“E adesso?”. Il giorno dopo il crollo della passerella di Ponticelli tra la paura di un ‘ecomostro’ e i lavori da controllare foto

Mentre i tecnici sono al lavoro per gli accertamenti necessari, la Politica chiede trasparenza e i cittadini vissano le macerie e l'ex cantiere

Sono ore di accertamenti queste, in cui si rifanno i calcoli che gli ingegneri avevano già fatto mesi fa, si verificano le tecniche costruttive, si valutano i materiali impiegati. Insomma, si cerca di capire dove è nato l’errore o gli errori che hanno determinato nella serata di martedì 16 febbraio il crollo della passerella pedonale sul collettore a Ponticelli di Santa Maria a Monte (qui).

Il sindaco Ilaria Parrella per ora non ha voluto rilasciare ulteriori dichiarazioni, si è solo limitata a dire: “I tecnici stanno lavorando per capire le possibili cause e per ora non ho niente da aggiungere”. Certo qualcosa sicuramente non ha funzionato perché non è normale che un ponte crolli così all’improvviso, soprattutto se appena costruito, anzi se ancora da ultimare. Sono molte le possibili cause: dall’eccessivo peso della struttura rispetto alle strutture portanti, all’errore di progettazione o di costruzione. L’unica cosa certa è che quando il ponte è crollato sembra che fosse stato da poco gettato il cemento della pavimentazione.

All’indomani del crollo della passerella, due sono le domande che più circolano fra i residenti del quartiere: “Perché?”, ma soprattutto “E adesso che succede?”. Nel gran viavai del giorno dopo, mentre a varie riprese iniziano i primi sopralluoghi e nell’ora di punta le auto rallentano per buttare uno sguardo a ciò che resta, in tanti si fermano con la macchina a fotografare e commentare. “Sembrava una bomba ieri sera” dice un anziano aggrappato alle transenne che delimitano il cantiere, ora chiuso.

“Un rumore difficile da rendere, abbiamo sentito un tonfo sordo, ma fortissimo. Pensavamo fosse scoppiato qualcosa – racconta Veruska, titolare di un negozio affacciato proprio sul fiume –. Un gran peccato e una gran tristezza vederlo così”. E la paura, adesso, è che fra indagini, perizie e scaricabarile del caso, il ‘mostro’ resti lì per un pezzo. Allungando peraltro i tempi prima che la frazione abbia la sua passerella. “E’ andata bene, gli operai erano andati via da poco – dice un’altra signora, residente lungo il fiume –. Meno male non c’era nessuno sopra. Ora chissà quanto ci vorrà per tornare alla normalità. Tanti erano contenti per questa costruzione. Il ponte della provinciale non è adatto per i pedoni. Le persone quando lo imboccano lo fanno a corsa per paura che passino macchine mentre lo attraversano, perché troppo stretto”. “Non capisco come mai non si poteva allargare il ponte” si chiede un altro “quando hanno fatto la prima posa ci sembrava una cosa mastodontica, persino esagerata. In ogni caso il paese ha bisogno di un modo per passare in sicurezza. Ma adesso…”.

I segreti della frattura, al centro dell’arcata, sono tutti sott’acqua. Ai tecnici l’arduo compito di capire cosa è andato storto, fra progetto, materiali, giunture o altro. Ed anche la politica adesso si interroga sul da farsi: le opposizioni chiedono trasparenza. “Cosa accadrà adesso?” si chiede Gianpaolo Dini, consigliere comunale della Lega che questo pomeriggio insieme agli altri capigruppo di maggioranza e opposizione partecipa ad una riunione indetta dal sindaco.

“Ciò che ci preme è che siano chiare motivazioni e tempistiche della messa in sicurezza”. E c’è chi, come i tre consiglieri democratici della lista Santa Maria a Monte di Tutti Francesco Petri, Manola Diomelli e Patrizia Faraoni, chiede anche un momento di confronto con la popolazione: un consiglio comunale aperto (qui).

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