Castelfranco, nuovo progetto per la Casa di Comunità: sarà di proprietà dall’Asl con affidamento al Comune

Tramontate le ipotesi pre-pandemia. Con fondi Pnrr anche la riqualificazione complessiva dei locali all'Orto di San Matteo

Si dovrà attendere ancora per vedere il progetto definitivo della nuova Casa della Comunità, la struttura che già da tempo è prevista insieme ad una riqualificazione complessiva dei locali all’Orto di San Matteo.

Dopo il tramonto del progetto originario, legato alla Casa della Salute e ad un progetto antecedente alla pandemia da Covid-19, il Comune è a lavoro per rimodulare completamente la prospettiva di una struttura sanitaria ad uso e consumo dei castelfranchesi. “Il progetto iniziale era altra cosa – conferma il sindaco Gabriele Toti – Abbiamo tentato di realizzarlo attraverso un finanziamento regionale da 1 milione e 200mila euro, ai quali si sarebbero dovuti aggiungere 700mila euro della farmacia. Il progetto era valido tant’è che era ai primi posti in graduatoria fra i progetti non finanziati, cosa che ci faceva sperare in uno slittamento. Nel frattempo, poi, è arrivato anche il Covid”.

Col mondo in qualche modo rivoluzionato dalla pandemia e la riorganizzazione sanitaria toscana in corso, il Comune ora corre ai ripari con un progetto diverso, mentre molti dei dottori che hanno sostituito i pensionati (con alcuni posti ancora vacanti) si sono progressivamente spostati dalla struttura del Galeno 2000 in via Piazza Giusti all’attuale Casa della Salute e sede ‘storica’ dell’Asl in viale II Giugno. L’Azienda Speciale Servizi Pubblici Locali che gestiva anche la farmacia comunale, nel frattempo, è in liquidazione. “Ciò rende impossibile prevedere un cofinanziamento come era stato pensato per il primo progetto – spiega il primo cittadino. – Detto questo il Pnrr rappresenta un’enorme opportunità e vogliamo coglierla. Stiamo quindi lavorando, di concordo prima di tutto con l’Asl di competenza, per modulare un progetto sulle specifiche necessità del territorio, partendo, dal punto di vista dell’ubicazione, sempre dall’Orto di San Matteo”.

La struttura che ne verrà fuori, a differenza di quella prevista in passato, avrà quindi con ogni probabilità una proprietà diversa: non più comunale, ma dell’Asl con affidamento al Comune. Ma in pratica è tutto da vedere. Intanto, in fase più avanzata, sono i progetti di Santa Croce sull’Arno e Ponte a Egola: nel primo caso, dove la nuova Casa di Comunità di tipologia ‘spoke’ sarà ubicata nel medesimo sito, riqualificato e ampliato, in cui si sono sempre trovati gli uffici sanitari in via Mainardi; nel secondo, con il bando di gara avviato pochi giorni fa, per la costruzione di un nuovo edificio affacciato sulla piazza Guido Rossa.

Cosa sono le case di comunità

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), approvato nel 2021 dal governo italiano per rilanciare l’economia dopo la pandemia di Covid-19, aveva come obiettivo di permettere lo sviluppo verde e digitale del paese. Tra i vari finanziamenti, c’è anche quello destinato alla realizzazione di luoghi fisici di facile individuazione dove la comunità può accedere a cure in contatto diretto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale.

Gli obbiettivi da raggiungere entro il 2026 (data limite che vale quindi anche per Castelfranco) è l’apertura di almeno .350 Case della Comunità rinnovate e tecnologicamente attrezzate. Le strutture utilizzate potranno essere sia nuove che già esistenti. Secondo il PNRR, la Casa della Comunità deve diventare lo strumento con cui saranno coordinati tutti i servizi sanitari offerti sul territorio, soprattutto ai malati cronici ed è prevista la presenza e l’integrazione con i servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili.

Il costo globale del finanziamento è di circa 2 miliardi di euro. A livello strutturale e tecnologico, ciascuna Casa di Comunità costerà mediamente 1,6 milioni di euro e sarà provvista di 10-15 sale di assistenza, un punto di prelievo, diversi servizi diagnostici come ad esempio ecografia, elettrocardiografia, radiologia, e un innovativo network informatico. Purtroppo, il vero collo di bottiglia è rappresentato dal personale medico-infermieristico, ad oggi carente.

Hub o Spoke

Nel PNRR sono previste due tipologie di Casa della Comunità: le Case della Comunità ‘hub’ rappresentano le vere strutture di riferimento, complete di tutte le dotazioni di servizio utili per la programmazione sanitaria e in cui la presenza medica è garantita h24 – 7 giorni su 7, anche attraverso l’integrazione della continuità assistenziale. La Casa di comunità hub garantisce l’erogazione di specifici servizi, anche mediante modalità di telemedicina, come ad esempio la presenza di equipe multiprofessionali, la presenza infermieristica 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, un punto prelievi e tanto altro anche in termini di diagnostica e di profilassi vaccinale. Le hub devono essere dotate di 7-11 infermieri di famiglia o comunità.

Le Case della Comunità ‘spoke’, come quella ad esempio prevista a Santa Croce, garantiranno invece l’erogazione di servizi di cure primarie, se necessario ricorrendo anche al collegamento in rete degli studi dei medici di medicina generale, per garantire la presenza medica e infermieristica per almeno 12 ore, sei giorni su sette e la disponibilità di alcuni ambulatori specialistici. Queste Case di Comunità garantiscono l’erogazione di un minor numero di servizi rispetto agli hub, anche qui mediante modalità di telemedicina.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.