Inquinamento, le analisi Arpat fanno emergere tracce di Pfas anche nell’Usciana

Le cosiddette 'molecole eterne', frutto della produzione industriale sono ormai famigerate: un cucchiaino da caffè capace di inquinare per secoli due piscine olimpioniche

Nuovi pericolosi veleni scoperti nelle acque superficiali e di scarico in diversi punti della Toscana. Si tratta dei famigerati Pfas, conosciuti anche come “le molecole eterne”. Persistenti, tossiche e create in laboratorio dalle industrie, hanno la terribile capacità di accumularsi nel tempo negli organismi viventi provocando malattie e tumori. Ritrovate da Arpat tracce nel Serchio, nel Versilia, nell’Usciana, nell’Elsa, nel Bisenzio e nell’Ombrone.

Il punto

Nuove e pericolose sostanze chimiche ritrovate nelle acque superficiali e di scarico in diversi punti della regione Toscana, e i rilevamenti sono solo all’inizio. Come nel caso del Keu, è Arpat a fare la scioccante scoperta, e già da alcuni anni ha pubblicato studi e comunicati per quanto riguarda i famigerati Pfas, ma  servirebbero ulteriori risorse all’agenzia regionale per monitorare il più possibile, e nel tempo, tutti i luoghi dove possono annidarsi queste sostanze, tra le più pericolose al mondo per la salute e per l’ambiente. Così come manca ancora una legge nazionale in materia. E anche la magistratura sta seguendo con grande attenzione l’intera situazione in Toscana in materia di Pfas, specie dopo lo scandalo in Veneto, probabilmente la più grande tragedia ambientale europea degli ultimi anni dove i Pfas hanno contaminato l’acqua in un’area abitata da 300mila abitanti tra le province di Vicenza, Verona e Padova. Ma non solo. Anche il consiglio regionale, dopo uno studio del Cnr e l’allarme lanciato da Bruxelles, ne è a conoscenza, per via di alcune mozioni ufficiali presentate negli anni da alcuni gruppi consiliari. Il problema è dunque noto. Cosa fare? Procediamo con ordine per un primo punto sulla situazione a cui ne seguiranno altri.

Cosa sono i Pfas?

Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas, circa 4700 sostanze totali fanno parte della famiglia) sono composti chimici utilizzati in campo industriale, e create univocamente in laboratorio,  per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. I Pfas vengono impiegati dagli anni Cinqunta per la produzione di numerosi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi. L’utilizzo più noto di questi composti è probabilmente per il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina (Teflon) e nella produzione dei tessuti tecnici (Goretex eccetera). Oggi queste sostanze sono conosciute per la contaminazione ambientale che hanno prodotto negli anni proprio a causa della loro stabilità termica e chimica, che le rendono resistenti ai processi di degradazione esistenti in natura. Oltre alla tendenza ad accumularsi nell’ambiente, i Pfas persistono anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici ad alte concentrazioni anche accumulata nel tempo. Data la loro capacità di accumularsi negli organismi, la concentrazione di Pfas è bioamplificata man mano che si sale lungo la catena alimentare. Infatti, considerando che l’esposizione dell’uomo ai Pfas avviene principalmente per via alimentare, per inalazione e ingestione di polveri, una volta che queste sostanze entrano nell’ambiente per contaminazione dell’acqua entrano nella catena alimentare attraverso il suolo, la vegetazione e le coltivazioni, gli animali e quindi gli alimenti. È stato dimostrato, infatti, che sono in grado di causare un’ampia gamma di effetti avversi, fatto che desta ancor più preoccupazione considerando la loro proprietà di accumularsi nell’organismo. Le patologie maggiormente riscontrate, su cui c’è letteratura scientifica ampia e quasi univoca, la cui causa è attribuita all’esposizione prolungata a queste sostanze, sono il tumore ai reni; il cancro ai testicoli; malattie della tiroide; ipertensione in gravidanza; colite ulcerosa; aumento del colesterolo e molte altre. Recenti ricerche hanno inoltre messo in luce l’incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e sotto peso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche.

