
Appena i familiari di Federico Carnicci hanno saputo dalla morte dello studente americano Beau Solomon, nella cui inchiesta è saltato subito fuori il nome di Massimo Galioto, il pensiero è corso immediatamente ai fatti di un anno fa, a quella morte misteriosa archiviata come un tragico incidente. Sembra essere più di un legame, invece, tra la recente scomparsa dello studente statunitense, trovato pochi giorni fa nel Tevere, e la morte dell’operaio residente a Santa Croce sull’Arno.
Nato a Roma e trasferitosi solo negli ultimi anni nel comprensorio del Cuoio insieme alla famiglia, Carnicci, separato e padre di un bambino, aveva deciso di licenziarsi dal lavoro e di tornare nella capitale per vivere come artista di strada. Esattamente un anno fa, il 7 luglio 2015, di lui si erano perse le tracce, per poi essere ripescato nel Tevere 10 giorni dopo. Residente nelle tende fra ponte Sisto e ponte Garibaldi, l’operaio di Santa Croce era entrato in contatto proprio con Massimo Galioto, accusato dagli inquirenti di aver rapinato e gettato nel fiume lo studente americano. Vista l’incredibile similitudine tra i due casi, l’avvocato della famiglia Carnicci, Carmine De Pietro, intervenuto ieri sera nella trasmissione “Chi l’ha visto”, ha annunciato l’intenzione di voler riaprire l’indagine. Sulla morte di Carnicci, in realtà, Galioto non è stato mai sentito dagli inquirenti, che al contrario avevano ascoltato la compagna Alessia Pennacchioli.
Intervistata oggi da Sky Tg24, la compagna di Galioto ha confermato la versione di un anno fa: ”Quella sera ci siamo solo addormentati, ci siamo resi conto una volta sola che Federico era un po’ strano e lo abbiamo rimesso in sesto sul letto. Poi ci siamo riaddormentati, alle sette di mattina non l’abbiamo più trovato”.
Un giallo che adesso, dopo la morte dello studente americano, apre la strada a scenari nuovi e del tutto inattesi, confermando forse la tesi dei familiari che, fin dall’inizio, non avevano mai creduto al possibile incidente.