Gli Arbëreshë del sud Italia protagonisti di “Hora”, documentario all’Arsenale di Pisa foto

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di Nilo Di Modica

Se ne contano circa 100mila, divisi in oltre cinquanta antiche comunità, sparse per tutto il Meridione in paesi che, spesso, hanno contribuito a fondare qualche secolo fa. Tanti sono i membri della minoranza “storica” degli albanesi d’Italia, noti come Arbëreshë, ridotta comunità etno-linguistica albanese stanziata nel nostro paese ormai da secoli e parlante una lingua ormai molto differenziata dall’albanese moderno.

Una storia che domani sera a Pisaa alle ore 20, presso il Cinema Arsenale, sarà raccontata attraverso le immagini del documentario “HORA – Una Storia Arbëreshë” scritto e diretto da Maria Alba e Graziana Saccente. L’evento è promosso dall’Associazione Culturale Calabrese Esperia, interverrà il Presidente Francesco Lochiatto che ne curerà l’introduzione. Prima della proiezione, le registe racconteranno il processo di ricerca e creazione di questo documentario, con la presenza in sala della protagonista Anastasia Maccarrone. Al termine della proiezione, Antonio Capellupo, Responsabile della programmazione per il Cineclub Arsenale modererà il dibattito finale.

Provenienti dall’Albania e dalle numerose comunità albanesi delle aree geografiche storiche della Morea e della Ciamuria, oggi nell’odierna Grecia, queste comunità albanesi si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII secolo, in seguito alla morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg e alla progressiva conquista dell’Albania da parte dei turchi-ottomani. Questo cortometraggio tratta la questione dell’identità italo-albanese, che è estremamente complessa e non completamente risolta e accettata. Fino al secolo scorso le comunità arbëreshë custodivano ancora dei tratti distintivi che le caratterizzavano rispetto ad altre realtà del Meridione, ma negli ultimi sessant’anni molto si è andato perdendo: le parole contaminate, la ritualità cambiata, i luoghi dimenticati. Nonostante questo, gli Arbëreshë rappresentano ancora oggi il più grande esempio di interculturalità in Italia.

L’obiettivo del progetto è quello di offrire un punto di vista più autentico e personale sull’evoluzione attuale di questa minoranza etnico-linguistica, tramite l’esperienza diretta e le riflessioni della protagonista del film. Anastasia, nata a San Nicola dell’Alto, un piccolo paese calabrese di origine arbëreshë dove ha trascorso la sua adolescenza, ogni estate affronta il suo lungo viaggio in treno per tornare a casa, attraversando l’Italia da nord a sud, tra cambi, coincidenze e conversazioni, quasi come un rituale sacro verso la propria terra. Questa volta però Anastasia decide di condividere il viaggio con un’amica. Inizia così un’inaspettata avventura che la porterà ad aprire le porte della sua interiorità e a riscoprire quel mosaico di culture che la contraddistingue.

 

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