Vaccini, Valdarno sotto la soglia di sicurezza

22 maggio 2017 | 17:50
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Vaccini, Valdarno sotto la soglia di sicurezza

Fino ad un anno fa, nei comuni dell’ex Asl 11 di Empoli, la media delle quattro coperture vaccinali già obbligatorie (per intendersi difterite, tetano, poliomelite ed epatite B), era di poco superiore alla soglia di sicurezza del 95%, anche se i nuovi dati del 2017 (per adesso soltanto ufficiosi) sembrano destinati a confermare il trend in calo che va avanti dal 2011, col rischio di superare la soglia di guardia anche nel territorio del Valdarno e dell’Empolese. Per gli altri vaccini, invece, la situazione appare ancora più preoccupante: a cominciare dal morbillo che, in soli cinque anni, ha segnato un calo di 4 punti percentuali, peggiorando un trend che era già lontano dal livello minimo di sicurezza.

A dirlo sono i dati raccolti dalla Regione Toscana sulle vaccinazioni nei bambini fino a 24 mesi. Dati che fotografano una situazione tutt’altro che positiva, in attesa delle ultime rilevazioni, relative al 2016, che la Regione dovrebbe rendere pubbliche tra poche settimane. È in questo contesto che si inserisce il decreto leggeapprovato dal Consiglio dei ministri pochi giorni fa, che introduce la vaccinazione obbligatoria per l’iscrizione dei bambini negli asili nido e nelle scuole materne non solo per i 4 vaccini già citati, ma anche per meningococco B e C, morbillo, parotite, rosolia, varicella e haemophilus influenzae di tipo B.

La soglia di guardia. Per ciascuna di queste patologie, la soglia di sicurezza fissata dal Ministero della salute e dall’Istituto superiore di sanità è pari al 95% di copertura. “Oltre questa soglia – spiega il dottor Paolo Filidei, responsabile dell’unità di prevenzione malattie trasmissibili di Empoli – l’agente patogeno non ha possibilità di circolare e di trasmettersi tra un individuo e l’altro. In quel 5%, quindi, devono rientrare anche quelle persone che non possono assumere quel determinato vaccino, ma la cui sicurezza dipende dalla copertura degli altri, in modo che il germe non abbia possibilità di muoversi”.

Dati allarmanti. In questo contesto, i dati diffusi nel 2016 della Regione Toscana sono più di un campanello d’allarme. Anche considerando solo i quattro vaccini fino ad oggi obbligatori, si scopre che ben 3 su 4 erano già scesi sotto la soglia di guardia al 1 gennaio dello scorso anno, con un calo inarrestabile che va avanti dal 2011. La difterite, ad esempio, si ferma al 94,95%, l’antipolio al 94,98 e l’Epatite B al 94,81, mentre tutti e tre oscillavano intorno al 96% nella campagna vaccinale di 6 anni fa. Fa eccezione solo il tetano che resta di poco sopra il 95%. Il tutto, però, in attesa di conoscere i dati aggiornati al 1 gennaio 2017, “anche se in base ad un’impressione ben supportata – dice Filidei – tutto lascia pensare ad un ulteriore calo”.
Ancora peggiore il quadro relativo ai vaccini fino ad oggi facoltativi, sui quali persistono spesso le maggiori titubanze e contrarietà da parte dei genitori. A cominciare dal morbillo: nel 2011, i cittadini toscani sotto i due anni che risultavano vaccinati erano il 92% (quindi già al di sotto della soglia di sicurezza) mentre al 1 gennaio 2016 erano scesi all’88,7%, con un trend analogo alla pertosse e alla rosolia. La famigerata meningite, invece, causata dal celebre menigococco C, è l’unica patologia che ha fatto registrare una sostanziale stabilità, con una media tra il 90 e il 91% che, comunque, è ancora ben lontana dal livello minimo di sicurezza.
Una fotografia, quella toscana, che si inserisce in un trend nazionale tra i peggiori dell’Europa. Non a caso, paesi come gli Stati Uniti, raccomandano addirittura la profilassi per qualunque cittadino voglia recarsi nel nostro Paese, proprio in virtù di una copertura vaccinale che non mette la popolazione al riparo dal rischio di circolazione degli agenti patogeni e quindi dal contagio.

La situazione nell’ex Asl 11. “Il territorio della vecchia Asl 11 – spiega il dottor Filidei – è storicamente superiore, seppur di poco, alla media regionale. Nei dati dello scorso anno, almeno per i quattro vaccini già obbligatori, la media era di poco superiore alla soglia di sicurezza del 95%, ma anche noi abbiamo risentito di un calo costante in questi anni. La sensazione è che i dati 2017 confermeranno un ulteriore calo e quindi un peggioramento della situazione anche nel nostro territorio”.

Ma quali sono i motivi di questi numeri? “Le ragioni sono essenzialmente due, molto semplici – risponde Filidei -: circa la metà sono rifiuti, mentre gli altri sono dovuti a famiglie irreperibili“. Due motivazioni che sembrano dividersi, in maniera speculare, in base alla nazionalità: se da un lato gli irreperibili si concentrano quasi esclusivamente tra gli stranieri, dall’altro i rifiuti sono quasi tutti relativi a famiglie italiane, che consapevolmente scelgono di dire no alla copertura vaccinale. “Un po’ di diffidenza c’è sempre stata – prosegue Filidei – ma negli ultimi anni si è fortemente amplificata, sulla spinta di una costante sfiducia verso la scienza e verso le istituzioni”.

I confini “di classe” dei vaccini. Ad ogni modo, dal momento che la copertura per i bambini è assolutamente gratuita, il dottor Filidei esclude che possano esserci ragioni di indigenza alla base del rifiuto al vaccino. “Anzi – dice – molto spesso è l’esatto contrario. Nonostante nel nostro territorio abbiamo una rete di pediatri assolutamente all’avanguardia, ci sono famiglie che preferiscono rivolgersi altrove, ovviamente a pagamento, attraverso la consulenza di professionisti che invece sconsigliano assolutamente di vaccinare i bambini. Generalmente, notiamo che laddove cresce il benessere economico e il livello di istruzione, contemporaneamente cresce anche la diffidenza. In altri casi, invece, più che una vera e propria contrarierà, alla base dal problema c’è il disorientamento prodotto da posizioni contrastanti”.

Come invertire il trend. Al di là dell’obbligatorietà introdotta dal nuovo decreto legge, secondo il dottor Filidei occorre in ogni caso una migliore comunicazione, investendo soprattutto sugli stessi medici. “La classe medica, ormai, è talmente specializzata – afferma Filidei – che alcuni professionisti finiscono per dare ai pazienti posizioni contrastanti. Servirebbe quindi una maggiore formazione per i medici. Al tempo stesso, occorre lavorare sull’informazione: la Regione Toscana lo sta facendo con un’apposita campagna”.

Giacomo Pelfer