Liste di attesa, Cgil: “Il problema si chiama carenza di personale”

Il sindacato sui problemi all'interno dell'Azienda usl Toscana nord ovest: "Prevedere un grande piano di assunzione e formazione specialistica, per una sanità pubblica universale ed equa"

“Liste di attesa, il problema si chiama carenza di personale”. Così il coordinamento Cgil Asl Toscana nord ovest torna a parlare della mancanza di professionisti e operatori sanitari,

“In questi giorni si è tanto parlato del problema delle liste di attesa, preferendo alzare il conflitto tra i territori invece di analizzare bene quali siano le problematiche che determinano le difficoltà nel rispondere al crescente bisogno di servizi e di salute dei cittadini – spiegano dalla Cgil -. I cittadini devono poter scegliere e devono avere il diritto di presa in carico e di eguale accesso alle cure, ma per fare questo occorre che si potenzi e non depotenzi come invece appare anche dalle ultime notizie la spesa sanitaria, soprattutto per quanto attiene il reclutamento del personale. Già dal 2018 era stato lanciato l’allarme della carenza dei professionisti su specializzazioni di non poco rilievo come, anestesisti, medici dell’emergenza urgenza, ginecologi, urologi. Alla quale si è aggiunta la carenza di personale sanitario”.

“Lo stato di difficoltà nella presa in carico del sistema pubblico lo si evince anche dal fatto che, sulla cifra dei 31 milioni messa a disposizione dalla Regione Toscana per il recupero delle liste di attesa, solo un 30% sarà gestito internamente mentre il rimanente verrà effettuato dal privato convenzionato – prosegue -. Se oggi il problema si pone sull’interdizione all’utilizzo di un’altra struttura, domani la situazione potrebbe essere ancora peggio per il fatto che il pubblico potrebbe ridurre sempre di più il suo perimetro a vantaggio del privato. Tutto ciò, fra l’altro, in un momento storico in cui, a seguito della progressiva riduzione del potere di acquisto delle famiglie, si riduce la possibilità di accesso alle cure”.

“Occorre che la spesa sanitaria sia identificata non come spesa ma come una vera e propria risorsa, poiché migliora la qualità della vita dei cittadini e conseguentemente riduce anche gli eventuali costi successivi per la spesa socio sanitaria – concludono dalla Cgil -. Infatti una tardiva presa in carico del cittadino, oltre a creare delle gravi ripercussioni sullo stesso dal punto di vista sanitario, comporta anche per il futuro un onere aggiuntivo per tutta la collettività. Questo è il tema: prevedere un grande piano di assunzione e formazione specialistica, per una sanità pubblica universale ed equa. Dobbiamo evitare di indebitare le future generazioni senza un effettivo ritorno in termini di universalità delle prestazioni che solo il sistema pubblico può dare”.

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