Il Cuoio in marcia per la Pace, fino all’Ucraina foto

Una delegazione guidata dal vescovo arriverà a Leopoli per portare solidarietà

Una passeggiata contro la guerra, contro la follia delle armi e degli imperialismi. Una marcia attraverso il comprensorio, a nord e a sud e dall’Arno, con due percorsi paralleli che si incroceranno a San Romano per raggiungere insieme la Torre Giulia. Torna dopo tre anni la seconda edizione della marcia per i diritti umani organizzata dal movimento Shalom e dalla Fondazione I Care insieme ad associazioni laiche e religiose del comprensorio, tutte accomunate dal rifiuto della guerra e dai valori di solidarietà.

Appuntamento sabato 25 giugno, con una marcia che sarà centrata inevitabilmente sul conflitto in Ucraina, anticipando di alcune settimane il viaggio che il movimento Shalom si prepara a compiere nel mese di luglio proprio nel Paese est europeo. “Dall’11 al 14 luglio – ha annunciato don Andrea Cristiani presentando la Marcia della pace – andremo a Leopoli insieme al vescovo della diocesi di San Miniato Andrea Migliavacca e al sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli -. Ovviamente non potremo portare con noi un gruppo troppo numeroso, ma questa spedizione servirà a portare la nostra solidarietà alle vittime civili, a cominciare dai bambini. In quell’occasione contiamo di incontrare il vescovo cattolico e quello ortodosso di Leopoli”.

Una vera e propria mobilitazione per la pace quella del comprensorio, dove già nell’aprile 2019 era stata organizzata la prima marcia per i diritti umani, centrata all’epoca sul dramma dei migranti e dei naufragi nel Mediterraneo. All’appello, allora come adesso, avevano risposto tantissime associazioni della zona, creando nel Cuoio un sodalizio “assolutamente innovativo e unico nel suo genere – ha detto don Cristiani –, forte di una consistenza ideale fondata su cardini inalienabili capaci di mettere d’accordo realtà laiche e religiose”. Insieme a Shalom e alla fondazione I Care, infatti, fanno parte del comitato promotore l’associazione Popolo Uniti, l’associazione Hurria, l’Arci, la Cgil e l’Anpi, insieme a varie associazioni di volontariato presenti sul territorio, alla Caritas, alle società sportive e alle case del popolo. “Dopo l’interruzione causata dal Covid e anche alla luce di un evento catastrofico come quello che sta accadendo in Ucraina – ha spiegato il presidente della fondazione I Care Paolo Sordi – abbiamo deciso di ripetere l’iniziativa perché crediamo ci sia la necessità di fermarsi a riflettere sul cammino che abbiamo intrapreso, con una guerra strisciante che ci riguarda in prima persona. Abbiamo pensato di riproporre lo stesso percorso del 2019, anche se il clima di questo periodo ci ha spinto ad anticipare la marcia al mattino”.

L’appuntamento è per sabato 25 giugno, alle 8,30, in due differenti punti di ritrovo: uno alla Casa Culturale a San Miniato Basso e l’altro in piazza XX Settembre a Fucecchio, dove intorno alle 9 prenderanno il via le due marcie parallele che viaggeranno rispettivamente sulla Tosco Romagnola e sulla provinciale Francesca, toccando anche Ponte a Egola, Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto prima di raggiungere entrambe il santuario di San Romano. Da qui la marcia proseguirà assieme fino al circolo Torre Giulia (con arrivo previsto intorno alle 12,30) dove saranno disponibili alcuni bus navetta per tornare ai punti di partenza.

“Questa continua pubblicizzazione della guerra – ha detto don Cristiani – raccontata per tifoserie e con l’elenco di tutti gli armamenti in campo, ha prodotto una diffusa indifferenza. Con questa marcia vogliamo riaffermare una visione del mondo basata sulla solidarietà, sui diritti, sul primato della pace. L’obiettivo è rompere questa situazione comunicando un messaggio diverso, perché nel mondo di oggi se non comunichi non esisti”.

“Solidarietà, pace e diritti sono da sempre alla base dei nostri valori – ha aggiunto Giuseppe Novino in rappresentanza dell’Arci – ma forse avremo dovuto impegnarci di più su certi temi anche prima, anziché aspettare che la guerra tornasse alle porte di casa”. “Dobbiamo far passare il messaggio che la resistenza armata non è il solo modo per resistere – ha detto Giorgio Savini di Hurria -. La responsabilità è dei Paesi occidentali che non hanno voluto cercare la strada della tregua e della trattativa”. “La marcia è contro lo strumento della guerra, perché alla fine sta passando il messaggio che solo con la guerra si risolvono certe situazioni” ha sottolineato Mauro Giani dell’associazione Popoli Uniti, mentre Claudio Terreni ha ricordato come l’Italia sia al decimo posto nel mondo fra i Paesi esportatori di armamenti.

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