Rimossa l’edicola confiscata alla mafia, le reazioni foto

Il Psi lancia un'alternativa, Bugli e Pieroni ricordano i giorni dell'inaugurazione

Era chiusa, ma per l’edicola di Borgo stretto a Pisa confiscata alla mafia c’era un progetto. Da ieri 2 gennaio, però, è stata rimossa e la sua assenza non è passata inosservata.

“La Regione – ha detto l’assessore Vittorio Bugli – ha condiviso e sostenuto, fin dal primo momento, la battaglia di Libera per mantenere in vita l’edicola di Borgo Stretto a Pisa, confiscata anni fa alla mafia e divenuta simbolo dell’impegno contro la criminalità organizzata. Per questo la rimozione, dall’oggi al domani, di questa struttura, è un atto che non condividiamo. Il sindaco aveva preso impegni pubblici a trovare una soluzione dopo che vi fu, tra l’altro, una vasta mobilitazione di cittadini e istituzioni per garantirne la sopravvivenza”.

L’edicola è stata oggetto di tanti laboratori sociali e di un progetto di riutilizzo con l’università di Pisa. “Chiediamo – continua Bugli – che il sindaco dia una spiegazione riguardo a questa decisione unilaterale, arrivata come un fulmine a ciel sereno, quando ancora era in corso un confronto per trovare soluzioni adeguate. Una decisione che rischia, oggi, di vanificare anche l’opera di sensibilizzazione sfociata in un progetto avviato con gli studenti delle scuole pisane, cancellando il lavoro fatto nei mesi scorsi e i messaggi di speranza che i ragazzi avevano affidato alle decine di lettere esposte nell’edicola in una bacheca”.

“Attorno a quell’edicola – ricorda Bugli – si è mobilitata un’ampia fetta della popolazione, dalle scuole alle associazioni studentesche, con il supporto di don Luigi Ciotti e dei rettori delle università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna. E ora questi soggetti hanno ricevuto un colpo ferale proprio dalle istituzioni. Tutto ciò è brutto e basta e questo non lo si può nascondere dietro alcunché”.

Carlo Sorrente, il segretario Psi Pisa ha sottolineato come “Il manufatto, invero brutto, ingombrante e inutile essendo non più utilizzato da tempo, aveva una storia che lo legava alla mafia, alla quale era stato confiscato. Fra le voci più autorevoli che si sono innalzate nei toni c’è chi addirittura si appella al giudizio della storia contro la giunta di destra rea di essere insensibile ai valori della lotta antimafia, senza considerare che l’edicola era stata abbandonata da anni dalla cooperativa sociale di cultura etica cattolica e solidale che l’aveva presa in gestione. Noi socialisti laici e riformisti crediamo che la rimozione del manufatto abbandonato in disuso abbia restituito decoro alla città che, nonostante il cambio di amministrazione, appare tuttora abbastanza sporca e abbandonata proprio nei luoghi storici di massima presenza dei turisti. More solito ci si accapiglia sul nulla, con le consuete accuse ed offese fra guelfi e ghibellini, quando magari sarebbe stato sufficiente, se la giunta fosse stata più accorta e sensibile ai valori della legalità, dopo la necessaria rimozione dello scempio, apporre, sulla base di una condivisione consiliare e pubblica, una targa per ricordare che un tempo in quel luogo c’era un’edicola confiscata alla mafia”.

I socialisti si augurano quindi, che “allo spirito polemico a Pisa prevalga sempre il buonsenso che la città litigiosa è condannata a non reagire al declino ormai devastante nei cuori e nelle menti. Facciamo appello affinché la dura polemica sulla demolizione dell’edicola rudere, a suo tempo ‘sequestrata per mafia’, termini con il buon senso. Invitiamo gli tutti ad una maggiore cautela nei modi e nei toni poiché l‘averla demolita è compatibile con il decoro urbano di uno dei posti più belli del Borgo. Come Psi lanciamo la proposta di apporre sul selciato o sulla colonna prospiciente all’ex fatiscente rudere una formella evocativa delle vittime della mafia e del terrorismo a futura e imperitura memoria”.

Per il consigliere regionale del Pd Andrea Pieroni, “L’edicola era un simbolo di legalità, un bene confiscato dopo una operazione anti mafia che interessò Pisa nel 2013. Dalla sera alla mattina non esiste più un riferimento a testimonianza che anche nella nostra Toscana non si deve abbassare la guardia contro l’infiltrazione mafiosa. Un luogo che l’associazione Libera aveva restituito alla città. Ricordo l’inaugurazione alla quale partecipai come presidente della Provincia insieme a don Luigi Ciotti. Perché è successo questo?”.

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