“Non vi libererete facilmente di me”, don Andrea è il nuovo vescovo di Arezzo

Monsignor Andrea Migliavacca, 55 anni, è il nuovo vescovo della diocesi di Arezzo, Cortona, Sansepolcro. L’ufficialità è arrivata a mezzogiorno di oggi 15 settembre, dopo giorni in cui le voci si rincorrevano e la cerchia dei “papabili” si era già ristretta a un paio di nomi e manca ancora la data di insediamento.

Ad accogliere la notizia, insieme ma nelle rispettive sei vescovili, sono stati convocati tutti i sacerdoti delle due diocesi. Quando questa mattina la convocazione è arrivata a quelli della diocesi di San Miniato, i dubbi sono diventati certezze, fino alla proclamazione ufficiale. Don Riccardo Fontana probabilmente resterà a vivere ad Arezzo, ma ha già compiuto 75 anni e quindi ben 8 mesi fa aveva dato le dimissioni per raggiunti limiti di età.

“Un nuovo appello a seguire il Signore”, ha raccontato don Andrea questa chiamata. “Un dono”, ha poi definito quello dell’obbedienza, quasi a bloccare fin da subito le “proteste” che potrebbero nascere. Poi “Non vi libererete facilmente di me” ha assicurato ai suoi sacerdoti, affidandogli don Roberto Pacini come riferimento oltre a lui in questi mesi di festeggiamenti giubilari, perché siano vissuti in pienezza e non come momento di transizione.

Un pensiero lo ha dedicato anche a don Morello Morelli (per approfondire) che lo aveva introdotto in questa diocesi che oggi, lo ammette, gli spiace lasciare. “Ma siamo a un’ora di auto – ricorda -. Le amicizie resteranno”. Forse don Andrea avrebbe preferito una sede in Lombardia, per riavvicinarsi a casa e invece il Santo Padre ha deciso che nel suo futuro resta la Toscana. Anche perché don Andrea resterà a San Miniato come amministratore apostolico (reggente, in pratica) fino alla nomina del suo successore.

Sempre che papa Francesco non decida, proprio per i 400 anni della Diocesi, di accorpare San Miniato con Pisa o con una comunità più piccola (come Volterra che ha da poco un nuovo vescovo o Pescia il cui vescovo compirà 75 anni il prossimo anno) e attuare anche qui quel progetto di unificazione delle diocesi già iniziato anche in Toscana. Ma forse, proprio per questo, potrebbe aspettare ancora qualche anno.

Migliavacca era arrivato a San Miniato nel 2015 da rettore del seminario di Pavia, come prima nomina da vescovo. Scout e in Azione Cattolica, è membro del Collegio per l’esame dei ricorsi presso il Dicastero per la dottrina della fede (dal 2019), è membro del Tribunale della Segnatura Apostolica (dal 2021) e, dal 29 settembre 2021, è presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Cei.

Il consigliere regionale Andrea Pieroni

“La nomina di monsignor Andrea Migliavacca a vescovo di Arezzo, Cortona, Sansepolcro suscita in me sentimenti contrastanti. Un sincero compiacimento per la meritata (ed attesa) nomina in una sede di maggior prestigio e rilevanza e la gioia che, comunque, rimanga in terra toscana.

C’è però un po’ di dispiacere e nostalgia per questo distacco. I sette anni del vescovo Andrea, in mezzo a noi, sono davvero volati. E di lavoro da fare ce ne è ancora molto. Un lavoro che ha dato frutti cospicui, nelle azioni rivolte ai più giovani, nelle relazioni con le realtà organizzate e con le istituzioni, nell’attenzione agli anziani, nella presenza gradita e rassicurante nei quattro angoli della diocesi. Sono sicuro che il suo solido bagaglio teologico, culturale e giuridico faranno di Arezzo una tappa di un percorso lungo e luminoso e non la meta finale”.

Il presidente della Fondazione Stella Maris Giuliano Maffei

“Il 9 dicembre 2015 ero nella cattedrale di Pavia all’investitura a vescovo di don Andrea Migliavacca che di lì a poco avrebbe preso possesso della Diocesi di San Miniato. Fu una cerimonia per me molto emozionante, sia perché noi sanminiatesi avevamo come concelebrante il nostro amato monsignor Fausto Tardelli, che nel frattempo era diventato vescovo di Pistoia, sia perché mi trovavo accanto ad un gruppo di giovani boy scout che piangevano perché il loro capo, tra alcuni giorni, se ne sarebbe partito per un ulteriore sviluppo della sua missione sacerdotale e pastorale.

Il motto di noi boy scout è Estote Parati (siate pronti), ma i giovani non erano ancora emozionalmente pronti a lasciare don Andrea. In quel brillio delle loro lacrime vidi però riaccendersi la speranza per la nostra Diocesi che da molti mesi soffriva la mancanza di monsignor Tardelli, un grande vescovo. Infatti, chiedendo loro come era don Andrea mi dissero che mi sarei accorto subito di quanto speciale fosse. Aggiunsero che avevamo fatto un grande acquisto.

Una luce si riaccendeva per noi. Oggi, in Curia a San Miniato, all’annuncio di don Andrea, mi sono ritrovato ad essere un adulto boy scout disorientato che cercava, come tutti i presenti, con grande fatica, di trattenere proprio quelle lacrime che avrebbero reso più faticosa la spiegazione di monsignor Andrea del senso del Dono dell’Obbedienza, della Parola che chiama e della Chiesa che manda.

La Ragione mi dice che tutto ciò, almeno apparentemente, un senso non ce l’ha, anche se il mio cuore di fedele sta iniziando a farsi contagiare dalla riflessione del vescovo Andrea su che cosa vuol dire vivere il servizio del Vangelo. Lui ha scelto questa missione di vita che adesso lo porterà ad accendere tante nuove luci in altre comunità che, sicuramente hanno fatto un buon acquisto. Per me e per Stella Maris è stato un onore enorme averlo come Vescovo (non è ancora andato via) ed ancora di più come un vero amico sincero di grande saggezza e disponibilità con il quale ho condiviso in ogni virgola non solo la comunanza di fede, ma la riflessione culturale anche più profonda di ogni aspetto di questa vita che sempre ci sorprende nel bene, nel dolore e nel male.

Grazie di cuore carissimo amico Andrea dell’amicizia e della fiducia che sempre mi hai donato, le vie che hai tracciato continueranno ad essere percorse con determinazione ed entusiasmo. Te lo prometto. Con il Santo Spirito poi farò una chiacchierata a parte.
Sin da ora ti auguro di continuare ad essere l’ultimo tra gli ultimi, vicino ai più fragili e di attirare a te tanti giovani aretini così come hai fatto a Pavia e a San Miniato. Carissimo Monsignore, la luce della Speranza sarà sempre accesa nella Diocesi di San Miniato e alla Stella Maris, d’altronde Arezzo è solo a un’ora di autostrada e noi, maestro, sappiamo dove abiti.
Un grande abbraccio”.

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