Lettera aperta di Geri: “Per rilanciare Montopoli i cittadini fondino un’associazione”

Le nuove proposte per la valorizzazione: "Le idee lanciate sono rimaste nel cassetto"

Una associazione di cittadini e proprietari di fondi che si adoperi per riaprire questi angoli del paese e che concorra, insieme all’amministrazione comunale, nel rilancio di Montopoli. E’ una delle proposte che Gianfranco Geri, cittadino da sempre impegnato nell’offrire proposte per la valorizzazione del borgo, rilancia in una lettera aperta al sindaco e all’amministrazione comunale.

“Nonostante le tantissime e apprezzate iniziative culturali e gastronomiche organizzate a ripetizione dal Comune – osserva Geri -, nonostante la notevole passione teatrale di tante compagnie montopolesi che attirano gente e appassionati, nonostante la nascita ed il movimento di tante associazioni e gruppi votati alla ripartenza del Paese. Nonostante tutto, nel Borgo permane l’apatia più totale, l’assenza d’incisività di quanto sopra, e continua il vuoto più assoluto nessun seguito di nuova vitalità, nessun commento sui grandi movimenti del giorno prima vissuti nelle piazze o nei locali come se gli avvenimenti riguardassero solo chi li ha organizzati, come se il popolo non ne fosse stato informato o interessato, come se fossero cose private, feste che non riguardano tutti ma solo l’alta società o cerchie ristrette di addetti e di amici”.

“Ma anche quei partecipanti privilegiati, o erroneamente ritenuti tali, non lo sono affatto quando, arrivando, non trovano posti auto perché tutti occupati dai residenti, non trovano un bar, un negozio, un qualunque servizio aperto e nemmeno l’accenno d’un orinatoio, arrivano mirati all’avvenimento e se ne vanno alla fine cercando chissà cosa ma solo sul loro cellulare, perché intorno c’è il vuoto – sostiene -. Nel Centro storico, oggi, solo un alimentari, un macellaio ed un fioraio, immersi nel silenzio e nel buio, senza neanche un’insegna. Non era affatto così, fino a qualche decennio fa e non c’era bisogno di vivacizzare perché c’erano attività, vita vera e lavoro per tutti. C’erano tutti i mestieri possibili, ognuno era ripetuto senza limiti e ciascuno di essi permetteva di sfamare la propria famiglia. Ora siamo al nulla, e quelle attività non sono fuori dal Centro storico, no, non ci sono più, al loro posto tante case sempre chiuse. Da tanti anni è così, nonostante ripetuti appelli al risveglio. Ed ora Montopoli è un paese di vecchi veri, per i quali basta quel poco”.

“Qualunque iniziativa o attività fatte per far ripartire il Borgo lasciano il tempo che trovano, non si verifica alcun aggancio di idee – va avanti -: non ce la fa il Comune con i suoi sketch costosi, non i teatranti con le loro opere, non le associazioni di volontariato che hanno preso a cuore il paese, non la ProLoco con la sua rievocazione storica, appena sopportata per quel giorno e subito dimenticata. Tutto accade senza lasciare traccia, il residente non ha più la forza di interagire, non partecipa e sopporta in attesa che la festa finisca. Non ti curar di lor ma guarda e passa. Chi, cosa e come può far smuovere questa perenne apatia dal Borgo di Montopoli?”.

“Se il Comune – si legge nella lettera aperta – ha a cuore il recupero della vitalità del Borgo storico di Montopoli non deve aspettare che esso arrivi per diretta intraprendenza del montopolese, ma, secondo me, deve aggirare l’ostacolo facendo in modo che dai residenti arrivi la disponibilità dei loro fondi vuoti (peraltro già acquisita) e poi li si gestiscano riempiendoli di tutto quel che fa attrazione e richiamo turistico. Penso ad un’associazione popolare con dentro tutti i volonterosi che vogliono ed hanno le capacità di fare, anche manualmente, (peraltro già trovati) che prenda tutti i fondi disponibili in comodato (inizialmente gratuito) che li adatti alla buona ai vari scopi senza modificare situazioni catastali, che ne gestisca la sicurezza, l’apertura, il servizio al pubblico e la propaganda a 360 gradi”.

