“C’è violenza anche senza sangue”, la testimonianza di una vittima

"Dobbiamo imparare a guardare certi comportamenti con gli occhi giusti"

“Quest’anno in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, fagocitati come siamo dall’emergenza coronavirus, nemmeno i consueti convegni e incontri, ma questo sinceramente sarebbe il minimo. Ciò che invece continua a mancare, indipendentemente da qualsivoglia pandemia, è una reale consapevolezza sul tema, della violenza sulle donne. L’incapacità di riconoscerla in ogni suo aspetto”. Lo sottolinea una dipendente dell’Ausl Toscana nord ovest che per anni ha subito violenza.

Con l’appoggio della direttrice generale Maria Letizia Casani, ha voluto condividere un suo pensiero con tutto il personale. “Sono lieta – spiega la direttrice – di accogliere la sua richiesta perché spero che possa contribuire ad accrescere la solidarietà e la consapevolezza su un fenomeno ancora troppo diffuso e sottovalutato”. Ecco, allora, il testo integrale della lettera.

Non è violenza finché non scorre il sangue, o meglio ancora, finché una donna non viene trovata morta ammazzata. Solo in casi così estremi, prevale lo sgomento anche se comunque non manca mai l’idiota di turno che va in soccorso dell’assassino, interrogandosi sul comportamento più o meno etico tenuto dalla vittima. Questo atteggiamento, se in queste circostanze è un fenomeno abbastanza isolato, diventa diffuso in altre forme di violenza, considerate minori o di poco conto, quasi come se potessero rientrare nell’ordine delle cose.

Troppo spesso, la gravità di certi comportamenti, intimidazioni, offese, minacce, diffamazione sui social, viene parametrata, passando dal giudizio morale della donna vittima di violenza. È questo retaggio culturale che sta alla base di tante denunce non fatte, di troppe donne ammazzate, violentate, stalkerate. L’indifferenza e il silenzio che serpeggia intorno alle donne vittime di violenza, genera ulteriore paura, senso di inadeguatezza e di colpa. Infatti, l‘isolamento sociale in cui troppo di frequente vengono confinate, incrementa in modo esponenziale il senso di solitudine, riducendo di gran lunga la possibilità di un vero e proprio riscatto.

Dobbiamo imparare a guardare certi comportamenti con gli occhi giusti, in modo da poterli davvero vedere e riconoscere, impedendo al pregiudizio di opacizzare la vista e offuscare la mente. Chi uccide, stupra, picchia e perseguita, una donna è un delinquente, punto e basta. Così, in occasione di questo 25 novembre, l’auspicio, è che possiamo trovare o ritrovare il piacere di una solidarietà vera, non solo dichiarata. È la solidarietà che matura giorno dopo giorno dentro ognuno di noi, l’unica che può essere dimostrata nella vita di tutti i giorni, attraverso le piccole cose, un semplice gesto, una parola, addirittura un’intonazione della voce, altrimenti è finzione e si vede.

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