“Con la riapertura delle scuole e tutto l’indotto era largamente prevedibile”, l’infettivologo sull’impennata di contagi

Francesco Menichetti: "Il vaccino? A primavera ma sarà destinato inizialmente solo ai pazienti fragili. Essenziale vaccinarsi per l'influenza"

Impennata di contagi, sia in Toscana che nelle altre regioni. Sulla situazione Covid-19 abbiamo posto qualche domanda a Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive, all’università di Pisa e primario di malattie infettive all’ospedale di Cisanello e da mesi alla guida della sperimentazione della plasmaterapia.

Siamo alla tanto temuta seconda ondata?
Certamente. Siamo entrati con prepotenza e vigore nella seconda fase dell’epidemia, favorita probabilmente dalla riapertura delle scuole che hanno messo in movimento 8 milioni di persone tutte assieme, in un contesto che non registrava ancora la scomparsa della diffusione del virus.

Era prevedibile? In cosa abbiamo sbagliato, sia come cittadini sia come istituzioni?
Senz’altro il rischio rappresentato dalla riapertura delle scuole era largamente prevedibile, considerato anche quello correlato ai trasporti e a tutte le attività peri-scolastiche avviate di conseguenza. Capisco la necessità di riprendere la scuola, ma, forse, una maggiore prudenza e progressività sarebbero state consigliabili. Ora si sta infatti tornando rapidamente indietro, ma quando i buoi sono già fuggiti dalla stalla…

È di ieri il nuovo decreto, le cui misure restrittive in molti, soprattutto tra i medici, considerano troppo blande. Ai sindaci era già stata data la possibilità di istituire zone rosse. Saranno sufficienti le limitazioni o, secondo lei, sarà inevitabile un secondo lockdown, come hanno fatto alcuni paesi europei?
Il nuovo decreto è tutt’altro che blando, ma va a colpire mortalmente alcune attività commerciali, come bar e ristoranti, e torna ad aggredire le attività culturali e ricreative, come i cinema e i teatri, che non meritavano di essere fermati, avendo fatto di tutto per adeguarsi a norme di sicurezza corrette.

Gli ospedali stanno riaprendo i reparti per malati di coronavirus. Il sistema ospedaliero toscano, a partire dalla Asl Toscana nord ovest, è in grado di “reggere” in caso che i ricoveri aumentino?
Lo potrà essere, se affidato ad una cabina di regia competente e in grado di prendere decisioni tempestive ed armoniche: è una sfida per il governatore Eugenio Giani, l’assessore alla salute Bezzini e il dipartimento di sanità che dovrebbe rappresentare la “testa pensante” che detta gli indirizzi tecnico scientifici

Vaccino e cura: a che punto siamo?
Il vaccino arriverà rapidamente
, ma poi dovrà essere prodotto in quantitativi sufficienti a soddisfare le richieste. Quindi inizialmente verrà utilizzato soltanto nelle categorie più a rischio di contagio, come i pazienti fragili, i sanitari e nei pubblici servizi. Si va alla prossima primavera, se tutto va bene. È invece essenziale aderire alla campagna vaccinale antinfluenzale appena avviata si tratta di un vaccino efficace e disponibile che potrà essere di grande aiuto ai singoli e alla comunità e potrà contribuire a diminuire la pressione sui servizi ospedalieri.
Le cure per il Covid scarseggiano: cortisone, eparina e Remdesivir hanno efficacia limitata a sottogruppi di pazienti in fasi particolari della malattia. In attesa dei tanto celebrati anticorpi monoclonali – la cura Trump – noi proponiamo ai nostri pazienti il plasma iperimmune, donato dai convalescenti. Lo facciamo nell’ambito della sperimentazione che contribuirà a chiarire la sua efficacia terapeutica.

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