Dopo il caso ‘Sanfilippo’ a Londra scoppiano le proteste a Islington

Il quartiere con emergenze abitative a di stupefacenti è lo sfondo in cui è maturata la morte di Eric

La tragica vicenda che ha portato alla morta di Eric Sanfilippo a Londra anche se sembra avere trovato un suo epilogo giudiziario, probabilmente lascerà il segno nella comunità londinese del quartiere dove si sono svolti i fatti.

Non si placano le proteste infatti a Islington, a Londra, dopo la morte del giovane di Marti. Il caso di Eric è l’ultimo episodio che ha fatto scoppiare la protesta e le manifestazioni degli abitanti, che rivendicano una politica abitativa della capitale britannica più vicina ai bisognosi e che non abbia l’aspetto di una “pulizia sociale”, questa infatti l’accusa che i manifestanti hanno mosso alle scelte di chi detiene la leadership politica.

Il casus belli è ancora la casa in Tollington road, quella davanti alla quale a maggio dello scorso anno è stato trovato il corpo senza vita di Eric in un cassonetto dell’immondizia. Per la vicenda per quanto non sia stato ritenuto colpevole di omicidio a dicembre scorso era stato condannato Gerardo Rossi, un 52enne italiano con cui Sanfilippo aveva trascorso le ultime ore di vita.

Proprio nei giorni scorsi quella casa da tre piani di proprietà di Clarion, uno dei maggiori gruppi dell’edilizia residenziale britannici è tornata al centro delle polemiche dopo la diffusione della notizia che sarebbe stata rimessa sul mercato con un valore di un milione di sterline (un milione 170mila euro circa).

La casa in questione, nata per rispondere alle esigenze dell’edilizia popolare, era già all’asta nei primi mesi del 2019 e l’assegnazione al maggiore offerente era prevista per il 30 di maggio. Fu la tragica morte di Eric che convinse la compagnia Clarion a sospendere l’asta e a ritirare l’immobile dalle vendite. Una vicenda che contribuisce a definire il contesto sociale e ambientale in cui è maturata la morte del giovane di Marti.

Un passato fatto di spaccio e consumo di droga macchia quell’immobile di Tollington road, già chiuso con i sigilli in seguito alle segnalazioni dei residenti. Schierati contro la vendita, stando a quanto riporta l’Islington Tribune, ci sono gli attivisti dell’associazione Islington homes for all (Case di Islington per tutti ndr).

Le accuse sono formulate in maniera chiara e dura e riguardano la mancata manutenzione per quell’immobile che è prezioso per le 14mila persone che nel Regno Unito sono in lista per l’assegnazione di una casa popolare. Le accuse più pesanti sono quelle di voler fare “pulizia sociale” con quello che viene definito un business. Secondo gli attivisti, infatti, il gruppo Clarion fa speculazione vendendo l’immobile del quartiere di Islington per poi andare a costruire fuori Londra case a prezzi stracciati, più economiche, traendo così un profitto da una vendita che i militanti al momento non ritengono necessaria.

Gli abitanti hanno detto di essere usati come “mucche da mungere” e che per le condizioni in cui versa l’immobile sarebbero sufficienti degli investimenti per sistemarlo e poi tornare a riempire gli appartamenti in cui è diviso.

Dello stesso avviso, però, non è il gruppo immobiliare. “Siamo sempre disposti a discutere il trasferimento di una proprietà con le altre associazioni – ha detto un portavoce di Clarion -, ma quando un immobile non rispetta più gli standard di vita moderni e richiede ingenti investimenti è difficile per tutti i proprietari risollevarlo. Questa è la prima casa di Clarion che viene venduta nel quartiere e stiano investendo altri 32 milioni per migliorare le altre nostre proprietà nel quartiere di Islington tra il 2017 e il 2023”.

Quella degli alloggi popolari nella capitale britannica è una vera e propria piaga: secondo quanto scritto a ottobre dal The London economic ci sono case vuote a Londra dal valore di 10,7 miliardi di sterline, più di 22mila abitazioni, nonostante la crisi abitative. (g.z.)

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