Trovato con 5 chili di cocaina, condanna confermata a 4 anni

La Cassazione nega al 28enne arrestato a Santa Maria a Monte anche i domiciliari con braccialetto elettronico

Confermata dalla Cassazione per l’uomo che era stato arrestato con circa 5 chilogrammi di cocaina a Santa Maria a Monte la condanna a 4 anni di reclusione, i giudici gli negano anche i domiciliari con braccialetto elettronico. Con ordinanza pronunciata il 7 febbraio scorso, il tribunale di Firenze aveva rigettato l’appello proposto nell’interesse di Nour Eddine El Youssoufi, 28 anni, di origini straniere, avverso il provvedimento con il quale il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pisa aveva rigettato l’istanza di sostituzione della misura della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari nell’abitazione della cognata.

El Youssoufi era stato arrestato in flagranza il 24 maggio 2021. In esito al rito abbreviato con sentenza del 8 dicembre 2021 era stato condannato alla pena di 4 anni di reclusione e 20.000 euro di multa. Contro l’ordinanza l’imputato ha proposto ricorso, a mezzo del suo difensore, formulando un unico motivo, con il quale ha dedotto la mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione in ordine alla inidoneità della misura degli arresti domiciliari con il presidio del braccialetto elettronico rispetto alla salvaguardia delle esigenze cautelari.

Ma per gli ermellini che hanno dichiarato inammissibile il suo ricorso, condannandolo anche a 3mila euro di ammenda le cose stanno diversamente. Si legge infatti in sentenza: “Infine sorretta da adeguata giustificazione e immune da vizi censurabili in questa sede è anche la valutazione in ordine alla inidoneità della misura degli arresti domiciliari presso l’abitazione della cognata, ove già erano stati ospitati i correi, alla salvaguardia delle ravvisate esigenze cautelari. Rispetto al percorso argomentativo del tribunale, peraltro, la doglianza del ricorrente è del tutto generica e non contrappone alla valutazione operata dai giudici alcun elemento atto a inficiarla”.

I giudici, hanno, quindi osservato che anche Nour Eddine El Youssoufi doveva ritenersi partecipe dei profitti del traffico di cocaina, per il quale erano state arrestate altre persone e anche suoi familiari, e che il suo ruolo nella vicenda non poteva essere considerato marginale. Inoltre hanno ritenuto che la misura degli arresti domiciliari, all’abitazione della cognata, dove i correi, dopo il confezionamento della droga avevano dormito, non fosse idonea a scongiurare il pericolo della reiterazione dell’attività criminosa, nella quale era risultato coinvolto l’intero nucleo famigliare. Il caso è chiuso.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.