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GiovaniSì, i protagonisti del cambiamento si raccontano a Mattarella foto

L'incontro stamani (18 ottobre) a villa del Gombo nella tenuta di San Rossore

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Sono ottanta, più donne che uomini, giovani da tutte le province toscane (ma qualcuno è volato a Pisa  anche dall’estero, dove lavora). E sono tutti carichi, emozionati e con tanta voglia di fare, pronti a mettere in comune le proprie esperienze. Sono gli ottanta ragazzi, tra 18 e 40 anni più o meno equamente distribuiti, che da stamani (18 ottobre) alla villa del Gombo della tenuta di San Rossore a Pisa si sono confrontati tutto il giorno per poi raccogliere le loro idee in un progetto concreto sulle politiche culturali da sottoporre alla Regione, che ha organizzato questa iniziativa, nei dieci anni del progetto Giovanisì, per rendere i giovani protagonisti. Otto ore di lavoro per un progetto che possa avere gambe, in una giornata d’autunno baciata dal sole. 

Sono arrivati presto stamani. Alle otto molti erano già al parcheggio dell’ippodromo del parco, accompagnati poi con le navette alle ex residenza presidenziale nel bosco tornata a vivere dopo il recente restauro. Nel 1998, tra gli ultimi, ne fu ospite il premier britannico Tony Blair.  Alle nove erano davanti alle villa, a conoscersi e raccontarsi: al collo un badge arancione, il nome scritto sopra il tema che affronteranno, nei dieci tavoli in cui di distribuiranno

Tessa è una giovane mamma di una figlia diversamente abile e porterà ai tavoli il suo punto di vista. Tania arriva da Massa. Ha quasi quaranta anni e si occupa di partecipazione. Vorrebbe che l’ascolto dei giovani diventasse la regola: una questione di metodo, prima ancora che di merito. Matteo è un ricercatore di genetica del Sant’Anna di Pisa, milanese.  Studia le piante ed è convinto che il futuro  debba necessariamente passare da una sintesi tra nuove tecnologie e tradizioni. Anche questo è cultura.

“I giovani hanno le competenze, magari non lo sanno” sottolinea Emma da Siena, nella vita bibliotecaria che si occupa di catalogazione. Organizza per mestiere il sapere da tramandare e condividere. “La digitalizzazione  – dice – è lo strumento che ci consentirà di collegare biblioteche e archivi tra loro e rendere i giovani così più ricchi di cultura e consapevoli”. Valerio di Colle Val d’Elsa parla di connessioni in senso più lato: “Dobbiamo collegare tra loro istituzioni e privati  – dice -: da soli non si va da nessuna parte”. “Siamo abituati – aggiunge – a ragionare tutti a corto raggio e invece bisogna ragionare pensando al 2030 e a quello che dovrebbe  essere allora la Toscana. Un esperimento nuovo anche per noi: questa è la via”.

Giovani carichi  quelle stamani a San Rossore: con il fuoco dentro, ma anche emozionati. “Finalmente siamo posti al centro dell’attenzione – dicono -. Speriamo che eventi come questi siano sempre meno isolati”.  “I giovani non sono il futuro – le fa eco Gianmaria da Prato – Dobbiamo essere il futuro”. Un invito ad assumersi dunque responsabilità: l’esempio di Greta Tumberg riecheggia più volte. “Perché se c’è una speranza di cambiare qualcosa – aggiunge Gianmaria – quella passa da qui e da noi”. E’ ora che si costruisce il futuro  In 230 si erano fatti avanti per essere alla villa del Gombo.

E tra gli ottanta selezionati qualcuno è partito anche da molto lontano. Come Matteo dell’Acqua, ingegnere del Sant’Anna che lavora in Mozambico. Come l’artista Ravindu Diwanka Perera Ranatunga. Come Chantal Balestri, italo svizzera di Massa Carrara, insegnante di musica e concertista nella città della grande mela, una delle più giovani docenti della New York Academy. “C’è un approccio diverso all’estero rispetto all’Italia – stigmatizza –  Negli Stati Uniti a chiunque abbia buone idee viene offerta la possibilità di farsi avanti: non importa l’età”.  “Mi auguro – dice – che per il futuro della Toscana ci siano più bambini in grado di poter sognare in grande e adulti che possano realizzare le loro aspirazioni”.

“Mi auguro – aggiunge – più collaborazioni tra chi produce cultura e la promuove e più partecipazione attiva da parte della popolazione”. Segnali che qualcosa sta cambiando però ci sono, a suo dire.  Quattro anni fa Chantal ha dato vita nella sua Lunigiana, assieme ad altri amici, all’International Music Festival e la risposta di turismo culturale c’è, inaspettata e non solo locale.

