Vanni: “I soldi si devono dare a chi è in grado di creare ricchezza e lavoro o si vanifica lo sforzo di mesi”

“A luglio e agosto avevamo visto uno spiraglio, poi con settembre tutto è crollato". Servono "Investimenti strutturali che diano respiro al commercio"

“La situazione è gravissima, non possiamo affrontarla con mezzi ordinari. E’ necessario che tutti facciano la loro parte, a cominciare dal Comune”. E’ un vero e proprio grido di allarme quello lanciato da Alberto Fausto Vanni, storico commerciante di Santa Maria a Monte, che come tanti suoi colleghi si trova a fronteggiare la più grossa crisi di sempre.

“Ho letto le dichiarazioni della sindaca Ilaria Parrella e in parte le condivido: è giusto che il Governo faccia la sua parte. Ma aggiungo io che anche il comune deve fare lo stesso – dice –. Per questo faccio a lei, oltre che alla Regione, un accorato appello per venire incontro ad un settore che in questo momento vede vanificato il lavoro di anni, ma soprattutto lo sforzo di questi ultimi mesi”.

A pesare sul settore secondo Vanni, oltre la crisi prodotta dalla pandemia in generale, anche la percezione che di essa si sta dando, con fortissime ripercussioni su tutta un’economia che, almeno nel periodo estivo, aveva visto parzialmente premiati gli sforzi per mettersi in regola e provare a restare aperti malgrado tutto.

“A luglio e agosto avevamo visto uno spiraglio, poi con settembre tutto è crollato – dice –. Il terrorismo mediatico ci sta distruggendo. Su tutte le reti si parla di questa cosa solo in una dimensione distruttiva, senza speranza. Il messaggio è stare in casa, fare provviste e non spendere nulla, ma intanto ci sono interi pezzi di economia che vanno a rotoli”.

Di qui l’idea di un doppio appello, alla Regione e al Comune, per investimenti strutturali che diano respiro al commercio. “In queste settimane sento parlare solo di soluzioni palliative, soldi a pioggia che non hanno niente di strategico o strutturale – continua il titolare di All Goods a Ponticelli –. A Giani voglio dire che fa bene, come ha dichiarato più volte, a pensare alla salute dei cittadini toscani e alle attività produttive. Solo che la ricchezza non la fa solo l’industria: il commercio vive una crisi senza precedenti che può essere superata solo con interventi ugualmente senza precedenti. L’inviolabilità del ‘privato’ è una scusa: nel ‘92 si trovò il coraggio per affrontare la crisi”. E fra le cose da fare, per Vanni, ci sono investimenti che vadano ad incidere sulla spesa più importante che ogni commerciante si vede costretto ad affrontare ogni mese: l’affitto. “Io stesso mi sono trovato nella situazione inedita di dover chiedere al padrone dello stabile di venirmi incontro – racconta –. Quella dell’affitto è la spesa principale di ogni esercizio. Proprio per questo credo che la Regione Toscana debba intervenire per fare in modo che questa spera, per un anno o un anno e mezzo, si vada dimezzandosi, con un intervento diretto della Regione e una mediazione con i proprietari, o attraverso una forte defiscalizzazione su immobili e affitti”.

In secondo luogo, il comune. “Nessuno ha la bacchetta magica, ma se si continua ad affrontare una crisi come questa con i soli pacchi alimentari ed i soldi a pioggia, lasciando soli coloro che portano ricchezza nel territorio, non risolviamo niente. I soldi si devono dare a chi, una volta ripartito, è in grado di creare ricchezza e lavoro – continua –. Per questo anche i sindaci devono fare la loro parte. Molto di più di quanto fatto in passato. In sette anni di governo l’assessore alle attività produttive non ha fatto una sola riunione con i protagonisti del commercio, vogliamo continuare così? Ecco che l’ente locale deve incidere positivamente con interventi massicci su Imu, Tari, Tasi e tariffe. Altrimenti non ce la possiamo fare”.

“La mia famiglia ha aperto questo commercio negli anni ‘30, io sono nel settore praticamente da sempre. Con me, come in tante altre realtà come la mia, stanno persone di fiducia che lavorano in negozio da 20 o 30 anni. Persone delle quali non vorremmo mai fare a meno, che lavorano e spendono sul territorio. Ma se tutti non fanno la loro parte e ci perdiamo dietro solo a sussidi, questo territorio così ricco che ha dato tante opportunità a tutti noi rischia di uscirne stravolto, perché senza ricchezza diffusa e lavoro frana tutto”.

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