Allo Spazio dell’Orcio inaugurata la mostra di Guido Bragadini foto

Una personale dell'importante pittore degli anni Trenta lombardi a cura di Andrea Mancini e Aurelio Cupelli

A San Miniato lo Spazio dell’Orcio ha inaugurato con grandissimo successo la mostra di Guido Bragadini, un importante pittore degli anni Trenta lombardi.

Un pubblico ordinato, ma delle grandi occasioni, ha affollato questo luogo che è già entrato nella vita culturale della città. Lo ha detto Loredano Arzilli, l’assessore alla cultura del Comune di San Miniato, che ha salutato l’iniziativa con parole davvero di grande  plauso. Era lì, con accanto il vicesindaco, Elisa Montanelli, entrambi conquistati dalla bellezza delle opere esposte, un cinquantina di quadri, anche di grandissime dimensioni, che hanno stupito moltissimo il pubblico presente, anche perché negli ultimi sessant’anni queste opere sono state a decorare le pareti delle case della famiglia Tamburini, senza che nessuno le conoscesse. 

È stato questo il racconto degli organizzatori, Andrea Mancini e Aurelio Cupelli e di Francesco Fisoni, colui che in qualche modo ha provocato questa splendida mostra, un vero tesoro nascosto, come in molti hanno detto.

Si è raccontata la storia della maestra Tamburini, Francesca Bragadini, una delle figlie dell’artista, che ha segnato la vicenda di San Miniato. Una sessantina d’anni fa si sposò con Piero Tamburini, fattore del Conservatorio di Santa Chiara e si portò in dote questi quadri straordinari, opera di una grande maestro della pittura cremonese, ma non solo.

Per questo il racconto di Chiara ed Andrea Tamburini, è stato ascoltato con infinito piacere, quando hanno parlato del loro nonno, ma poi anche della nonna, rappresenta in queste opere, “una donna dolcissima, ma anche una grande figura lombarda che ci ha insegnato le difficoltà e le bellezze della vita e soprattutto la bellezza della solidarietà. Una donna che, nonostante la malattia del marito, è riuscita a crescere le tre figlie, facendole diventare come lei, maestre, così come è appunto maestra la nipote Chiara: “una famiglia di maestri, o meglio di maestre”, come ha raccontato appunto Chiara.

Tra il pubblico presenti molti artisti, ormai affezionati allo Spazio dell’Orcio e di un altro nipote di Bragadini, Giovanni Bergamaschi, venuto apposta da Verona, a portare altre testimonianze e altri racconti su un nonno evidentemente molto amato, insieme alla moglie e ai figli.

“Vivere nella provincia – ha detto Pier Giuseppe Leo, che nel 1978, in occasione di una antologica realizzata a Cremona, realizzò un fondamentale volume sulle opere di Bragadini, – a contatto diretto con la natura e la quotidianità, la frequentazione di luoghi e soprattutto di personaggi, avevano arricchito il patrimonio artistico di Bragadini. Era un eccellente interprete del suo mondo e la sua sensibilità esaltava il prodotto pittorico”.

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