Il consigliere per l’innovazione e le politiche giovanili del presidente Giani, Bernard Dika, si rivolge ai giovani dalla scalinata che porta all’interno dell’edificio. “Non è mai facile – dice – innovare i processi interni. Ma dipende anche da noi”. Ricorda, con un brivido nella schiena, le leggi razziali che Vittorio Emanuele III firmò nei boschi di San Rossore nel 1938, qui dove oggi la Toscana incontra i giovani per progettare insieme le “politiche culturali pubbliche del prossimo futuro, cittadini che offrono il loro contributo per la crescita della comunità”.

La macchina organizzativa e della sicurezza, come accade ogni volta che si muove Sergio Mattarella, è pignola, molto attenta, niente viene lasciato al caso. Prima dell’arrivo di Mattarella tutto deve girare come un orologio, le lancette devono essere al loro posto. Così i corazzieri fanno le prove, subito dopo uno di loro si piazza all’ingresso della villa del Gombo.  Un cordone rosso segna il confine oltre il quale i giornalisti non possono andare. Giro di prova corazzieri uniti all’ingresso della Villa, postura rigida come da protocollo. E’ il segnale che il presidente della Repubblica sta per arrivare. Ma prima di lui, come da protocollo, arriva il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, con il sindaco di Pisa, Michele Conti, e il presidente della Provincia di Pisa, Massimiliano Angori. Si fermano nello spiazzo sotto la villa del Gombo e aspettano. Qualche minuto e Sergio Mattarella, che poco prima  ha inaugurato l’anno accademico al Centro universitario sportivo, dopo aver fatto tappa al Palazzo della Sapienza, scende dalla macchina, saluta Giani e Conti ed entra nella villa. Una beve visita  e poi raggiunge, fra gli applausi dei ragazzi,  la tensostruttura allestita più avanti . Una ragazza intona l’inno dei Mameli e poi via, i giovani si raccontano e Mattarella ascolta.

A fare gli onori di casa il presidente Giani: “Grazie, presidente, di essere qui, San Rossore  è casa sua, e da qui possono partire le idee dei giovani. SietePresente, l’iniziativa in occasione dei dieci anni del progetto regionale Giovanisì, rappresenta una grande sfida e la possiamo affrontare andando avanti senza lasciare nessuno indietro, rendendo protagoniste le nuove generazioni.
I giovani – ha proseguito – sono il nostro futuro ma devono avere anche un luogo nel presente e questo luogo non poteva che essere la villa del Gombo, un luogo simbolico per tutta la Toscana recentemente ristrutturato”.

Giani ha anche fatto un passaggio sul Covid e sulle vaccinazioni ringraziando Mattarella per l’incisività con cui il capo dello Stato ha stimolato il percorso vaccinale nella popolazione: “Ho fatto mie le sue parole, presidente, che sono state la mia guida: la vaccinazione come dovere morale e civico. E dopo l’emergenza sanitaria- ha concluso –  abbiamo la sfida di ricostruire un clima positivo nel paese  e qui i giovani diventano protagonisti. Tocca anche a loro”.

Dopo Giani ha preso la parola Bernard Dika il consigliere del presidente Giani per le politiche giovanili. “Il futuro  – esordisce Dika – è un tempo che oggi non esiste. Quante volte ci siamo sentiti dire “Largo ai giovani! I giovani sono il futuro”? Se oggi siamo qui , è perché questa frase ci è stata ripetuta tante volte, troppe volte, ed è perché noi, in Toscana, la pensiamo diversamente: i giovani non sono il futuro, sono il presente”. Dika ha fatto riferimento al Piano nazionale di ripresa  e resilienza: “è la sfida della nostra generazione – ha detto- l’occasione per porre le basi al futuro. Sta noi a trainare l’innovazione in campo sanitario , ambientale e ditale accompagnando in questa transizione gli adulti e le loro esperienze”. Dika ha concluso con un richiamo alla sfida che è quella di ‘affidare responsabilità a questa generazione”.

“Grazie al Presidente Sergio Mattarella per il grande lavoro che sta facendo a servizio del Paese, delle cittadine e dei cittadini. Qui si raccoglie l’eccellenza della nostra Regione, la speranza e le idee migliori. Investire sui giovani significa far grande il presente e il futuro della Toscana”. Così il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, al decennale di GiovaniSì in corso a villa del Gombo nella tenuta di San Rossore a Pisa.

Nel ringraziare il consigliere per le politiche giovanili Bernard Dika e soprattutto il presidente Eugenio Giani che “ha subito creduto nella capacità delle nuove generazioni”, Mazzeo ha rilevato come il decennale “rappresenti il Pegaso che vola verso il futuro. Noi siamo le zampe ben piantate a terra per dare alle ragazze e ai ragazzi toscani forza e occasioni. Nei giovani, nelle loro idee ed intuizioni c’è la Toscana del futuro. Loro sono i protagonisti, la nostra scommessa e la nostra voglia di continuare a costruire quella terra di accoglienza e genialità celebrata da tutti”.

