Vittime della Shoah: cosa sappiamo dei coniugi Coen

Una targa li ricorderà a Santa Croce sull’Arno, abbiamo provato a capire chi erano
Come sono arrivati a Santa Croce sull’Arno è ancora difficile da stabilirlo. Di sicuro almeno Olga Galletti, nata a Firenze nel 1881, poteva conoscerla, dato che Santa Croce è rimasta in provincia di Firenze fino al primo quarto del 1900. Lei e il marito Arrigo Coen dovevano essere nascosti da qualcuno o cercavano di raggiungere quel qualcuno quando, a marzo del 1944, proprio nel territorio di Santa Croce sull’Arno, non si sa dove o come, furono arrestati.
Poi il carcere a Firenze, il campo di Fossoli (quello che ospitò anche Primo Levi, stesso cognome della mamma di Coen) e l’ultimo treno, nell’aprile del 1944, per Auschwitz. Non sono più tornati e quindi si considerano vittime della Shoah. La coppia, che aveva già superato i 60 anni, era residente a Milano, dove probabilmente aveva figli, ma aveva anche origini marchigiane. Di sicuro le aveva Arrigo Coen, nato a Urbino nel 1879 ma forse anche la moglie: la suocera aveva il cognome Pesaro, secondo la tradizione nato come omaggio di un console alla sua terra.
A Urbino, dal Trecento, c’era un ghetto ebraico nel quale il cognome Coen era molto diffuso: richiama la caratteristica di appartenere a una famiglia di sacerdoti e ha un ceppo milanese, uno anconetano (esteso anche a Urbino) e uno romano. C’era, per esempio, Alessandrina Coen, segretaria del fascio femminile dal 1925 all’agosto 1938: sintomo di quanto la comunità ebrea fosse perfettamente integrata nel tessuto sociale della città, tanto che nessun ebreo, raccontano i superstiti, fu denunciato in quel periodo, neppure quando c’era “una taglia” sulla loro testa. Con le leggi razziali del ’38 però, molti iniziarono ad andare al nord. Tra loro, magari, c’erano anche Olga e Arrigo.
Oppure erano già lontani da Urbino da anni. Il ghetto della città ducale fu “rastrellato” ad agosto 1944, quando forse i Coen erano già morti.