Sicurezza, 80 vigili di quartiere in 15 comuni

Ci sono Pisa e Pontedera. Sono tra i 15 comuni toscani nei quali arriveranno in totale 80 vigili di quartiere in un progetto che prende il via in forma sperimentale e che impegna la Regione Toscana a sostenerne i costi per tre anni con tre milioni ogni anno. Un modo, questo, per alzare la percezione di sicurezza nelle città, con pattuglie a piedi che, lavorando nelle strade e nei quartieri più ‘delicati’, opereranno nella realtà quotidiana e diventeranno punto di riferimento per i commercianti e deterrente per le persone poco oneste.

L’idea era stata lanciata nei mesi scorsi, accanto alla richiesta di un innalzamento della dotazione organica delle forze dell’ordine, che risulta insufficiente anche in Toscana. I dettagli sono stati messi a punto dopo ottobre. Sono state trovate anche le risorse e ieri 18 febbraio è arrivato il via libera dalla giunta toscana, che definisce l’elenco della città dove gli ottanta vigili di quartiere, pagati dalla Regione, inizieranno ad operare: quindici comuni dove, negli ultimi tre anni, più alto è stato l’indice di furti e rapine, reati legati al traffico di stupefacenti, violenze sessuali, minacce, lesioni e percosse. Il criterio di scelta concordato con Anci, l’associazione dei Comuni, ha riguardato infatti l’indice di delittuosità in rapporto al numero di ‘abitanti equivalenti’ dei comuni, ovvero non solo conteggiando i resi denti ma anche i pendolari, gli studenti, chi vi si sposta giornalmente in entrata e uscita e naturalmente i turisti. Sono stati considerati inoltre solo i Comuni con un numero di ‘abitanti equivalenti’ sopra 35mila: quelli fino a 55mila avranno risorse per impegnare due vigili di quartiere su due turni, sopra 55mila due vigili per tre turni. Nell’elenco figurano anche Viareggio, Firenze, Massa, Prato, Livorno, Lucca, Pistoia, Grosseto e Arezzo. In tutte queste città  e anche a Pisa sono previste tre coppie di vigili di quartiere distribuite in altrettanti turni giornalieri, a spese della Regione. Campi Bisenzio, Pontedera, Sesto Fiorentino, Empoli e Piombino potranno contare invece ciascuno due coppie di vigili di quartiere al giorno. “Il nostro progetto – spiega l’assessore alla presidenza e alla sicurezza della Toscana Vittorio Bugli – prevede un finanziamento per tre anni, dal 2019 al 2021, per l’assunzione a tempo indeterminato di personale di polizia municipale da destinare alla polizia di prossimità”. Gli agenti dovranno svolgere esclusivamente questo servizio e trascorsi i primi tre anni i Comuni si impegnano a garantire la continuità del progetto, fino al 2023, sostenendone integralmente la spesa. La giunta regionale ha approvato oggi lo schema di accordo che dovrà essere firmato con Anci e che i contenuti principali della sperimentazione. I Comuni individuati dovranno quindi adesso elaborare specifici progetti modulati sulle proprie peculiari problematiche e declinati sulla realtà locale, individuando in particolar modo le zone della città in cui andranno ad intervenire i vigili di quartiere. I progetti saranno presentati alla Regione, che li dovrà approvare e finanziare. Nei prossimi giorni Regione e Anci si confronteranno con la Prefettura di Firenze per stipulare un ulteriore accordo, dove si delinea il raccordo con le forze dell’ordine e si definiscono criteri di collaborazione reciproca su altri aspetti collaterali al progetto e al tema della sicurezza. “Il progetto per i vigili di prossimità – aggiunge il presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni – rappresenta una grande opportunità. Un modello innovativo, di collaborazione fra le istituzioni, che viene incontro all’esigenza dei sindaci di dare risposte operative e concrete ai cittadini sul fronte della sicurezza. Abbiamo lavorato insieme alla Regione, per individuare i criteri più idonei a scegliere i luoghi della sperimentazione e siamo certi che i risultati non tarderanno a manifestarsi, anche grazie alla stretta collaborazione dei nostri agenti di polizia municipale con le altre forze dell’ordine”. I vigili di quartiere sono comunque solo uno degli strumenti che la Regione ha deciso di mettere in campo per aggredire il problema della sicurezza. “Servono politiche trasversali” spiega Bugli e, in molti casi, strumenti di prevenzione sociale. “Così, accanto ai progetti che riguardano la videosorveglianza (3 milioni e 250 mila euro di finanziamenti distribuiti dal 2016, con 171 progetti in ben 228 comuni ndr) – elenca – abbiamo avviato negli ultimi due anni una decina di progetti speciali per la rivitalizzazione di luoghi ‘difficili in altrettante città, nella consapevolezza che un quartiere vissuto, animato da negozi e con piazze che si riempiono di gente, possa essere un antidoto al senso di insicurezza”. La Regione ci ha investito più di un milione. Anche la riqualificazione urbanistica delle città aiuta ad alzare il livello della sicurezza: una buona o cattiva progettazione degli spazi pubblici non è indifferente. La Regione, negli ultimi anni, ha finanziato così otto progetti, in altrettanti comuni, per quasi 44 i milioni (i cosiddetti Piu) per migliorare ed incrementare la disponibilità di servizi sociali, culturali e ricreativi o la mobilità in aree marginali o degradate.

 

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