Tutti sopra alla bilancia, un progetto e una canzone per raccontare la quarantena

Per strappare una risata ma con un proposito: "Aiutare una famiglia quando arriviamo a mille like"

Si sono conosciuti da bambini e ora che i bambini li hanno loro, un po’ bambini ci ritornano. Per affrontare nel modo migliore possibile questo terribile momento di emergenza sanitaria. Sono 15 ragazzi del comprensorio del Cuoio che la loro quarantena, hanno deciso di passarla ridendo. Delle piccole e grandi manie degli italiani in isolamento: con le urla alla finestra a chi continua a non stare in casa, con le mani in pasta, la tavola sempre apparecchiata e il frigo riempito nell’ora d’aria settimanale per la spesa.

tutti sopra la bilancia giulia e gli altri zona cuoio distanti ma uniti

E allora la sfida è a salire sulla bilancia e Tutti sopra la bilancia diventa una canzone e un video che serve ad alleggerire il clima di queste giornate tutte uguali e a sentirsi uniti, nonostante le distanze. Perché forse, di tutti i periodi storici in cui questo immenso dramma poteva capitare, questo con internet, le video chiamate e le consegne a domicilio non è il peggiore.

Un progetto leggero, ma per niente frivolo tanto che le famiglie si sono prese un impegno: “Se la nostra pagina Facebook I Rosita arriva a mille like, ‘adottiamo’ una famiglia del territorio. Una alla quale serve aiuto, che sia cibo, mascherine o altro ancora. Se qualcuna vuole candidarsi intanto, noi siamo qui”. Perché non è mai imbarazzante chiedere aiuto, ma meno ancora deve esserlo adesso, quando le condizioni sono davvero senza precedenti.

Le quarantene non sono tutte uguali, lo diciamo dall’inizio. E siamo pronti a scommettere che non tutte le ore di questi meravigliosi ragazzi siano così. Ma ridere è contagioso e allora prendiamoci un po’ di tempo, anche provando a vederci in certi comportamenti e sorridere al pensiero che non siamo soli.

“Il ‘difetto’ del nostro gruppo – raccontano – è che si invecchia fuori ma si rimane giovani dentro“. E a forza di sentir dire che ciascuno, in questa tragedia, deve fare la sua parte, loro rispettano la prima regola che è stare a casa, ma in più mettono a disposizione quello che hanno: la leggerezza e la capacità di strappare un sorriso. “Questa prigionia è salutare ma anche un po’ noiosa e allora ci siamo fatti venire l’idea”.

Tutti, più o meno, in questi giorni affrontiamo telefonate tutte uguali: non ci sono grandi novità quando si sta a casa per giorni. Così quelle parole, quei gesti e i compiti da dividersi sono diventate l’occasione di uscire dai soliti dialoghi e dalle stesse conversazioni. “Prima di tutto c’è l’enorme rispetto per le vittime, per i malati, per chi tutti i giorni lavora incessantemente per portare avanti il nostro bel Paese. Con queste parole, però, abbiamo provato a raccontare cosa succede nelle case italiane”, quelle di chi deve soltanto restare a casa. 

Grazie, allora a Pamela, Damiano, Vittoria, Viola, Alessandro, Elena, Rachele, Marshall, Antonio, Filippo, Carlotta, Andrea, Giugy, Marco, Federico, Niccolò, Gloria, Ilaria e Matteo.

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