I soldi della Mafia ripuliti nel circuito dei pallets, l’assessore Bertini tra i 60 indagati

Perquisizioni in due aziende di San Miniato, ma anche a Fucecchio, Santa Maria a Monte e in altri comuni della provincia di Pisa. Giglioli: "Piena fiducia"

I soldi della mafia arrivano in Toscana per essere riciclati attraverso il sistema delle aziende che producono pallets, le pedane in legno per il trasporto merci. L’indagine della Guardia di finanza di Prato coordinata dalla procura Antimafia di Firenze descrive un meccanismo criminale complesso che in tre anni sarebbe riuscito a movimentare e riciclare oltre 50 milioni di euro con ramificazioni in Toscana in particolare in provincia di Pisa e in Lazio.

Tra gli indagati nell’inchiesta è finito anche l’assessore al bilancio dell’attuale giunta del Comune di San Miniato Gianluca Bertini, in qualità di legale rappresentante della Bertini Pallets Group di San Miniato Basso. Bertini in passato è stato anche assessore della giunta Gabbanini.

Le aziende pisane e quindi anche la Bertini Pallets Group, secondo le ipotesi degli inquirenti, tutte da verificare, sarebbero tra quelle che ricevevano e pagavano sulla base di rapporti commerciali, fatture dalle aziende fittizie create dall’organizzazione criminale. Queste ultime sarebbero state lo strumento di ricicalggio del denaro. Nelle ipotesi degli inquirenti, infatti, Bertini, come probabilmente le altre aziende pisane finite nell’inchiesta, avrebbero pagato a soggetti terzi le fatture finite nelle indagini della Guardia di finanza pisana.

In provincia di Pisa, però, ad essere finito nelle maglie della Procura distrettuale antimafia non c’è solo Bertini con la sua azienda, ma ci sono anche altri imprenditori titolari di altre aziende tra cui la Pallets Bertini srl, sempre di San Miniato Basso. Le fiamme gialle si sono fatte vedere anche a Fucecchio alla Essegi, che ha sedi anche a Casciana Terme e Calcinaia. Non solo, nell’indagine sono finite anche la Tpi srl di Santa Maria a Monte e la Toscana Pallets di Bientina.

A vario titolo tutte questa aziende come altre anche in Lazio sarebbero finite nel meccanismo che tra il 2015 e il 2018 ha permesso il riciclaggio del denaro attraverso l’emissione di fatture.

Le aziende fittizie infatti, dopo aver emesso le fatture false, ricevevano il denaro per il pagamento che poi avrebbero bonificato ai vari esponenti dell’organizzazione, trattenendo il 10 per cento come commissione sul servizio reso.

In sostanza l’indagine della procura distrettuale antimafia di Firenze, chiamata Golden Hood ha portato in carcere 12 persone: 7 a Palermo, 2 a Prato, 2 a Campi Bisenzio, 1 a Sesto Fiorentino. Gli indagati, tra cui anche l’assessore di San Miniato Gianluca Bertini e i legali rappresentanti della altre aziende pisane, invece, sono 60, 86 invece sono i conti correnti sequestrati, e 120 sono le perquisizioni messe in atto per raccogliere materiale utile a dimostrare le ipotesi degli inquirenti.

Un meccanismo che sarebbe stato messo in piedi dal clan di Corso dei Mille a Palermo capeggiato da Pietro Tagliavia, gruppo criminale del mandamento di Brancaccio i cui esponenti erano già finiti in passato nelle indagini per i fatti di via d’Amelio Palermo e dei Georgofili a Firenze.

Il meccanismo di riciclaggio toscano, secondo gli inquirenti, avrebbe il suo vertice in Francesco Paolo Clemente. Al vertice della struttura che portava denaro ‘sporco’ dei mafiosi in Toscana vi sarebbe poi stato Giacomo Clemente, residente a Sesto Fiorentino, e parente del vertice dell’organizzazione criminale di via dei Mille. In Toscana sono finiti in carcere oltre che Giacomo Clemente anche Santo Bracco, di 69 anni, palermitano residente a Prato, Filippo Rotolo, di 46 anni, e i due figli Giulia e Vincenzo.

“Ripongo piena fiducia nell’assessore Gianluca Bertini e nell’operato della magistratura, sono convinto che sulla vicenda sarà fatta la massima chiarezza – è il commento del sindaco di San Miniato Simone Giglioli – L’indagine ha un ampio spettro che interessa tutte le principali aziende toscane di pallets e quella del Bertini è tra le maggiori non solo su questo territorio ma in ambito regionale. Sono sicuro che Gianluca Bertini e la sua azienda siano estranei ai fatti contestati. Insieme alla giunta saremo al fianco dell’assessore, certi che la giustizia, una volta fatto il suo corso in tempi rapidi, farà piena luce sulla vicenda”.

 

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.