Maestre Carducci, in aula le intercettazioni delle lezioni

Filomena Ferrara, 62 anni titolare della cattedra e Alessandra Caponi, 61 anni insegnate di sostegno, ieri 15 novembre sono tornate in aula per assistere a una delle udienze più delicate del processo, quella in cui è cominciata la visione della intercettazioni selezionate dalla procura della Repubblica. Le due maestre della scuola elementare Carducci di Santa Croce sull’Arno sono accusate di maltrattamenti e lesioni sui bambini di una prima elementare e ieri si sono presentate al palazzo di giustizia di Pisa davanti al giudice monocratico e al pubblico ministero Flavia Alemi.

I carabinieri che avevano curato le riprese ambientali nella classe sono stati interrogati dal pubblico ministero e dagli avvocati della difesa. I sottoufficiali dell’Arma che hanno deposto hanno definito il clima che si respirava nella classe durante i due mesi di intercettazioni “pesante”. Hanno illustrato i vari episodi che vengono contestati alle due insegnanti, in maggior parte attribuiti alla Ferrara. Si parla di circa 36 giornate di insegnamento filmate, giornate nelle quali i carabinieri avrebbero ravvisato maltrattamenti di varia natura, dai nocchini o scapellotti agli strattonamenti e alle ingiurie. Un processo impegnativo e difficile, tanto per il pubblico ministero, quando per gli avvocati di parte civile e della difesa. Durante la proiezione delle intercettazioni fino a qui, si è avuta la sensazione che non sia facile stabilire in quali momenti le maestre, in particolare la Ferrara, abbiano travalicato il limite, magari anche di un insegnamento autoritario, scivolando nell’abuso di mezzi di correzione o come sostenuto dalla pubblica accusa di percosse e maltrattamenti. Si tornerà in aula il prossimo 29 novembre per altre due ore di proiezioni selezionate dalla procura, dove probabilmente emergeranno elementi più significativi a carico della maestre. L’impressione generale comunque è stata quella di una classe di prima elementare vivace, dove non sempre, come in tutte le prime elementari, era facile scolarizzare i bambini proprio per il fatto che quello era il loro primo approccio al mondo e alle regole della scuola. La condotta della Ferrara infatti per quanto sgradevole a cominciare dalla voce caratterizzata da un timbro acuto durante le lezioni, spesso è apparsa quella di una maestra forse autoritaria e di vecchio stampo, forse un po’ stanca dopo 30 anni di scuola, ma anche attenta alla classe. Poi ci sono gli episodi specifici che la procura ha ritenuto reati e su cui il giudice dovrà decidere a fine processo quali sono oggettivamente da ritenersi tali. Durante gli interrogatori e i controinterrogatori, i carabinieri che hanno seguito le indagini hanno parlato di un clima teso nella classe, di ‘nocchini o scappellotti’, della voce alta della maestra, ma hanno anche ammesso che in alcuni momenti c’era la necessità di avere un atteggiamento autoritario per riportare la disciplina nella classe. Gli avvocati della difesa, in particolare Stefano Tovani, hanno sottolineato come la Caponi che aveva ore di sostegno anche in un’altra classe abbia avuto problemi solo inerentemente alle ore svolte nella prima in questione.
Gli episodi contestati alla Ferrara sono una cinquantina, per lo più legati alle ingiurie, in una parte più piccola si parla di percosse: gli schiaffetti (come detto dai carabinieri nocchini o scapellotti) e strattonamenti. Quattro invece gli episodi ascritti alla Caponi.

 

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