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“Colpevole negligenza e velleitario ottimismo”, oltre 300 docenti criticano la ripresa della scuola

17 settembre 2020 | 13:31
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“Colpevole negligenza e velleitario ottimismo”, oltre 300 docenti criticano la ripresa della scuola

L’accusa: “Politiche errate e puramente propagandistiche”

“Velleitario ottimismo”, così oltre 300 docenti di Pisa e provincia descrivono l’approccio alla riapertura delle scuole. I trecento insegnanti delle scuole pisane hanno sottoscritto un duro documento di critica rispetto alla riapertura dell’anno scolastico. Tra i firmatari, l’unica del comprensorio del cuoio è una professoressa del liceo Marconi di San Miniato.

La condanna parte dalle radici più antiche: “i tagli degli ultimi 30 anni, l’assenza di qualunque politica per l’edilizia scolastica, le classi pollaio, la cronica incapacità nella programmazione dell’organico”. Allo stesso tempo puntano il dito sulle mancanze e le scelte politiche che reputano “errate e puramente propagandistiche” che hanno caratterizzato la gestione della crisi da Covid.

“Il Ministero dell’istruzione – hanno detto -, incurante di ogni evidenza scientifica sulla centralità del distanziamento per contenere il contagio, ha proceduto, come se nulla fosse successo, a un sistematico accorpamento delle classi e alla costituzione di nuove classi, come previsto dalla riforma Gelmini, da non meno di 27 studenti.

Per mesi si è parlato di banchi, di improbabili ridislocazioni in spazi e strutture del tutto inadeguate all’attività didattica, rifiutando di prendere in considerazione misure di buon senso come la riduzione degli studenti per classe, la rimodulazione degli orari, il potenziamento dei mezzi pubblici.

I docenti – conclude il documento – consapevoli della centralità dell’istituzione scolastica per la salute civica di un paese, rivendicando la passione per il proprio mestiere, denunciano la colpevole negligenza dimostrata sulla scuola da anni e chiedono un impegno concreto per affermare le ragioni di un diritto allo studio e all’insegnamento in sicurezza che riporti la scuola e i suoi attori al centro reale del discorso pubblico”.