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Immigrazione, secondo dossier Cgil. In Toscana è aumentata dello 0,6%

Crescono le acquisizioni di cittadinanza, ma il tasso di disoccupazione rimane più che doppio rispetto agli italiani

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“Invasione proprio no, non solo per una questione linguistica. Ormai da quasi un quinquennio l’immigrazione in Toscana non cresce quasi più: nel 2019 è aumentata di appena lo 0,6% passando da 419.371 a 422.098 stranieri, ma anche negli anni precedenti gli incrementi erano stati minimi (+2,2% nel 2018 e +2,0% nel 2017)”.

A dirlo è il dossier della Cgil sul tema presentato oggi (28 ottobre).

Non solo: diminuiscono i regolarmente soggiornanti non comunitari (-10,5%), i nuovi nati da coppie straniere si fermano al 4723, il dato più basso dal 2012 e i migranti accolti nelle strutture d’accoglienza scendono a 6141, il 34,8% in meno rispetto all’anno precedente. E anche per quanto riguarda la Toscana la principale porta d’ingresso per i pochi stranieri arrivati nel 2020 è la protezione internazionale, motivo del soggiorno per oltre i tre quarti (76,7%) degli 8873 non comunitari giunti dall’estero nel 2020.

Sono alcuni dei dati riferiti al territorio regionale raccolti e analizzati nel Dossier statistico immigrazione 2020 (curato dai centri studi Idos e Confronti), il rapporto arrivato alla 30esima edizione, basato su dati di fine 2019. La parte del dossier che riguarda la Toscana è stata presentata stamani (28 ottobre) in una iniziativa on-line in diretta streaming sul profilo youtube della Caritas diocesana di Pisa.

I numeri del dossier, comunque, confermano come la Toscana resti fra le principali regioni d’immigrazione del paese con un’incidenza dell’11,3% sui residenti, nettamente superiore alla media nazionale (8,8%), anche se conseguenza di una distribuzione territoriale disomogenea in cui spicca il marco protagonismo dell’area fiorentino-pratese (abita qui il 43,1% di tutti gli immigrati residenti in Toscana) e con Prato che rimane la provincia con l’incidenza di cittadini stranieri più elevata d’Italia (19,4%).

Questo il commento di Maurizio Brotini della segreteria Cgil Toscana (che stamani, insieme ad altri ospiti, ha partecipato al dibattito on-line organizzato dalla Caritas pisana): “Tre dati mi preme segnalare della sezione dedicata alla Toscana dal dossier: la significativa presenza di cittadini stranieri per valore assoluto e percentuale sulla popolazione toscana, 422.088 residenti per una percentuale pari all’11,3; il consolidamento della tendenza storica al radicamento territoriale; gli studenti stranieri iscritti nelle scuole della Toscana, pari a 71.657 in valore assoluto, il 14,1% dell’intera popolazione, di cui ben il 67,6% è nato in Italia (percentuale che sale all’86,3% nelle scuole dell’infanzia). Nella società toscana l’integrazione è già un dato sostanziale nelle scuole, non ancora nel lavoro, molto meno nella società e per niente nella sfera della politica e delle istituzioni. Ai nuovi cittadini va data la pienezza di diritti di cittadinanza e di voto. E nel lavoro ricordiamoci sempre che il sangue ha lo stesso colore ed il sudore lo stesso sapore, come spesso ricordava Giuseppe Di Vittorio”.

Gli indicatori di radicamento

È in questa cornice che, un anno dopo l’altro, vanno intensificandosi i processi di radicamento territoriale. Nel 2019 sono tornate a crescere le acquisizioni di cittadinanza, prevalentemente per naturalizzazione, ossia dopo almeno dieci anni di residenza ininterrotta: sono state 11.139, un quinto in più rispetto alle 9.349 del 2018. Nettamente più elevata rispetto alla media nazionale l’incidenza degli alunni stranieri: sono il 14,1% di tutta la popolazione studentesca e il 67,6% di essi è nato in Italia, quota che sale all’86,3 nelle scuole dell’Infanzia e al 79,6 nelle primarie e scende al 64,7 e al 39,6%, rispettivamente, alle medie e alle superiori.

L’occupazione

Anche nel mercato del lavoro i pochi e timidi segnali di vivacità registrati nel 2019 sono collegati in larga misura alla manodopera straniera: in un anno in cui, complessivamente, il Pil regionale è cresciuto dello 0,1% e gli occupati dello 0,5, i lavori stranieri sono stati 206mila, 6.200 in più rispetto al 2018 per un incremento del 3,1%. “Questo dato ci dice che tre quarti del pur modesto aumento dell’occupazione toscana è attribuibile alla crescita dell’occupazione immigrata” scrivono al riguardo i redattori del Dossier. Resta vivace e mercata anche la propensione all’autoimprenditorialità dei migranti “toscani”: le aziende toscane gestite da cittadini nati all’estero, infatti, sono 57.843, il in aumento del 2,5% rispetto al 2018 (mentre quelle condotte da italiani sono diminuite del 2,1%) e del 15,8% negli ultimi cinque anni.

Le criticità

Eppure radicamento stabile non significa automaticamente integrazione e inclusione. Alcuni dei segnali più preoccupanti continuano ad arrivare proprio dal mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione, infatti, fra gli stranieri è del 14%, più del doppio rispetto a quello dei cittadini italiani (5,6%) e gli occupati continuano a trovare lavoro soprattutto nei settori caratterizzati da condizioni di lavoro meno appetibili. Emblematico, al riguardo, il caso del lavoro domestico in cui risultano impiegati circa 48mila lavoratori immigrati e 16mila italiani. Le conseguenze si vedono anche nelle retribuzioni: lo stipendio mensile dei lavoratori stranieri, infatti, è in media di 1.078 euro, trecento in meno rispetto a quello degli italiani.

L’emergenza Covid-19

Il tutto in attesa di valutazione attendibile dell’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle condizioni sociali ed economiche dei migranti toscani. “Gli effetti concreti potranno essere misurati con maggiore precisione il prossimo anno, quando si avranno a disposizione i dati riferiti al 2020 – si legge nel rapporto – ma le prime stime sono preoccupanti: i lavoratori occupati in settori non essenziali, più a rischio di riduzione del reddito, saranno con più probabilità giovani (il 43% degli occupati under 35), con la sola scuola dell’obbligo (42%) e stranieri (43%)”.

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