Richiedenti asilo sul palco per Orestea in chiave moderna

Dopo lo straordinario sold out del primo spettacolo, Il Frantoio Parlante entra nel vivo. Sabato (3 febbraio) alle 21,30, ancora l’ex frantoio del convento di San Francesco ospita uno spettacolo allestito nella Casa della pace del Movimento Shalom di Collegalli. Si tratta di Orestea Africana, con un gruppo di richiedenti asilo provenienti da varie regioni dell’Africa sub-sahariana.

Orestea Africana, è un mito all’origine della nostra civiltà occidentale, ma può diventare una bellissima storia africana. Una storia ricca di implicazioni di estrema attualità. Lo spettacolo sarà tutto giocato su canti, balli e ritmi travolgenti, in quello che può essere anche visto come l’esibizione di una banda africana.
In scena avremo Abdolie Bonjang, Lamin Cham, Benjamin Compaore, Abass Dahabas, Chejk Djiba, Valentine Igwe, Alhagi Jadama, Sarjo Tourai, Patrick Tadjuidie, Issa Togola. Dieci uomini e ragazzi provenienti da varie nazioni dell’Africa, cioè Senegal, Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Camerun, Gambia, Burkina Faso, che oltre a cantare e ballare, recitano con risultati eccezionali.
L’Orestea Africana racconta una società tribale che si trasforma in un consesso civile. Oreste ammazza la madre, rea di aver ucciso suo marito Agamennone, e viene perseguitato dalle Erinni, sorta di demoni della foresta. Alla fine queste stesse Erinni diventano le sue protettrici, dopo che Atena ha istituito il primo processo e Oreste è stato assolto dalle sue colpe. Il testo naturalmente è riassunto in poche battute, messe a commento di azioni che sono tutte di musica e danza di grandissima suggestione. I veri eroi dello spettacolo sono proprio gli spiriti della foresta, quelli che rappresentano origine e passato di questi uomini, che devono restare vigili, attenti a non dimenticare, a mantenere integra la loro natura selvaggia.
Come dice don Andrea Cristiani, fondatore e leader del Movimento Shalom: “Il progetto a cui potremo assistere è davvero importante, riesce a raccontare meglio di altro le problematiche e anche l’orgoglio di questi giovani, eccezionali testimoni di un mondo in via di sviluppo che, pur nelle difficoltà più tremende, deve continuare a tenere la testa alta, a cercare pace e comprensione tra gli uomini di ogni parte del mondo”.

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