Parroco accusato di pedofilia: 4 vittime pronte a chiedere i danni per gli abusi sessuali

Al vaglio il racconto di almeno 12 persone molestate dal prete che è stato sospeso dalla diocesi

In 4 pronti a chiedere i danni per gli abusi sessuali e le violenze subite quando erano bambini o appena adolescenti. Una comunità, quella pisana, e non solo, scossa nel profondo, ma non bisogna perdere la speranza. Il sacerdote accusato di molestie sessuali, abusi sessuali e violenza sessuale su minori avrebbe di fatto confessato al suo arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, durante le fasi preliminari di indagine del processo canonico iniziato ad aprile scorso, a seguito delle denunce delle due vittime, due fratelli pisani, e per questo non è andata troppo per le lunghe la vicenda. Il prete si è dimesso e l’arcivescovo lo ha sospeso da tutte le sue funzioni e mansioni, e ora vive a casa di un parente in attesa del termine del processo canonico e dell’iter che porterà alle decisioni finali da parte della Santa Sede, che potrebbe espellerlo dalla Chiesa, come ha espressamente detto papa Francesco per tutti i preti riconosciuti responsabili di pedofilia.

Il prete potrebbe finire dunque in una delle case per sacerdoti ed ex sacerdoti, questo perché le accuse da un punto di vista penale sono prescritte, dato che i reati sono stati commessi prima del 2014, anno in cui la prescrizione è stata poi raddoppiata, passando da 10 a 20 anni. Ma ci sono altre vittime. Come spesso accade in questi casi non si tratta mai di vicende isolate, purtroppo. Altre due vittime del prelato, come i due fratelli, hanno già dato mandato ai loro legali di procedere alla causa di risarcimento civile per i danni subiti, perché anche per loro penalmente non ci sono più i termini per poter agire.

E una sarebbe già in contatto con l’Arcidocesi pisana. Quindi sono in totale 4 i casi che finiranno comunque in un’aula di tribunale civile, al momento. In totale invece le segnalazioni, che si ritiene abbiano un minimo di fondamento, da parte di vittime sono in tutto 12, di cui due sarebbero ancora in tempo per le denunce di tipo penale. Legali e associazioni del settore stanno coordinando il tutto. Ognuno ha una sua storia, e per ognuno si sta cercando di capire cosa fare e cosa le stesse vittime, o presunte tali, intendono fare. I controlli e le verifiche sono molto rigorosi e scrupolosi e seguono sempre un percorso chiaro e ben definito. Nel 2016, nella stessa parrocchia di Pisa, inoltre, dove svolgeva le sue funzioni il prelato sotto accusa, un sacerdote si tolse la vita e fu ritrovato impiccato in canonica da una suora. Un ennesimo mistero irrisolto.

Non si tratta di una caccia alle streghe, o di mettere tutto e tutti in un unico calderone -, anche perché il prelato avrebbe confessato le sue azioni, e ora ha 75 anni, è molto provato dall’intera vicenda e si è detto pentito di ciò che ha fatto -, ma l’intenzione della diocesi appare quella di portare tutte le vittime alla luce, a tirar fuori tutto, per avere giustizia, per liberarsi di fardelli troppo pesanti da sopportare per chiunque, e trovare un po’ di pace, e soprattutto per dare un esempio. E’ sempre molto difficile tirar fuori certi ricordi, traumi subdoli e terribili che segnano una intera vita. A prescindere se gli abusi e le violenze sono state perpetrate da parenti, amici, sconosciuti, o religiosi. E questa difficoltà a raccontare complica le cose da un punto di vista giudiziario e nei processi canonici. Ma nel caso di religiosi anche i troppi anni di insabbiamento da parte di alcuni esponenti della Chiesa non hanno aiutato niente e nessuno, e anzi, come ha scritto l’Arcivescovo di Pisa certe cose “oscurano il volto della Chiesa”.

Ma non bisogna perdere la fede, per chi ne ha il dono – è la tesi di chi vuol fare piena luce su questi episodi – e la speranza per tutti gli altri, perché la pedofilia è ormai considerata una vera e propria patologia e quindi oltre alle azioni repressive bisogna anche, con coraggio e trasparenza, pensare ad azioni preventive e curative, per tutelare innanzitutto le vittime, e le probabili vittime, e punire i responsabili, ma soprattutto cercare di capirne di più e prevenire o cercare di farlo con ogni mezzo necessario e possibile. E questo può avvenire solo se collaborano tutti, giudici, vittime, religiosi, famiglie, medici eccetera. Se ne sa ancor troppo poco purtroppo e il particolare disgusto che provocano questi abomini, più che legittimo, non deve però, parallelamente, distogliere troppo l’attenzione da tutto ciò che può essere utile alla prevenzione. Dopo, qualunque cosa si faccia, sarà sempre troppo tardi. Se ne saprà di più nei prossimi giorni.

Per segnalazioni ci si può rivolgere anche alla Rete l’abuso, navigando sul sito ufficiale all’indirizzo raggiungibile cliccando qui: si tratta della maggiore organizzazione italiana ed europea che si occupa di pedofilia e che offre servizi legali e assistenza alle vittime.

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