“Feli dai gas da lassù”: palloncini, fumogeni e rumore per accompagnare il 17enne
Al funerale, tantissimi ragazzi e anche la sindaca Vanni e il vicesindaco del paese di origine della famiglia, in provincia di Salerno
“Cercheremo quel tuo sorriso fra le nuvole, sfrecciando a tutto gas”. Il dolore della famiglia ma anche di tante ragazze e ragazzi, è stato il protagonista del pomeriggio di oggi 4 aprile, in occasione del funerale di Felice Laveglia, il giovane morto alcuni giorni fa in un incidente col trattore a Chiecinella.
Un saluto in cui c’era tutta la vitalità dei 17 anni, avvolta in un velo di dolore e malinconia, a salutare Felice Laveglia ieri pomeriggio a San Romano, in una piazza di fronte al Santuario gremita di ragazze e ragazzi, fra striscioni, palloncini e decine di motorini che hanno fatto scorta al feretro. Una generazione. “Quando ci si trova – ha detto il parroco di Montopoli don Udoji celebrando il rito – a celebrare momenti come questi, in giornate come quella di oggi, ogni parola sembra scontata e ogni pensiero inutile. A nome della nostra comunità vi ringrazio tutti per questa presenza, che dà forza e che consola. Che ci fa sperimentare ancora l’umanità, quello che siamo.
Siamo qui a ricordare Felice ed i suoi 17 anni, quella vitalità di chi ha ancora di fronte a sé tutta la vita, sogni, speranze. A quell’età spesso ci si sente invincibili e forti ed è giusto così, perché è l’età in cui si deve pensare in grande. Ma oggi la vita ci insegna una verità che fa male: siamo fragili. L’eredità che questo ragazzo ci lascia in dono è questa consapevolezza, che dovremmo usare per vivere ogni istante con profondità”.
In prima fila ovviamente c’era la famiglia: le sorelle, la madre, il padre. Ma anche l’amministrazione, sindaca in testa, insieme ad Antonio Lettieri, vicesindaco di Sanza, in provincia di Salerno, il paese di origine della famiglia. Un dolore straziante che a più riprese rompe quelle parole scritte e lette dalla sorella Francesca. “Non ho più il mio gemellino che mi dava consigli su tutto, col quale facevamo tutto insieme, che mi tirava i pugni sul braccio ed ogni tanto mi diceva: ‘E fallo un sorriso!’. Come farò adesso? – si chiede –. Tu che mi avvertivi sempre ogni volta che uscivi, quel giorno maledetto te ne sei andato e non ti ho visto.
Mi hanno dovuto fermare quella sera per venirti ad abbracciare un’ultima volta. Non avrò più qualcuno che, quando avevo un problema, lo notava subito, o col quale vivere tutte le nostre avventure: andare in tre sul motorino, dare noia alla mamma, far arrabbiare papà, uscire la sera e tornare senza farci sentire. Continuerai ad esserci come un angioletto che non dimenticherò mai”.
“Quella casa in questi giorni sembra deserta. Ho perso il mio cuginetto” ricorda un altro giovanissimo. “Non sai di quanto avrei bisogno di te in questi giorni”. Tantissimi i giovani venuti a salutare l’amico per l’ultima volta, celebrando anche quella grande passione per i motori che lo aveva sempre contraddistinto. Fuori nella piazza, anche quell’Ape Piaggio che Felice tanto amava e sul quale aveva lavorato tanto. Un pezzo di quella scuola, l’Ipsia Pacinotti, che l’ha salutato anche con la presenza della dirigente scolastica. E poi presenti i tantissimi amici di Pontedera, che hanno salutato il feretro sgassando con le loro moto: su ogni carena un adesivo: “Feli dai gas da lassù”.
“Fratellino, è stato un privilegio averti conosciuto – dice un ragazzo della comitiva di amici –. Non dimenticheremo mai quel tuo sorriso che riempiva l’aria e quelle avventure fra i campi, a provare quella moto sulla quale avevamo passato la notte”. A salutare la bara bianca in uscita dalla chiesa anche il picchetto d’onore di sbandieratori e pro loco di Montopoli, alla quale Felice aveva in molte occasioni dato una mano. Ed uno striscione: “Felice vive con noi”. Poi il volo dei palloncini. “Abbiamo sempre immaginato un futuro in cui saremmo cresciuti tutti insieme – ricordano alcuni –. Lo faremo cercando il tuo sguardo fra le nuvole”.