“La notte è giovane” a Santa Croce sull’Arno

Il progetto finanziato da un bando Cesvot del 2019

La notte è giovane” a Santa Croce sull’Arno. E’ il titolo di un progetto che il lockdown ha interrotto, rappresentando però un’occasione di ripensamento. Una piattaforma che fra febbraio e marzo, grazie al finanziamento del Cesvot, aveva metto insieme l’associazione Tra i Binari, il centro giovanile Rock City ets e la Quercia di Mamre, che gestisce un centro notturno.

Proprio il centro, punto di riferimento nel territorio della Società della salute per tutti coloro che, in difficoltà, si trovano per motivi di difficoltà economiche a dover chiedere ospitalità per la notte, è al centro di questo progetto, che inizialmente avrebbe dovuto strutturarci come un insieme di incontri ed un azione artistico sociale, ma che dopo il lockdown ha finito per “partorire” un documentario video.

Il progetto punta a stimolare la percezione e la consapevolezza per quanto riguarda la questione abitativa, ponendo una lente d’ingrandimento su una situazione di emergenza sociale che riguarda italiani e stranieri che usufruiscono del Centro di ospitalità notturno. È stato attivato un percorso laboratoriale d’indagine tra i fruitori del Centro e la cittadinanza, in particolare creando argomento di discussione nel mondo giovanile attraverso il coinvolgimento del Rock City ets di Santa Croce sull’Arno. Questo con la finalità di sensibilizzare i ragazzi, attraverso il mezzo teatrale e artistico, ad una realtà molto vicina a loro, ma poco conosciuta.

“Il progetto – spiega Francesco Mugnari di Tra i Binari – prevedeva in fase iniziale un laboratorio teatrale che portasse alla realizzazione di un’azione performativa urbana per mettere in dialogo tutte le realtà coinvolte con la cittadinanza locale. Tuttavia, in seguito allo stop delle attività dovuto al lockdown e al conseguente cambio delle circostanze sociali, abbiamo dovuto rimodulare l’azione di partenza”.

L’obiettivo finale, quindi, è diventato la realizzazione di un documentario che possa raccontare la storia del luogo e le vite di tutti coloro che in questi mesi di lavoro hanno condiviso l’esperienza. “Attraverso – spiega Marina Capezzone di Tra i Binari – tre incontri di laboratorio teatrale abbiamo preparato un terreno fertile per facilitare la narrazione e il racconto, ma soprattutto sono stati creati i presupposti in modo che queste tre realtà potessero avviare un processo di scambio concreto. Successivamente si sono composti due gruppi di lavoro. La nostra associazione si incentrata sulla realizzazione di video interviste a tutti i partecipanti, fra intervistatori, Martin Hidalgo per le riprese video e il montaggio e Simona Fossi per la documentazione fotografica”.

Il Centro Rock City ets , coadiuvato da Simone De Fazio, si è incentrato sulla realizzazione della colonna sonora originale che accompagnerà il documentario. Organizzazione generale del progetto è di Beatrice Nutini. La presentazione del documentario è prevista per fine novembre 2020. Oltre alle associazioni Tra i binari Aps, Rock City ets e Le Querce di Mamre, sono partner il comune di Santa Croce sull’Arno, La pietra d’angolo cooperativa sociale e la Società della Salute Empolese Valdarno Valdelsa.

“Si tratta – per la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda e l’assessore al sociale Nada Braccini – di un’occasione incredibile che ci è stata concessa per poter raccontare un’esperienza così importante per il territorio del Valdarno Inferiore. Spesso centri come questi vengono situati in luoghi decentrati dai contesti cittadini sia per la protezione degli utenti che per altre motivazioni, tuttavia, facendo ciò, si crea un forte scollamento con la comunità locale che molto spesso non è nemmeno a conoscenza di servizi di questo tipo. In un periodo storico come questo, destinato ad ampliare maggiormente il divario sociale tra le persone, risulta ancora più importante parlare di questi luoghi perché l’emergenza abitativa in Italia è un’istanza che la comunità e le istituzioni non possono ignorare”.

Soddisfatto anche Simone Lorenzini, de La Quercia di Mamre. “Il centro – spiega – è sempre stato un luogo per sua natura raccolto, che non tende a esporsi. Per questo all’inizio ero perplesso di fronte alla proposta. A posteriori però abbiamo notato che l’esperienza è molto piaciuta a molti ospiti della struttura e per alcuni di loro ha rappresentato anche una molla“.

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