Trapianti di fegato, a Pisa sono 100 l’anno da ormai un quarto di secolo

Il professore Paolo De Simone: "La pandemia non ha intaccato l’attività"

In 25 anni, 2.500 trapianti di fegato effettuati a Pisa ad oggi. Il trapianto numero uno fu eseguito a Pisa il 3 gennaio 1996.  “Il resoconto della storica notte è depositato nella memoria del professore Gianni Biancofiore, attuale direttore dell’unità operativa di anestesia e rianimazione trapianti – spiega Paolo De Simone  direttore dell’unità operativa di chirurgia epatica e del trapianto di fegato -. La paziente era una donna di 56 anni che ricevette un fegato prelevato a Firenze da un donatore di 47 anni. Il trapianto numero 2500 è stato eseguito invece il 25 febbraio 2021 in un paziente di 66 anni, da donatore di 81.  I dati illustrano già cosa è cambiato. Riceventi e donatori sono più anziani di quelli di 25 anni fa. Oggi trattiamo pazienti più anziani e trapiantiamo fegati più anziani. Mentre il donatore di 25 anni fa era un paziente vittima di trauma stradale, quello odierno è un individuo anziano ricoverato per patologia cerebrovascolare. In sintesi questi sono i più importanti cambiamenti epidemiologici”.

In 25 anni la Regione Toscana si è dotata di un sistema strutturato di reperimento dei donatori affidato ai coordinamenti locali e sotto il controllo dell’Ott-Organizzazione toscana trapianti nata nel 2003. Esiste una coordinazione di tutte le aziende regionali toscane e un sistema ben definito di segnalazione della disponibilità di un donatore, di trasporto di équipe e di organi.

“In Aoup – prosegue De Simone – il programma trapianto di fegato è stato possibile grazie all’integrazione con le altre Uùunità operative e servizi aziendali. Oggi non esiste virtualmente attività che non abbia relazione con i trapianti di fegato e viceversa, dal laboratorio analisi, alle malattie infettive, all’epatologia, alla radiologia al centro trasfusionale e così via. I trapianti di fegato sono basati sull’insieme di tutte le attività assistenziali aziendali.  Nel corso degli anni il panorama della trapiantologia epatica si è andato arricchendo con nuove opportunità in passato  sconosciute: la prima è consistita nell’impiego di donatori cosiddetti subottimali o a criteri allargati. Si tratta di individui anziani e che rappresentano oggi la principale risorsa di donatori della nostra Regione e del nostro Paese. Il nostro centro è stato tra i primi a introdurre l’uso routinario di fegati anziani sin dal 2000 e abbiamo trapiantato con successo organi ultranovantenni arrivando sino a 97 anni. A tale riguardo il centro di Pisa ha prodotto numerose evidenze scientifiche cui si sono dedicati alcuni ricercatori del nostro gruppo come il dottor Davide Ghinolfi. Una più recente alternativa per sopperire alla carenza di organi è il ricorso ai donatori dopo morte con criteri cardiaci, i cosiddetti Dcd (donors after cardiac death) e il cui utilizzo si sta diffondendo in Italia negli ultimi anni. Il nostro centro ha introdotto tre anni fa questa alternativa alla classica donazione da cadavere a cuore battente, partecipando attivamente all’avanzamento delle tecniche e delle evidenze scientifiche internazionali. Questo tipo di donazione richiede uno sforzo organizzativo considerevole da parte delle strutture regionali di coordinamento, degli ospedali, dei coordinamenti locali alla donazione e dei centri trapianto. Recentemente abbiamo eseguito 2 di questi trapianti con organi provenienti da donatori che avevano deciso in vita di donare allorquando fossero in condizioni di danno encefalico irreversibile (donatori DCD controllati del 30 dicembre 2020 e del 1 marzo 2021).    Parallelamente, abbiamo assistito a un cambio nelle indicazioni al trapianto di fegato. Sono aumentati i pazienti affetti da tumore primitivo del fegato (l’epatocarcinoma) e si affacciano nuove indicazioni oncologiche, come i pazienti con metastasi epatiche di carcinoma colorettale, quelli con colangiocarcinoma o metastasi di tumori neuroendocrini. Tutte queste nuove indicazioni sono già state introdotte a Pisa e ci stiamo preparando a un incremento considerevole di queste indicazioni”.

La pandemia non ha intaccato l’attività trapiantologica nel 2020. Il sistema sanitario regionale e le strutture aziendali hanno saputo reagire e la separazione dei percorsi ha consentito di proseguire queste attività.

“Non nascondiamo – aggiunge De Simone – che le difficoltà siano state numerose: la paura di contagio tra gli operatori, innanzitutto. Poi il controllo scrupoloso di tutti i pazienti che afferiscono alla nostra struttura. Quindi la riconversione di tante modalità di assistenza in presenza in forma telefonica o telematica. L’insegnamento è che la coordinazione, l’integrazione e la comunicazione permettono di superare le difficoltà”.

La storia dei trapianti di fegato a Pisa ha anche tanti nomi. Uno speciale ringraziamento va oggi a tutto il personale infermieristico e medico dell’unità operativa di chirurgia epatica e del trapianto di fegato e a tutte le altre strutture aziendali coinvolte nel percorso. Tra queste un ruolo di primo piano riveste da sempre l’unità operativa di anestesia e rianimazione trapianti che lavora in tandem con la prima, contribuendo al successo del programma. Ma poi anche le strutture di medicina trasfusionale e biologia dei trapianti, radiologia interventistica, radiodiagnostica 1 e radiodiagnostica 2, laboratorio analisi chimico-cliniche, laboratorio trapianti, malattie infettive, epatologia, endocrinologia e metabolismo dei trapianti d’organo e cellulari, oncologia 1 e oncologia 2, cardiologia 1, endoscopia interventistica e pediatrica, psicologia clinica, anatomia patologica 3, virologia, microbiologia batteriologica e microbiologia micologica.

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