa, ma che trova sicuramente un fondamento di sostenibilità numerica e una forte progettualità politica verso il futuro, ipotesi che avrebbe anche un ruolo pacificatore nel meccanismo del Pd locale, lacerato dai vari scontri e ostracismi che si sono succeduti negli ultimi anni in un meccanismo poco politico e forse un pizzico troppo autoritario. Al momento nessuno ha formalizzato questa ipotesi, ma l’idea se pur minoritaria ha i suoi sostenitori nel Pd.
Che la scelta di un candidato interno al partito non sia condivisa da tutti e che potrebbe risultare debole lo dimostrerebbero anche i tentativi di abboccamento che lo stesso Gabbanini avrebbe provato ad attuare nei mesi scorsi con esponenti della cosiddetta società civile vicini al centrosinistra ad esempio al mondo Coop, nel tentativo di trovare un candidato in grado di attrarre un largo consenso da opporre ad un’eventuale candidatura di Guazzini e a un tentativo di sfondamento del centrodestra che naviga a livello nazionale e provinciale con il vento in poppa. Operazioni che comunque al momento non avrebbero avuto successo: nessuno infatti sarebbe intenzionato al momento ad impegnarsi in un mandato post era Gabbanini.
Di sicuro quindi sembra esserci che il sindaco, un po’ per orgoglio forse, molto per garantire continuità alle proprie scelte, magari a quei progetti rimasti inconclusi ma anche per non lasciare il proprio comunale in balia della deriva leghista, grillina e guazziniana, cercherà di avere un peso nella scelta del prossimo candidato. Il luogo dove si dibatterà di queste decisioni sarà probabilmente in prima battuta la segreteria del Pd e poi l’assemblea, tutti comunque sembrano determinati a non passare dalle primarie, a meno che non si arrivi a punti di rottura o di stallo, anche se qualcuno pensa come estrema soluzione a una consultazione di tutti gli iscritti al momento dell’ultimo congresso. Proprio sulle metodologie con cui attuare questo percorso, recentemente sembra che si siano creati degli attriti tra il segretario Giglioli, che vorrebbe garantire un percorso di trasparenza e rispetto degli istituti del partito e il sindaco Gabbanini che invece vorrebbe attuare questo percorso in modo da far valere il peso della tessere del circolo di San Miniato basso, che dovrebbe vantare numeri più grandi rispetto agli altri circoli. Unico modo per gli altri di annullare questo vantaggio di San Miniato basso potrebbe essere coalizzarsi e schiacciare i gabbaniniani sotto il peso delle proprie tessere. Proprio nel timore che questo possa accadere, c’è già chi sta lavorando per estendere eventualmente il dibattito ad un ambito di coalizione e ci sarebbe anche chi si sta adoperando per conto dell’area Gabbanini alla creazione di una lista civica in Valdegola nel tentativo di disarticolare il Pd della Valdegola e opporsi, così, a un’eventuale avanzata della lista Cambiamenti. Con l’ulteriore risultato di avere uno strumento che sposti, qualora necessario, il dibattito da dentro il Pd a un ambito di coalizione di centrosinistra. Una sorta di piano b per l’area un po’ più conservatrice con l’attuale linea del partito, ma di questo capiremo qualcosa di più nelle prossime settimane.

Gabriele Mori

 

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