Un Manifesto del Palio e un Cda solo organizzatore, le proposte di San Michele per i Barchini foto

E' rimasta senza conclusione a causa del temporale l'agitata assemblea senza rappresentanti dell’Associazione Palio

Al primo punto un “Manifesto del Palio”, in cui sia messo nero su bianco il rapporto tra tutti i soggetti che compongono la manifestazione. Poi la formazione di un Cda, di cui dovrà far parte anche l’amministrazione comunale, insieme a un rappresentate per ciascuna contrada, più un gruppo di membri o un’associazione a cui sarà demandato il compito di organizzare il Palio dal punto di vista pratico. Un ente organizzatore di fatto, che dovrà però essere escluso da tutti gli aspetti relativi ai regolamenti tecnici e disciplinari della corsa, lasciati all’esclusiva concertazione tra le contrade. Sono questi i punti della proposta che la contrada San Michele ha avanzato nell’assemblea pubblica convocata ieri sera, 7 luglio, all’oratorio di via San Severo, di fronte a una nutrita platea di dirigenti e contradaioli di tutte e quattro le contrade, ma senza alcun rappresentante dell’Associazione Palio.

Una proposta illustrata a morsi e bocconi, con continui battibecchi e accesi scambi di opinione, dopo aver prima spiegato le ragioni che hanno spinto San Michele ad abbandonare la piazza durante il palio del 3 ottobre 2021 e infine a saltare l’edizione dello scorso maggio. Una decisione scaturita in parte (e forse soprattutto) dai contrasti tra il presidente giallonero Luca Petri e il presidente dell’Associazione Palio Paolo Nuti nei mesi che precedettero l’edizione a porte chiuse del 2021, come ricordato subito in apertura dallo stesso Petri. “La squalifica nel minipalio fu solo la goccia che fece traboccare il vaso – ha detto il presidente giallonero – perché noi potevamo aver commesso un’infrazione, ma la stessa infrazione l’avevano commessa altre due contrade. Forse abbiamo sbagliato ad andar via e tornassi indietro non so se lo rifarei, però ci sono situazioni ed emozioni che talvolta vengono prima della ragione”. “Infine poche settimane fa – ha aggiunto Petri – sono stato chiamato a una riunione che era stata pubblicizzata come un’occasione per ricucire. Invece mi sono trovato in una normale riunione del Comitato con le altre contrade”. “In quella occasione nessuno ti ha attaccato – hanno ribattuto la presidente di San Pietro Kety Toni e l’ormai ex presidente di San Bartolomeo Silvia Valori -: sei te che ti sei alzato dicendo che non davi la fiducia né il consenso. È l’ora di finirla, perché quando le questioni sono personali vanno risolte personalmente”.

Secondo i vertici di San Michele, invece, all’origine di tutti i problemi c’è la mancanza di regole oggettive. Regole da scrivere per permettere un cambio radicale. “La nostra proposta è la chiave per trovare quell’equilibrio che è sempre mancato – ha detto Giovanni Papa di San Michele -. È una soluzione che abbiamo elaborato guardando come sono organizzati gli altri palii. Noi partiamo da un presupposto: il palio è fatto da quattro entità chiamate contrade e da un ente organizzatore che nel tempo ha preso il nome di Comitato, Associazione Palio o pro loco. Da nessuna parte è scritto come è regolato il rapporto tra questi soggetti. Per questo proponiamo un Manifesto del Palio, sull’esempio del Manifesto del Gioco del Ponte. L’ente organizzatore, inoltre, deve essere svincolato da tutti i poteri relativi ai regolamenti e alla giuria, che devono essere affidati esclusivamente alle contrade e tornare ad essere neutri, perché è questo che ha creato i maggiori attriti negli ultimi anni. Non è normale ad esempio che il presidente dell’Associazione Palio, che inevitabilmente ha dei trascorsi in una contrada, sia presente nella sala Var insieme ai giudici. Inoltre, al vertice degli organi del palio deve esserci un Cda, in cui anche l’amministrazione deve fare la sua parte, non più solo economicamente ma anche politicamente”. Un’idea definita “interessante” dall’amministrazione comunale, anche se l’assessore Ilaria Durante ha precisato come la giunta non sia “mai schierata né da una parte né dall’altra”, ricordando alle contrade che nel 2019 “fummo proprio noi – ha detto Duranti – a proporci di entrare nell’organizzazione ma ci rispondeste che non andava bene”.

“Nel Cda deve esserci poi un rappresentante a contrada – ha proseguito Papa – perché da nessuna parte l’ente che sovrintende al palio è completamente terzo rispetto alle contrade. Dentro l’assemblea del Cda, infine, dovranno esserci dei membri eletti oppure un’associazione che si occuperà fattivamente dell’organizzazione del palio, slegandosi però da tutti gli aspetti disciplinari e regolamentari della corsa”.

Un’idea, quest’ultima, sulla quale secondo Silvia Valori di San Bartolomeo le altre tre contrade stanno già lavorando: “State proponendo delle cose esistenti, perché ne stiamo già parlando” ha ribattuto, prima che l’arrivo del temporale costringesse tutti a correre dentro i locali dell’oratorio, trasformando un’assemblea pubblica in un’inutile conversazione tra gruppetti.

Alla fine è mancata la conclusione, anche se è probabile che la discussione (almeno quella sui contenuti) prosegua nei prossimi giorni in municipio insieme alla stessa Associazione Palio. In compenso non sono mancati battibecchi, attacchi e sfoghi personali, compresi quelli di alcuni contradaioli gialloneri, contrari alla decisione di non partecipare al palio e soprattutto alla modalità con la quale è stata assunta.

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