È all’ergastolo ma viene pagato meno del dovuto per anni: ministero condannato a risarcire 41mila euro

Detenuto da 17 anni nel carcere di Pisa per omicidio ha vinto una causa di lavoro

Ergastolano, detenuto da 17 anni nel carcere di Pisa, ha vinto una causa di lavoro contro il ministero della giustizia.

Il dicastero è stato condannato dal tribunale di Roma, competente in materia, a 41mila euro di differenze retributive più interessi e spese legali. L’uomo è riuscito a dimostrare di aver ricevuto meno di quello che gli spettava per legge durante le numerose mansioni svolte all’interno del carcere (scopino, porta vitto, piantone, aiuto cuciniere, cuciniere, addetto alla cucina, apprendista lavorazione tessuti, aiuto sarto,  muratore qualificato).

Il 39enne di origine lituane era finito nei guai nel 2004 per aver ucciso una coppia di connazionali, insieme ad un complice. Arrestato dai carabinieri aveva confessato immediatamente di essere responsabile del duplice omicidio ed era successivamente stato condannato in via definitiva alla pena dell’ergastolo. La tragedia si era consumata all’interno della comunità lituana per conflitti legati a somme di denaro che l’uomo ogni mese doveva versare alla coppia che lo aveva fatto venire in Italia e lo faceva lavorare a nero come manovale. Ma la metà dei compensi doveva poi darli alla coppia e in una notte balorda di alcol e discussioni la lite era sfociata in uno scatto omicida e lui e il suo complice avevano colpito la coppia con alcuni strumenti da lavoro che erano lì sul tavolo.

Da quel momento vive nel carcere di Pisa dove ora ha richiesto il regime di semilibertà per motivi di lavoro dopo 17 anni di carcerazione. Ma sin da subito ha dimostrato di voler seguire un percorso riabilitativo e anche all’interno del carcere ha sempre lavorato. Difficile accettare a 22 anni il cosiddetto dispositivo di “fine pena mai” che resterà sempre presente sulla sua fedina penale così come dovrà portare sempre con sé il carico dei suoi crimini. Ma per quanto riguarda il contenzioso con il ministero i giudici gli hanno dato ragione. Per il tribunale l’uomo è stato pagato meno del dovuto.

Si legge infatti in sentenza: “Pertanto, sulla scorta delle incontestabili mansioni svolte, dei giorni e degli orari indicati in busta paga, ben possono prendersi a riferimento, per il calcolo delle spettanze, i criteri indicati dalla difesa del ricorrente ed i relativi parametri, tutti specificamente indicati nei conteggi prodotti. Ne consegue la condanna dell’amministrazione convenuta al pagamento della differenza fra quanto spettante, sulla scorta delle superiori statuizioni, e quanto corrisposto al ricorrente, per un totale di euro 41770,07, maggiorato di interessi legali dalle singole scadenze fino al soddisfo. Si osserva infatti che come recentemente affermato dalla corte di Cassazione, in materia di lavoro dei detenuti, trattandosi di rapporto di lavoro con il ministero della giustizia, opera il divieto di cumulo tra rivalutazione monetaria e interessi poiché non ricorre la medesima ratio di cui alla pronuncia di accoglimento della corte costituzionale 459/2000 che ha escluso il divieto per i crediti dei lavoratori privati ma sussistono ragioni di contenimento della spesa pubblica, che giustificano la differenziazione della disciplina. Tanto premesso, è dato apprezzare, da parte del tribunale, la completezza e la condivisibilità dei conteggi prodotti dalla difesa del ricorrente, in relazione alle differenze retributive oggetto della odierna domanda, sulla scorta della chiara verificabilità dei medesimi in forza del confronto tra gli importi ricevuti – e riscontrabili dalle buste paga – e quelli di cui alle tabelle allegate al contratto collettivo nazionale, ben potendosi ritenere la correttezza degli stessi in relazione alle singole voci indicate ed ai criteri di calcolo utilizzati, coerentemente elaborati in base a quanto accertato in questa sede”.

L’uomo in carcere si occupa ormai da un paio d’anni di teatro ed è diventato anche un esperto aiuto-scenografo come dimostrano le tante rappresentazioni portate in scena dalla compagnia teatrale dell’istituto penitenziario di Pisa. Ora riceverà anche i 41mila euro di differenze retributive per il lavoro svolto in carcere. Niente potrà cancellare tragedie come un omicidio ma i percorsi di riabilitazione dei detenuti, come sancisce la Costituzione, quando si realizzano in concreto sono sempre e comunque da guardare in un’ottica positiva.

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