I Pfas in Toscana

L’inquinamento da Pfas (dette anche molecole eterne, create dall’industria proprio per durare a lungo, circa mille anni) in Toscana “è legato principalmente a tre distretti: tessile, vivaistico e conciario. Nelle acque superficiali della regione è presente una contaminazione bassa ma diffusa, mentre nessun superamento è stato invece rilevato nelle acque sotterranee (dove comunque si inizia a notare la presenza di queste sostanze)”. Sono parole di Arpat ufficiali contenute in una relazione. Nella scorsa primavera infatti dopo anni di verifiche è stata pubblicata una relazione ad hoc proprio sui Pfas da parte della Commissione Parlamentare d’inchiesta. L’inquinamento da sostanze alchiliche perluorurate (Pfas) è stato al centro dell’audizione che ha portato nel 2020 l’ex direttore tecnico di Arpat Toscana, Guido Spinelli, ad essere ascoltato dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ovvero la cosiddetta commissione ecomafie. A causa della loro estrema persistenza, i Pfas finiscono però per accumularsi nell’ambiente e nelle persone: come spiegano da Arpat le persone sono principalmente esposte al Pfas attraverso acqua potabile, imballaggi per alimenti e alimenti, polvere, creme e cosmetici, tessuti rivestiti in Pfas o altri prodotti di consumo. Un problema non da poco, dato che i costi per la società dovuti a danni alla salute umana e alle bonifiche in Europa sono stati stimati in decine di miliardi di euro all’anno. Nel 2021 poi Arpat inizia a cercare Pfas non solo nelle acque superficiali e nelle falde ma anche negli scarichi, e più cerca pi trova tracce. Nei mesi scorsi anche in tutti i pesci monitorati nel mare toscano. E infatti Arpat trova tracce di Pfas a diverse concentrazioni, nell’Arno, nel Serchio, nell’Ombrone, nel Versilia e nel canale Usciana, nel Bisenzio e nell’Elsa. Tutti i documenti sono consultabili sul sito ufficiale di Arpat. Pure la relazioni sui Pfas della commissione parlamentare. Anche il Cnr aveva svolto e sta volgendo analisi in Toscana. Insomma i veleni ci sono e sono molto pericolosi proprio per le loro terribile caratteristiche e conseguenze sulla salute e sull’ambiente

Prime conclusioni

Mancando una normativa nazionale al momento si fa riferimento solo a direttive europee. Attualmente, in Italia, esistono solo “obiettivi di performance” per le acque potabili indicati nel 2014 dall’Istituto superiore di sanità, per cui tutte le Aia risentono di questa carenza e di questo vuoto legislativo. Di conseguenza Arpat poi che monitora e controlla ha ancora pochi strumenti in mano. La tendenza di tutta la letteratura scientifica attuale come consiglio a chi dovrà poi legiferare è di andare verso l’impatto zero, usando metodi a circuito chiuso, e sostituendo nel tempo queste sostanze incontrollabili e pericolose con altre che hanno gli stessi effetti (cere e paraffine) ma con una biodegradabilità completamente differente. I costi per le aziende aumenterebbero e potrebbero aumentare i prezzi all’ingrosso e a dettaglio ma i costi attuali per la salute, l’ambiente e le bonifiche sono decisamente superiori anche in termini economici e non solo etici e morali. In altre sedi quindi sono al vaglio i comportamenti di chi diffonde nell’acqua, nella terra e nell’aria queste sostanze, e al parlamento il compito di legiferare in materia, prima che sia troppo tardi. E per molte persone è già troppo tardi. Queste sostanze una volta immesse nell’ambiente infatti a prescindere dalla concentrazione non vanno via per secoli e si accumulano nel tempo raggiungendo poi inesorabilmente la soglia di concentrazione definitiva letale o potenzialmente tale.

È stato stimato che un solo cucchiaino da caffè di Pfas è capace di inquinare per secoli due piscine olimpioniche, Il dibattito è solo all’inizio.

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