Sollecitato da numerose domande di giornalisti e parafrasando i diversi interventi di ricercatori che si sono susseguiti sul palco, il presidente ha parlato di intelligenza artificiale e nuove occasioni: “Oggi è possibile leggere emozioni e sentimenti attraverso la rete. Siamo in grado di ricostruire e riscoprire le radici della nostra cultura per renderle più attuali. Lo abbiamo fatto con l’Avatar ‘Divina’ per le celebrazioni dantesche e grazie al prezioso supporto dell’università di Pisa. Proprio da qui, da questa città che tiene insieme bellezza, storia, tradizione e futuro. La Toscana 2050 è vicina, e noi vogliamo che sia la capitale dell’innovazione tecnologica e digitale”.

Un medico, un’infermiera di famiglia, un chimico che si occupa del riciclo della plastica e un’atleta medaglia d’oro alla parolimpiadi di Tokyo 2021 si sono raccontati al presidente della Regione. Damiano Bracchitta, 34 anni, è un urologo  dell’Asl Nord Ovest, che dopo diciotto mesi in Francia è tornato in Italia per mettere a frutto l’esperienza acquisita nella chirurgia robotica, non più oramai il futuro ma il presente della medicina. Lavora a Livorno. “Non scappate all’estero – lancia un appello – Rimanete qui a prendervi cura della vostra terra e di chi l’abita e l’abiterà”.

Rebecca Donato, 26 anni, è uno dei volti che rappresentano quello che dovrà essere la sanità dopo  la pandemia: un sanità decentrata, più vicina ai bisogni dei cittadini. L’infermiere di famiglia fa parte di questa rivoluzione:  un operatore sanitario che assiste i pazienti a casa, sempre lo stesso, in modo da costruire anche un rapporto e una confidenza più stretta. Un progetto guidato da giovani infermieri: un modo  di innovare anche questo, un lascito positivo dell’emergenza sanitaria.  “Non è più sufficiente la sola prestazione di cura della malattia, ma la cura della persona con la sua malattia” dice. “Con la pandemia abbiamo sentito forte e chiaro il bisogno di un cambio di metodo” aggiunge.  Oggi Rebecca e i colleghi della sua zona si prendono cura già di settecento persone, una media di trenta a testa.

Tommaso Ceccanti, 25 anni, chimico, si occupa a Revet, partecipata a prevalente capitale pubblico, del riciclo della plastica. Oggi fa parte di una squadra che gestisce  un impianto complesso e di nuova generazione che alimenta l’economia circolare e che della plastica riciclata fa oggetti d’arredamento e prodotti per il florovivaismo, l’edilizia e l’automotive, ma anche attrezzature per impianti sportivi e perfino gioielli . E’ emozionato, perché Giovanisì è il progetto che, anni fa, gli ha spalancato le porte sul mondo del lavoro. Aveva 24 anni e dopo il tirocinio è stato assunto da Revet.  “Voglio che il mio Paese sia un modello di economia circolare nel mondo – sottolinea – perché dobbiamo lasciare un mondo migliore di come l’abbiamo trovato”.

Davanti a Mattarella, seduto in una platea dove giovani e autorità si mischiano, per più di venti file e duecento posti sotto la tensostruttura dell’Arena allestita di fianco alla villa del Gombo, interviene anche Ambra Sabatini, l’atleta paralimpica di Porto Ercole,  19 anni medaglia d’oro sui cento metri alle olimpiadi paraolimpiche in un podio tutto azzurro.  Due anni fa Ambra perse la gamba sinistra dopo un incidente in scooter. L’atletica era già la sua passione: quel giorno le cambiò la vita, ma a continuato a credere. Un esempio di determinazione e coraggio. “Io sono un atleta a tutti gli effetti e come tale vorrei essere riconosciuta – rivendica – Il mio obiettivo è far sì che lo sport paralimpico ottenga la giusta visibilità, attenzione ed importanza”. “Per realizzare i propri sogni è fondamentale sapersi rialzare ogni volta che si cade – conclude – Non è semplice, ma nemmeno impossibile”. Un insegnamento che non vale solo per lo sport.

La giornata è stata accompagnata dal lavoro dei 120 ragazzi dai 14 ai 16 anni dell’Istituto professionale per l’enogastronomia e ospitalità alberghiera di Colle Val d’Elsa Bettino Ricasoli. Sono loro ad aver fatto servizio di accoglienza e cucina alla Villa del Gombo, ad aver preparato il cestino da pic nic con le lasagne e le arance.

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