“Penso al Comune – aggiunge -, che permetta tacitamente di poter fare quanto basta per una partenza decente dell’insieme, che permetta l’uso di luce pubblica dove serve anche se per il tempo strettamente necessario, che attui un regime di sgravi fiscali forfettari verso i proprietari dei fondi e che prenda in seria considerazione le proposte infrastrutturali suggerite: parcheggi, circonvallazione, viabilità. Solo un impianto semplice ma di forte e deciso richiamo turistico, può sbloccare la situazione, tanti piccoli negozi e/o vetrine espositive che si affacciano sulle strade del Borgo e mostrano il bello dell’arte manuale e dei prodotti locali, manufatti in lana, in cotone o ricamati, collane braccialetti e orecchini degni d’un orafo, prodotti dell’agricoltura e viticoltura, della pastorizia e apicoltura, dell’artigianato del legno, del ferro battuto e della pittura. Insomma di tutto di più e senza limiti, per attrarre lo sguardo di chi passa. Oggettistica che ovunque sta facendo la fortuna dei Borghi storici tramite il turismo che, così richiamato, rivede e riassapora anche la bellezza dei monumenti e della cultura, oltre a godere della ricchezza della Campagna, dei panorami e della ricettività”.

“Quando lanciai l’appello al sindaco – ricorda -, sull’onda di Civita di Bagnoregio nel settembre 2020, io avevo pensato quanto e come sopra: avevo cercato tanti fondi liberi e la disponibilità ad essere riaperti per attrarre e mostrare con molta semplicità le arti antiche: avevo pensato ad un loro semplice adattamento per ospitare mostre di prodotti locali e laboratori d’ogni tipo, avevo pensato al coinvolgimento del Paese, dove a tutti era stato chiesto e da tanti era arrivata la disponibilità di volontariato. Avevo chiesto al Comune la possibilità di usare inizialmente luce pubblica nei fondi riaperti e trattamento di non fiscalità. Il Comune ha voluto pensare più in grande proponendo il Fondo/contributi esteso contemporaneamente a più frazioni, ma per la sua limitata entità non ha soddisfatto tutte le richieste pervenute e si è fermato a quell’offerta senza alcun altro intervento; per la sua laboriosità, a distanza d’un anno, non è stato ancora prodotto qualcosa di quanto proposto ed i lavori sembrano fermi; per la sua aspettativa ha fatto dimenticare le semplici idee di riapertura fondi e riproposizione delle antiche arti locali suddette. Cosicché il Borgo di Montopoli è ancora ad un punto fermo, non se ne vede la via d’uscita e sembra che si cerchi di non parlarne. Nel frattempo altre mie proposte, dirette e decise, avevano preso forma e sembravano foriere di successo, parlo dell’acquisizione in uso gratuito della Pineta storica, della possibile acquisizione della Fornace delle Terrecotte del Milani, del Teatro/cinema della Casa d’Italia, della riattivazione dell’arte della Terracotta in stile Milani, avendo trovato la disponibilità di ben sette (7) maestranze originali che avrebbero dovuto reintrodurla nelle Scuole e avrebbero dovuto proporre e produrre la sostituzione integrale dei vecchi numeri civici in latta ancora presenti nel Centro storico di Montopoli. Anche tutto questo sembra essere completamente svanito. Cosicché chi ha occhi vede un Borgo abbandonato, senza vita, senza attività, senza infrastrutture e con urgente necessità di decoro. Inoltre, conoscendo i luoghi, mi sono anche permesso di proporre un progetto per sbloccare l’atavico dilemma dell’urgente necessità della circonvallazione del Paese, che, sfruttando semplicemente le risorse naturali della viabilità esistente senza modificare le sue peculiarità e senza penalizzare le esigenze dei suoi cittadini, si realizzerebbe in poco tempo, con poca spesa e grandi risultati: La mia proposta è stata ritenuta fantasiosa dal responsabile dell’ufficio tecnico, che però ad oggi non ha ancora prodotto nulla di suo. Il Borgo storico è percorso da traffico continuo ed esagerato per un luogo senza servizi come Montopoli, un traffico indiscriminato che si snoda con ogni mezzo su e giù per il paese, senza mai fermarsi, senza una meta apparente e senza alcuna via alternativa”.

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