Ex Barbate, il Tar sospende la demolizione: fissata l’udienza

Accolto il ricorso della proprietà. Anche l'ingegnere progettista si è rivolto al tribunale amministrativo

Un sospiro di sollievo per il destino delle ex Barbate, le piscine di Montopoli Valdarno a rischio demolizione per non aver rispettato un vincolo paesaggistico in fase di costruzione. Il tribunale amministrativo della Toscana, con un’ordinanza ha accolto in fase cautelare il ricorso dei nuovi proprietari dello stabilimento, la Felcan Srl, di fatto sospendendo l’esecuzione dei provvedimenti di demolizione e rimandando la trattazione di merito al giugno prossimo, data fissata per l’udienza.

Non è certo detta l’ultima parola, ma è sicuramente una boccata d’aria per Felice Candigliota, l’imprenditore che ha acquistato il complesso all’asta e lo ha riqualificato per dargli nuova vita la scorsa estate. Sicuramente il quadro attuale è migliore di quello prospettato a fine agosto, quando dal comune di Montopoli era arrivata l’ordinanza di demolizione di ogni opera realizzata sulla base dei titoli edilizi annullati. Quell’esito, non ancora del tutto sgomberato dal tavolo, rappresentava il culmine di un iter iniziato quasi per caso, che il Comune aveva dovuto intraprendere “per forza” in autotutela.

Nel ricorso, la Felcan chiedeva l’annullamento, previa sospensione, di una serie di atti emanati dal Comune e di alcune note della Soprintendenza dai quali si può ricostruire tutta la vicenda (leggi qui). Il Tribunale amministrativo regionale (Tar), “tenuto anche conto dei costi di intervento di demolizione”, ha ritenuto opportuno pervenire a una decisione di merito. Questo per la natura ancora in divenire della vicenda e perché l’accoglimento delle richieste dell’imprenditore non compromette la tutela degli interessi generali. Il tutto, quindi, è rimandato a giugno 2023, quando sarà un giudice a stabilire chi ha torto e chi ha ragione. Così come ci sarà da capire se a Terra Caciona sarà consentito di riaprire per l’estate 2023, in attesa di una sentenza definitiva: da questo punto di vista la volontà della proprietà c’è tutta.

Intanto, anche altri hanno iniziato a muoversi secondo i percorsi della giustizia amministrativa. Quello della Felcan non è l’unico ricorso arrivato all’attenzione dei giudici del tribunale amministrativo: c’è anche quello di Piero Ulivieri, ingegnere progettista e in alcuni casi asseveratore delle pratiche che hanno portato al rilascio o alla formazione dei titoli edilizi che poi il Comune di Montopoli ha dichiarato nulli. Il professionista ha ritenuto rivolgersi al Tar – sostanzialmente con le stesse richieste della società proprietaria della piscina – poiché, secondo quanto riportato in sentenza, “dai provvedimenti impugnati assume possano derivare a suo carico conseguenze pregiudizievoli sul piano civile, penale e disciplinare”.  Tale ricorso, tuttavia, è stato dichiarato inammissibile dai giudici in quanto “da tempo la giurisprudenza, anche di questo Tar, è orientata nel senso che il professionista non è legittimato a impugnare il diniego della concessione edilizia richiesta da un terzo sulla base del progetto da esso professionista redatto, e questo perché il diniego dispone sullo jus aedificandi e non sull’esercizio della professione del progettista, né sulle sue qualità e prestigio”.

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