Lambertucci a Deidda: “Un’altra Santa Croce solo a parole”

Promette una ‘Santa Croce più bella e più giusta’. Secondo Alessandro Lambertucci, però, Giulia Deidda “lascia in eredità ai cittadini una realtà ben diversa: sporca, degradata, privata del sentimento dell’appartenenza. A parole e con un approccio che prova a mistificare la realtà tutto è bello e tutto funziona. Ma nei fatti, la realtà è una Santa Croce che non ci piace per niente.

Fatta di cartelli imbrattati o mancanti, di panchine distrutte, di alberi vandalizzati, di marciapiedi ricoperti da erbacce, di rifiuti abbandonati, di segnaletiche stradali contraddittorie e pericolose, di strade piene di buche da far invidia a Roma, di una viabilità senza né capo né coda. E ancora, di edifici pubblici con vetrate rotte da mesi, di imbrattamenti e olezzi di varia umanità, di assenza di sorveglianza e di mancata manutenzione. Condizioni che generano luoghi altamente degradati. Il Corso è ormai abbandonato e caratterizzato da edifici fatiscenti. Nessun controllo al punto che chiunque transita in auto infischiandosene bellamente dei divieti. I negozi inesorabilmente chiudono e gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno. Vogliamo poi parlare dei ‘fantasmi’ costituiti dalle concerie dismesse? In alcuni casi pare di essere in una Baghdad bombardata dai raid aerei o nelle periferie di una metropoli sudamericana. E, si badi bene, che la colpa non è dei proprietari ma di una politica incapace di dare risposte concrete e di favorire il recupero e riuso di aree dismesse. Questa è l’eredità che ci lascia chi per cinque lunghi anni non ha fatto nulla e che ora, promette, con credibilità pari a zero, una Santa Croce ‘più bella e più giusta’. Ecco, noi, visto come ce la stanno lasciando, vogliamo un’altra Santa Croce.
Noi non vogliamo ‘favolette’ o ‘realtà edulcorate’, siamo consci che la Santa Croce che si vorrebbe è al fine il paese in cui viviamo, abitiamo, lavoriamo, ci confrontiamo. O almeno quello in cui vorremmo che queste cose accadessero. Come vorremmo Santa Croce? Facile: altra rispetto a ciò che ci lasciano in eredità. Noi non ci pieghiamo alla logica di chi promette ‘bellezza e giustizia’ e ci lascia in dono ‘sporcizia e degrado’.
Non serve elaborare teorie ma calarsi fortemente nella realtà, osservare con occhi disincantati e governare, scegliere, decidere… giorno per giorno e non solo durante la campagna elettorale salvo dimenticarsi del paese per il periodo successivo barricandosi dentro il Palazzo. Diventare Città, comunità, è un passo importante poiché le radici sono state riconosciute meritevoli di quel salto di qualità che distingue una storia locale fatta di tanti tasselli, di tanti uomini che nel tempo hanno reso migliore e ‘speciale’ un territorio. Questo ‘tessuto sociale’ esiste ancora e merita un’altra Santa Croce. Nel suo video Deidda ha mostrato l’operosità dei conciatori, la bravura dei pasticceri rispetto all’amaretto santa crocese, l’inventiva di chi lavora per il Carnevale… tutte cose bellissime. Ma lei e la sua amministrazione cosa c’entrano con tutto questo? Hanno forse fatto qualcosa per favorire l’impresa? Per dare modo che le concerie abbandonate venissero recuperate? Azioni concrete… non chiacchiere. La sua Santa Croce è fatta di degrado, immobilismo, ideologia, non ascolto.
I dati reali non mentono e negli ultimi cinque anni: gli esercizi commerciali che hanno chiuso sono cresciuti a dismisura. Nel centro e non, non è stata recuperata nemmeno un’area dismessa. Delle previsioni contenute negli strumenti urbanistici non se ne è avverata nemmeno mezza, non è stata attuata alcuna valorizzazione del patrimonio pubblico, la viabilità ha subito continue irrazionali ‘trasformazioni’, segno evidente di chi brancola nel buio e prova tanto per provare. Tutto questo è il segno più evidente di un fallimento totale e dell’incapacità di governare i processi di sviluppo di un territorio.
Della Politica, grande assente di questi cinque anni, era il compito di ‘ri-solvere’ i problemi. La Santa Croce che vogliamo è pertanto un luogo con una Politica capace di dare risposte certe e rapide, di rifondare il paese nelle sue radici e nella sua essenza, di valorizzare il suolo, le energie positive e la capacità produttiva”.

 

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